Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  agosto 10 Domenica calendario

Era sconosciuto al grande pubblico fino a quando, in un minuto, ha «fatto fuori» dalla vita politico-elettorale italiana, via sentenza giudiziaria, l’indiscusso leader del centrodestra, Silvio Berlusconi

Era sconosciuto al grande pubblico fino a quando, in un minuto, ha «fatto fuori» dalla vita politico-elettorale italiana, via sentenza giudiziaria, l’indiscusso leader del centrodestra, Silvio Berlusconi. Da quel momento ha fatto «suo», solo suo, il cognome più in voga a Napoli e dintorni. Antonio Esposito, presidente della sezione feriale della Corte di Cassazione che ha "silurato" il Cavaliere, indossa la Suprema Toga dal lontano 1985. Lo abbiamo visto in tv pronunciare quella storica sentenza e dopo, in più di un’occasione, lo abbiamo anche ascoltato mentre, con marcato accento napoletano, intrattiene i suoi interlocutori, siano essi cronisti a cui anticipa, in parte, la motivazione della sentenza, oppure qualche professionista calabrese finito successivamente in carcere per associazione mafiosa. Per il primo "passo falso" il Csm lo "processa" e poi, "ça va sans dire", lo "assolve" senza colpo ferire. Esposito nasce a Sarno nel 1940, entra in magistratura nel 1965 e arriva in Cassazione 20 anni dopo. Di "traversie disciplinari" davanti all’organo di autogoverno della magistratura, ne affronta molte, uscendone sempre "limpido" e "specchiato". Nel 1994 il plenum del Csm lo manda via da Sala Consilina al termine di un dibattito acceso e durante il quale uno dei consiglieri togati dice del giudice che si rivolgeva «in modo pesantemente critico nei confronti di chi esprime riserve sul suo operato». Caratteristica interpretata dallo stesso consigliere come sintomo di «non particolare equilibrio». Gli piace mangiare bene, al giudice Esposito, gli piacciono i "luoghi di mare" dove è sempre a disposizione del buon pesce. A Scalea, in Calabria, dove conobbe sia l’avvocato Mario Nocito che il sindaco Pasquale Basile, entrambi sotto processo per mafia, ci andava, oltre che per lavoro, anche per questo. Gli piace pure la "bella vita": c’è la macchina di grossa cilindrata, il villino romano, il motoscafo. In molti dicono che odiasse Berlusconi da sempre, ma lui ha sempre smentito. C’è pure, su tale questione, la "versione di Franco Nero": «Pensavo che i magistrati fossero persone riservate, invece questo Esposito…», dice l’attore raccontando della cena con un amico e il giudice: «Ricordo che Esposito - aggiunge - aveva una certa antipatia per Berlusconi, non lo sopportava». Il Giornale apostrofa il giudice con un aggettivo che non necessità di traduzioni: bugiardo. Sarà vero? Sarà falso? Chi può dirlo. Di certo c’è che il "nostro" è un accanito lettore di quotidiani non proprio "vicini" al Cavaliere. Va beh, ognuno legge quel che più gli aggrada. Tutti sono pronti a scommettere che, tornando indietro, giudicherebbe ancora colpevole il Cavaliere: perché i fatti sono fatti, direbbero i colpevolisti; perché il pregiudizio è pregiudizio, replicherebbero gli innocentisti. E può darsi che quella sentenza, in effetti, non la cambierebbe. Può darsi. Perché è anche vero che, prima di quella discussa, discutibile e criticabilissima decisione, Antonio Esposito se ne stava in pace nella sua aula e sulle sue spiagge. E invece ora persino il pesce va giù con fatica.