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 2014  agosto 11 Lunedì calendario

LE RELAZIONI PERICOLESE


Quando prenotavano un albergo, prendevano tre suite: quella dove abitavano, quella al piano di sopra e quella al piano di sotto. Pensavano alle loro maratone: di sesso, di urla, di alcool. Conoscevano i loro litigi epici, fatti di insulti irripetibili, botte, oggetti lanciati con forza, cristalli in frantumi. E non volevano essere interrotti o disturbati dalle eventuali proteste di altri clienti. In verità, migliaia di fan avrebbero pagato il doppio del prezzo pur di avere una suite vicino a «Liz and Dick».
Il loro fu un «amore furioso», il più celebre, il più scandaloso, il più drammatico degli anni 60. Nell’arco di dodici anni si sposarono due volte e divorziarono altrettante. Sovrapponendo e mescolando il cinema con la vita reale, Liz Taylor e Richard Burton hanno attraversato il loro tempo come due comete scintillanti, offrendo al mondo il baluginare di un’esistenza fiabesca fatta di feste favolose, barche, jet privati e gioielli, ma anche il lato oscuro di una relazione avvelenata dall’etilismo, dalle risse, da una «reciproca dipendenza» che esagerava e deformava ogni prospettiva.
E ha un alone di leggenda, nonostante sia andata proprio così, che tutto cominciasse nella primavera del ‘63 a Roma, sul set di un film. Non un film qualunque, ma il più costoso dell’epoca, il primo che vide una star di Hollywood, la Taylor appunto, ricevere un cachet da 1 milione di dollari per recitare nella parte di Cleopatra, diretta da Joseph Mankiewicz. Al primo appuntamento col regista e l’attrice, Burton, scelto per il ruolo di Marco Antonio, si presentò ubriaco e barcollante. Le sue mani tremavano, mentre cercava di bere caffè. Fu Liz ad aiutarlo a portare la tazza alle labbra. Come i protagonisti del film, si desiderarono subito. Pochi giorni dopo, girando la prima scena d’amore, il bacio tra i due durò così a lungo, che Mankiewicz chiese scherzando se poteva ordinare il cut. Loro continuarono. Sarebbe passato alla storia come «le scandal». Erano entrambi sposati. Lui con l’ex attrice Sybil Williams, dalla quale aveva avuto due figlie, la più piccola autistica. Lei, al quarto matrimonio, con il cantante Eddy Fisher, che aveva rubato a Debbie Reynolds, la fidanzatina d’America, guadagnandosi per sempre la fama di divoratrice di uomini. Ma nulla poté fermare la loro attrazione fatale: «Io e Richard non ci bastavamo mai, lui era così sexy, splendidamente selvaggio», avrebbe detto ricordando gli inizi. Si amarono nel film e anche dopo. Quando l’affaire finì sui giornali, fu come un fuoco d’artificio. Nel clima dell’epoca ancora intriso di moralismo e ipocrisia, anche Radio Vaticana si sentì in dovere di accusare i due amanti di «minare la salute morale della società».
Si sposarono nel ‘64, diventando la coppia più celebre, più contesa ma anche più improbabile della fabbrica dei sogni. Le loro storie facevano a pugni. Liz, americana cresciuta a Londra, agiata, figlia di un’attrice e di un mercante d’arte, aveva esordito nel cinema a 12 anni e non aveva conosciuto altro che quel mondo magico e luccicante. Lui, dodicesimo dei 13 figli di un minatore del Galles, si era fatto strada grazie a talento e volontà. Era un grande attore scespiriano, ma in fondo provava vergogna a recitare perché dalle sue parti il palcoscenico era roba da «sissie», omosessuali. Burton voleva fama e denaro, che il teatro non poteva dargli. Per questo aveva scelto il cinema. E fu l’incontro con Liz, la donna col tocco di Mida, a farlo brillare nel cielo di Hollywood. Recitarono insieme in una decina di film, raggiungendo l’apice in «Chi ha paura di Virginia Woolf?» di Edward Albee, nel ‘66, che a lei valse l’Oscar e a lui la nomination, una delle 7 mai coronate da vittoria. I regali di Dick a Liz fecero epoca: il più celebre fu il diamante da 70 carati, acquistato a un’asta per 1 milione di dollari e ribattezzato il Taylor-Burton. Ma furono 10 anni segnati anche da liti in pubblico, sbornie, purtroppo abusi fisici di lui nei confronti di lei. Divorziarono nel ‘74. Si ripresero meno di 16 mesi dopo. Si lasciarono nel ‘76.
Nel 1983, sempre amici, cercarono un ritorno sulla scena insieme, in una commedia teatrale, «Private Lives» di Noel Coward. Successo di pubblico, disastro di critica. Liz saltò molte repliche perché troppo ubriaca. Burton morì un anno dopo. «Sono stato disordinatamente fortunato nella vita e la più grande fortuna è stata Liz: è brillante, timida, bella oltre i sogni più pornografici, può esser arrogante e testarda, ma anche dolce e mite, può tollerare la mia ubriachezza e la mia impossibilità. E ama me», scrisse nei suoi diari l’attore. «Non mi importa nulla di tutti gli uomini che ho avuto — confessò lei un anno prima di morire nel 2011 —, la verità è che Richard è l’unico che ho amato e di cui mi importi ancora qualcosa. Mi mancherà fino alla morte».