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 2014  agosto 08 Venerdì calendario

QUEL VIA LIBERA AL CAMPO SINTETICO “PER MOTIVI D’ORDINE PUBBLICO”

Presidente della Lega Nazionale Dilettanti (Lnd), vice-presidente della Federcalcio e, all’occorrenza, anche prefetto o questore della Repubblica: del resto Carlo Tavecchio è uomo dai mille incarichi e risorse. È l’estate del 2012 quando il Verbania calcio, all’epoca in serie D, rifà il prato dello stadio, in sintetico misto, ma non ottiene l’omologazione dalla Lnd e si ritrova quindi senza casa. Mentre la squadra gioca le prime partite in campo neutro, Enrico Montani, presidente del club e senatore della Lega Nord, perde la pazienza: «Con Tavecchio litigammo e non ci parlavano neppure, così chiesi a Giancarlo Abete», racconta oggi. Il numero uno della Federcalcio fu molto gentile: «Infatti: “Non si preoccupi parlo con Carlo e le faccio sapere”, mi rispose». Dopo qualche tempo, a Verbania arriva un documento di poche righe: «Era la deroga, firmata da Tavecchio, per poter giocare nel nostro stadio - riprende Montani - e concessa per motivi di ordine pubblico». Come solitamente spetta a prefetti e questori: «In effetti mi venne un po’ da ridere». L’estate successiva, siamo al 2013, va in scena il replay: «C’è poco da dire - disse il responsabile dell’omologazione dei campi della Lnd - su quel terreno il Verbania non ci può giocare. Nessun dubbio su questo. Lo scorso anno il Verbania ha potuto giocare con una deroga speciale legata a motivi di ordine pubblico che ora non può essere concessa». Come no. Altra trattativa, altra deroga: «Dopo alcuni colloqui con un avvocato - ricorda ancora Montani - Tavecchio concesse di nuovo il provvedimento, praticamente identico a quello dell’anno precedente: motivi di ordine pubblico». Il Verbania tornò a casa: «Su quel campo si è giocato quasi sette giorni su sette, compresi i bambini», racconta il presidente della squadra, ora in Eccellenza. Alla faccia della sicurezza: «L’incaricato dell’omologazione - sottolinea Montani - disse che il campo non andava bene, per problemi di drenaggio, e perché le zolle erano state fissate con delle spillette: e lo giudicò pericoloso, perché avrebbero potuto ferire i giocatori. Secondo noi non era così, ma quelli furono i suoi rilievi». E così, nonostante la relazione dei suoi stessi tecnici, Tavecchio concesse di nuovo la deroga: come un prefetto qualunque.
Massimiliano Nerozzi, La Stampa 8/8/2014