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 2014  agosto 11 Lunedì calendario

LA RETE DELLE NUOVE SPIE


Lo stratega militare cinese Sun Tsu lo aveva capito già nel quinto secolo avanti Cristo, quando scrisse: «I sovrani illuminati e i bravi generali che riusciranno a reclutare agenti scaltri come loro spie, sono destinati ad un grande successo». Lo spionaggio ha radici antiche: è germinato in Mesopotamia ed era praticato nell’antico Egitto. Cesare lo disdegnava, ma Diocleziano lo rese istituzionale, creando un apposito dipartimento all’interno dell’amministrazione imperiale romana. Elisabetta I creò il Servizio Segreto britannico, ed è alla sua corte si formò la figura professionale di servitore dello stato specializzato nella pratica della intelligence, in contrasto con il pregiudizio moralista che stigmatizzava la figura della spia. Oggi assistiamo ad un ennesimo passaggio evolutivo, nel quale l’attività dello spionaggio si sta staccando dall’elemento umano. Dal culto romantico di Mata Hari a James Bond, all’acceleratore nucleare dell’Internet e del suo profeta Edward Snowden, nel quale gli interessi della politica sono sempre più schiacciati da quelli dell’economia e della finanza internazionale, e dove il vecchio imperativo della difesa dei confini si stempera di fronte all’obiettivo del dominio globale.
LO SPARTIACQUE
Lo spartiacque tra le due dimensioni della intelligence si è formato all’inizio del ventesimo secolo. Prima di quella data gli inglesi inviavano cartografi e sociologi a studiare il terreno e negoziare alleanze: Mata Hari e Lawrence of Arabia, e alla loro ombra gli alter ego realmente operativi come Gertrude Bell, la spia archeologa che esplorò la Mesopotamia e la Grande Siria, l’Asia Minore e l’Arabia, e favorì l’installazione della dinastia Hascemita in Giordania e in Iraq; e Jack Philby, dirigente del bureau indiano, che finì poi per tradire il suo Paese agevolando i contratti petroliferi delle aziende Usa in Medio Oriente.
Dall’altra parte del secolo c’è l’intelligence intesa come controllo delle comunicazioni. Durante la Prima guerra mondiale gli inglesi riuscirono a rescindere sul fondo del mare i cavi sui quali correvano i cablo tedeschi, e questi furono costretti ad usare quelli americani, per i propri messaggi. Il traffico americano passava però per Londra, e qui il Servizio Segreto britannico riuscì a decrittare il testo di un telegramma che il ministro degli esteri tedesco Zimmermann mandava al suo diplomatico a Città del Messico, per sollecitare l’alleanza del Paese sudamericano in caso gli Usa fossero entrati in guerra contro la Germania. A ben vedere l’intero sviluppo del ciberspionaggio al quale ci siamo appena affacciati all’inizio del 21mo secolo, dipende dal telegramma Zimmermann: l’intelligence è oggi nelle mani di chi controlla il traffico delle comunicazioni.
BIG DATA
Al culmine della guerra fredda più di 500 talpe lavoravano negli Usa al soldo del Kgb, il servizio segreto sovietico, e almeno altrettanti erano gli agenti che dall’Unione Sovietica mandavano informazioni verso gli Usa. Oggi il loro numero è ridotto a cifre insignificanti, ma allo stesso tempo quello degli addetti alla National Security americana è salito a 40.000, secondo le stime di analisti. La metà di queste moderne spie lavora al mega centro di Fort Wayne in Maryland che sorge su quattro ettari di terreno. C’è sempre meno bisogno, almeno nei Paesi del primo mondo, di agenti infiltrati sul posto, e sempre più di tecnici che operino da postazioni insospettabili, come Snowden appunto, che era Waipahu, nelle Hawaii. Al culmine della sua attività di controllo dei possibili oppositori del regime, l’Ovra mussoliniana aveva fascicoli di 152.000 cittadini italiani, meno del 3% della popolazione. Oggi la Nsa scrutina il flusso dell’80 delle comunicazioni tra gli americani, e raccoglie 950 exabytes di dati l’anno. Per orizzontarsi tra queste cifre basta pensare che secondo l’ex capo di Google Eric Schmidt, l’intero scibile umano dalle origini al 2003 ammontava a sei exabytes.
Ci sono ancora in circolazione spie come quelle che estradate da Berlino nei mesi scorsi, ma il nocciolo dello spionaggio è cibernetico, sia a livello statale che privata. E per una Anna Chapman che ancora sorride e invita a letto le sue prede, ci sono migliaia di nerd che con un colpo di mouse inseriscono un virus come lo Stuxnet , che quattro anni fa riuscì a fermare per mesi l’attività dei reattori nucleari di Natanz in Iran.