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 2014  agosto 08 Venerdì calendario

DETRAZIONI, UN TESORETTO CHE VALE 260 MILIARDI DI EURO

Ci sono gli sgravi per i figli a carico ma anche gli sconti sui carburanti per chi estrae magnesio dall’acqua di mare. In mezzo c’è di tutto, interventi ad alto tasso di valore sociale e vere e proprie regalie.
Sulla carta è un «tesoretto» che già a fine 2011 valeva qualcosa come 260 miliardi di euro. A tanto ammontava il conto delle cosiddette «tax expenditures», ovvero gli importi a cui il Fisco rinuncia per effetto di una miriade di detrazioni ed agevolazioni fiscali, che vanno dalla famiglia al lavoro, sino alle pensioni, dalle imposte dirette all’Iva, dagli sconti alle imprese a quelli a favore del no-profit.
Il gruppo di lavoro sull’erosione fiscale, messo in campo ai tempi di Tremonti è arrivato a contarne ben 720 di queste agevolazioni. Il lavoro all’epoca fu seguito dall’esperto fiscale della Banca d’Italia, Vieri Ceriani, da cui poi prese il nome la Commissione, «Commissione Ceriani» appunto, e che poi con Monti venne nominato sottosegretario per portare avanti il progetto. Con l’obiettivo non solo di rimettere ordine a questo mare magnum, ma magari risparmiare pure qualche euro. Cancellando le detrazioni che magari ormai non hanno più senso di esistere o che vengono ritenute ingiustificate.
Va anche detto che dei 260 miliardi di questa enorme torta almeno 83 sono stati subito definiti «intoccabili», perché riguardavano interventi a cui si intendeva comunque garantire una sorta di protezione. Parliamo delle detrazioni familiari (gli sconti per i figli a carico da soli valgono 10,5 miliardi), quelli delle spese mediche e di tutte quelle altre destinate a garantire servizi sociali essenziali per il cittadino. Anche le detrazioni e le agevolazioni destinate ad incentivare settori di rilevante valore strategico per lo sviluppo, come quelle sulle ristrutturazioni edilizie ed il risparmio energetico sono al riparo dalla mannaia.
Tutto il resto, certificarono così tre anni fa gli esperti del Tesoro, è «rivedibile». Al punto che l’anno passato si era arrivati a pensare di utilizzare queste risorse per sterilizzare l’aumento dell’Iva. Poi non se ne è fatto nulla e l’aumento dei prezzi è scattato ugualmente. Ma sul tavolo la questione delle tax expenditures è rimasta.
La voce più consistente è rappresentata dalle detrazioni destinate alle presone fisiche che superano quota 100 miliardi (di questi 21 sono destinati alle famiglie e ben 58 riguardo lavoro e pensioni), poi ci sono quasi 32 miliardi di minori tasse sulle imprese, 63,9 di sconti sulle rendite catastali ed i terreni, e 40 di Iva. Una voce piccola, perché vale solo 2,37 miliardi, quella delle accise, nasconde favori a settori anche importanti come l’agricoltura (866 milioni), i produttori di energia (424), l’autotrasporto (301) o le imprese energivore (235 milioni). Le Forze Armate incamerano a loro volta 50 milioni, e ferrovie 16,9, i taxisti 15 milioni. In fondo alla lista troviamo pure le idrovore utilizzare nelle zone alluvionate, chi estrae magnesio dall’acqua di mare e chi deve collaudare motori aerei o marini, tre capitoli di spesa che valgono 500mila euro a testa di sconti su carburanti.
L’idea degli ultimi governi era quella di applicare tagli variabili alle singole voci da un minimo del 5 ad un massimo del 20 per cento, per aumentare le entrate ed avere una voce in più in grado di contribuire al sempre difficile pareggio di bilancio. Poi si è pure immaginato di consegnare anche questo dossier nelle mani del commissario per la spending review, visto che anche in questo caso sempre di revisione si trattava. Ma nella black list di Cottarelli le «spese fiscali» non sono mai entrate, tanto più dopo che con la legge di stabilità 2014 si è deciso di utilizzare questo tesoretto come clausola di salvaguardia rispetto al mancato avvio della spending review.
In realtà il riordino di tutta questa partita è già in corso da tempo: dopo il varo della delega fiscale sono settimane che al Mef ed in Parlamento di lavora per mettere a punto un apposito decreto attuativo di riforma. E da tempo si sa già che alcune agevolazioni, come le detrazioni per le spese veterinarie (12 milioni) o per l’iscrizione dei ragazzi a palestre e piscine (55,3 milioni), quelle sulle spese funerarie (240 milioni) o i tanti sconti sulle accise sembra abbiamo un destino quasi segnato. Stessa sorte sarebbe dovuta toccare alle detrazioni sulle donazioni ai partiti, se non ché nel frattempo è stato cancellato il finanziamento pubblico e questo intervento è diventato impraticabile. Difficile pensare che i partiti restino completamente a secco, no?
p. bar., La Stampa 8/8/2014