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 2014  agosto 10 Domenica calendario

TUTTO QUELLO CHE AVREMMO DOVUTO SAPERE SUL SESSO E ANCORA NON SAPPIAMO MA QUEST’ESTATE

A una volonterosa signorina che chiedeva consigli di scrittura, Edgar Allan Poe rispose che tutto sta nell’azzeccare il tono giusto. Accade in una storia intitolata Come scrivere un racconto per Blackwood, dal nome di una rivista molto popolare nell’800: l’esercizio svolto è un horror che imita Il pozzo e il pendolo. Vale anche per l’argomento dell’estate: sesso & pornografia.
Non è una novità che se ne chiacchieri, sotto l’ombrellone o nel cerchio magico dei social network. Ora possiamo farlo con la complicità di MicroMega, che al tema dedica il numero uscito a fine luglio: Il corpo della donna tra libertà e sfruttamento. Non cita un illustre precedente, le conversazioni sul sesso dei surrealisti: autocoscienza maschile alla fine degli anni Venti, quando le donne ancora non ci pensavano. Ne ricaviamo che in materia André Breton & company erano molto più confusi dei sedicenni di oggi.
Pezzo forte della rivista, che solitamente ospita allarmi a difesa della Costituzione, un dialogo tra Roberta Torre e Rocco Siffredi: la regista di Tano da morire e di Mare nero, thriller ambientato tra gli scambisti; e l’attore scelto da Catherine Breillat per i suoi porno d’autore Romance e Pornocrazia, genere meno avvincente dei film a luci rosse senza pretese intellettuali. Si capiscono: Rocco Siffredi ricorda che le regole del «Dogma» di Lars von Trier – il manifesto di castità cinematografica che impone solo luci naturali, niente musica d’accompagnamento, macchina da presa a mano – erano già state adottate dal cinema porno.
Qualcosa invece deve essere andato storto nella conversazione tra la pornostar Valentina Nappi e la giornalista Maria Latella. Entrambe aggiungono un secco post scriptum, la prima scomodando Giovanni Pascoli, Tristan Tzara e le rispettive poetiche. Sempre su MicroMega, Pietro Adamo traccia una storia del porno di massa – dagli anni Sessanta alle videocassette alla rete, passando per il pornochic di Gola profonda (la definizione è del «New York Times») – e spende per le pellicole con Rocco Siffredi il termine «filogino». Andrebbe bene per i futuri film del collettivo «Le ragazze del porno», di cui Roberta Torre fa parte. «Una proposta politica ancor prima che estetica» spiega Tiziana Lo Porto, che ha avuto l’idea di prendere a modello i Dirty Diaries della svedese Mia Engberg. Tra le rivendicazioni, consumo senza vergogna e sguardo d’autrice. Sempre che non valga la teoria secondo cui il porno delle donne già esiste e si chiama «romanzo rosa».
In rete circola il trailer di Cinquanta sfumature di grigio , dal bestseller di E. L. James (uscirà il 12 febbraio 2015: l’anticipo su San Valentino serve per la negoziazione di coppia, lo si va a vedere insieme oppure no?). Supersoft: del resto si capiva subito che erano le pratiche sadomaso a rendere accettabile il più classico dei romanzi rosa, certo non il contrario.
Il settimanale francese Les Inrockuptibles esce con lo speciale Sexe 2014 (già qualche mese fa aveva un servizio di copertina dedicato al sesso online – titolo: Il punto 3G ). Perfetto per i lettori che alla teoria e alla filoginia preferiscono il pop, intervista Axel Braun, regista specializzato in porno con supereroi e personaggi dei fumetti. Da Spider-Man ai Puffi a Star Wars (per nerd non puritani: Sheldon nella serie tv The Big Bang Theory avrebbe una crisi isterica). Ricorda l’esistenza di un semi-nuovo genere letterario a luci rosse, questo sì irrimediabilmente femminile: i porno con i mostri mitologici, i dinosauri o l’abominevole uomo delle nevi. Amazon li ha banditi dal suo catalogo l’ottobre scorso – con l’accusa di zoofilia, niente di meno – ma si trovano comunque in Rete.
A corredo, immagini e performance d’artista: i nudi dell’ucraino Sasha Kurmaz, l’orgia con centinaia di attori e attrici porno messa in scena dal giapponese Jin Onashi, i collage anni Settanta di Robert Overby. Non sfugge il food porn , che in questo caso non significa fotografare gli spaghetti prima di mangiarli. Sono pratiche più erotiche, nel senso stretto del termine: oggi anche il porno è specializzato, suddiviso in categorie da maniaci della classificazione. Les Inrockuptibles ribadisce il valore liberatorio della pornografia fatta a regola d’arte. Ne era convinta anche Julianne Moore in Don Jon di Joseph Gordon-Levitt: «Non come i film che adesso girano in rete e riducono le donne a pezzi di carne».
Difende YouPorn il New York Magazine, pubblicando a fine giugno un articolo intitolato The Porn Flâneur. Una passeggiata nel regno del porno viene paragonata ai vagabondaggi di Charles Baudelaire tra i boulevard della Parigi ottocentesca: «Entrambi sono spettatori appassionati in cerca di sensuali delizie».
Torniamo in Francia con Neon, che quando fa inchieste su «La mia generazione» si rivolge ai lettori dai 18 ai 30 anni. Copertina dell’ultimo numero: Le mystère du sexe en 69 savoirs érotiques. Curiosità divise tra pussy facts e zizi facts , la canzone più afrodisiaca – la colonna sonora di Dirty Dancing e il sempreverde Bolero di Ravel – e via libera al calzino: i piedi caldi migliorano le prestazioni. Per i nostalgici («che bello quando il sesso era proibito e non obbligatorio») tornano comodi gli studi di William Masters e Virginia Johnson. Li racconta la biografia di Thomas Maier Masters of Sex (appena uscita da Sperling & Kupfer) e soprattutto la splendida serie con lo stesso titolo in onda su Sky Atlantic. Camice bianco, volontari con sensori dappertutto, sex toy con telecamerina incorporata per non perdersi neanche un fremito.