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 2014  agosto 11 Lunedì calendario

DATOME: «TALENTO DA NBA E MENTALITÀ DA BATTAGLIA»

[Intervista a Gigi Datome] –

Capitano coraggioso? Capitano carismatico, soprattutto. Il percorso azzurro di Gigi Datome pare un ricalco della storia cestistica del ragazzo dalle radici sarde ma nato in Veneto: una gavetta più lunga del previsto, pensando a quanto dispone di talento, quindi l’affermazione. Dal 2012, la stagione dell’esplosione, Gigi è diventato un faro della nazionale. E lo è a maggior ragione oggi che è l’unico presente dei quattro nostri giocatori tesserati nella Nba. L’Italia comincia contro la Russia il suo cammino per strappare un posto nell’Europeo 2015: è giusto che il rapporto sullo «stato dell’unione» lo stili chi fa da locomotiva della squadra.
Valutazione da capitano: quali sono le caratteristiche dell’Italia edizione 2014?
«Parto con il pregio: siamo ragazzi ambiziosi, che lavorano per crescere anche sul piano individuale. Il difetto? Sta nella taglia. Sul piano fisico, subiamo da tutti: io, per esempio, gioco sempre da ala forte, però sapeste che “carrarmati” devo sfidare...».
Come si tramuta una debolezza in una virtù?
«Facendoci rincorrere, cercando di diventare imprendibili. Bisogna far girare velocemente la palla per valorizzare qualità e imprevedibilità. Se questo non succede, sono guai».
Quanto peserà la vicenda Hackett, in negativo ma anche in positivo, ammesso che nella storia ci siano aspetti in grado di produrre vantaggi?
«Il lato brutto l’abbiamo già scontato: in queste settimane si è parlato di basket più che altro per questo spiacevole episodio. C’è un lato positivo? Forse sì: ci siamo ricompattati».
Simone Pianigiani ha affermato che, nel caso Daniel decida di rientrare in nazionale, sarà prima di tutto la squadra, e non il c.t., a giudicare. È d’accordo?
«Sì. La nazionale è formata non solo da chi va in campo, ma anche da chi partecipa agli allenamenti e alle selezioni: saranno una trentina di giocatori. È giusto che Hackett, se mai farà quella scelta, compia il passo iniziale con tutto questo gruppo».
Torniamo al 2013: un ottimo Europeo, con uno scivolone finale che ci è costato la qualificazione a un Mondiale che, viste tante eccellenti defezioni, sarebbe stato abbordabile.
«Avevamo conquistato il rispetto di tutti, è brutto non esserci. E poi, è vero: un Mondiale per me è più facile di un Europeo e questo pare un Mondiale ancora meno insidioso. Il dispiacere è doppio, però giocheremo queste qualificazioni come se fossero il torneo della vita».
Senza girare in tondo: l’Italia si qualificherà ad Euro 2015?
«Dico di sì, ma non sottovalutiamo un girone strano, formato da tre sole squadre, con un avversario al top, la Russia, e nel quale peserà la differenza canestri. A quelli poi che pensano che la Svizzera sarà schiacciata, rispondo che, pur essendo noi superiori, non esistono più squadre materasso».
Che cosa ci può fregare nel cammino?
«Un banale mal di pancia, oppure scoprire che non riusciamo a giocare come desideriamo. L’approccio sbagliato, quello no: abbiamo una discreta maturità, non avremo una faccia inadatta a una missione che rappresenta, in fondo, il primo passo verso la grande meta: i Giochi di Rio».
Rivedendo le «Italie» di questi anni, qual è stata la nazionale con il nucleo migliore? Tanti pensano che non sia quella creata attorno ai quattro giocatori della Nba...
«La formazione del 2013, con un Nba e mezzo — e il “mezzo” ero io —, si è dimostrata competitiva. Però dal 2007 al 2011 abbiamo avuto nazionali capaci di superare i propri limiti. Ecco, diventeremo quasi imbattibili se un giorno abbineremo una squadra al completo a quella mentalità da battaglia».
Quattro azzurri nella Nba. Sarebbero diventati cinque se Alessandro Gentile un mese fa avesse accettato di andare a Houston.
«Non gli fa male rimanere in una Milano che vuole completare un importante percorso in Europa. Alessandro sbarcherà nella Nba al momento giusto, più forte e ancora più maturo».
Dopo un anno di gavetta a Detroit, Gigi Datome si sentirà nelle condizioni di reclamare più spazio nei Pistons?
«Non posso dettare alcuna condizione, però chiedo chiarezza: se Detroit crede in me, mi dia un ruolo; altrimenti, mi ceda. Da quello che ho sentito, mi darà un ruolo...».