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 2014  agosto 08 Venerdì calendario

IL PIANO DI HOGAN: RITORNO ALL’UTILE NEL 2017 E DIECI NUOVE ROTTE INTERCONTINENTALI

Quella che era l’Alitalia dei «capitani coraggiosi» lo sappiamo tutti: dal 2008 al 2013 è stato bruciato quasi un miliardo e mezzo di euro. E soltanto nel 2014 la ex-compagnia di bandiera perderà dai 250 ai 300 milioni. Quello che sarà l’Alitalia di James Hogan – il presidente e amministratore delegato di Etihad - lo scopriremo solo vivendo, come diceva la canzone, a parte le indiscrezioni trapelate in queste settimane. Ma un’idea in più ce la danno le slides della presentazione con cui lo stesso Hogan accompagnerà l’imminente firma dell’accordo per l’acquisizione da parte della compagnia emiratina del 49% di Alitalia.
«NEW GLOBAL PARTNERSHIP»
A leggere le schede preparate per Hogan, si capisce che a dire del manager australiano l’affare Alitalia-Etihad è un’operazione che non può fallire. Un investimento da 860 milioni per «ricostruire Alitalia come azienda competitiva, sostenibile e profittevole»: 300 milioni da parte dei vecchi soci, e 560 milioni da parte di Etihad. 387,5 milioni servono per acquisire il 49% della nuova compagnia; 60 per comprare cinque coppie di slot all’aeroporto londinese di Heathrow; 112,5 per acquistare il 75% del programma di fidelizzazione Millemiglia. Altri soldi saranno investiti per lo sviluppo: nuove rotte a lungo raggio, una rete con più destinazioni e maggiore frequenza, si rivitalizzerà il marchio, si promuoverà il turismo nel nostro paese. La chiave è l’integrazione tra il gruppo del Golfo - 102 aerei, 108 destinazioni e 220 voli al giorno, un superHub ad Abu Dhabi, partecipazioni di controllo in sei compagnie nel mondo, da AirSerbia a AirBerlin - e Alitalia, che oggi ha 103 destinazioni e 130 aerei. Ma perde soldi.
«UN CATTIVO BUSINESS»
Per James Hogan Alitalia è una «buona compagnia», «un partner perfetto per Etihad». Ma è anche «un cattivo affare»: perde soldi, non ci sono soluzioni immediate per metterla a posto in tempi brevi, necessita di profondi cambiamenti strutturali. Per tornare in utile nel 2017 - questo l’obiettivo - servirà tutto l’impegno di Etihad per ricostruirla finanziariamente, per creare «una cultura aziendale basata sui risultati», per migliorare i ricavi e le vendite, sfruttando sul versante dei costi e della canalizzazione di nuovi passeggeri i vantaggi dell’integrazione con Etihad, le compagnie che essa controlla, e i partner azionari come le banche e Poste Italiane.
I PROGETTI
Entro il 2020 Alitalia servirà 10 nuove destinazioni intercontinentali, che sono quelle più profittevoli e su cui in generale si punterà. Tra queste, Pechino, Shanghai, Città del Messico, Seul, San Francisco, Santiago del Cile. Cinque di queste nuove rotte partiranno da Fiumicino, che diventerà l’Hub unico per passeggeri di Alitalia, e «smisterà» clienti verso le altre destinazioni da un lato, e verso Abu Dhabi e l’Asia orientale passando per gli Emirati. Ci saranno più voli rispetto ad oggi anche verso New York, Chicago e Rio de Janeiro. Alitalia viaggerà verso Abu Dhabi anche partendo da Venezia, Catania e Bologna, oltre che da Roma e da Milano, cosa che permetterà di canalizzare passeggeri e (turisti) da e per gli Emirati attraverso l’Italia. A Malpensa - dove si concentrerà l’attività cargo, su cui si punta molto e che verrà potenziata - si passerà da 11 a 25 voli settimanali a lungo raggio. Anche da Milano Linate ci saranno più voli internazionali (anche se a raggio più ridotto), mentre saranno tagliati i collegamenti nazionali, specie quelli su Roma. Più in generale, verranno abbandonate tutte le rotte a breve raggio meno redditizie. Al 2018 saranno 105 le destinazioni servite (26 nazionali, 61 internazionali e 18 intercontinentali) con una previsione di oltre 23 milioni di passeggeri trasportati. È previsto l’aumento del 32% del numero degli aerei «wide-body» (quelli più ampi, da 200 passeggeri e più), mentre si ridurrà del 13% la flotta degli aerei più piccoli, meno redditizi. «Si prevede a breve termine una riduzione della capacità - si legge nelle slides - ma serve per posizionare Alitalia per una migliore crescita futura». E in ogni caso la compagnia italiana potrà beneficiare del maxiordine Etihad dell’anno scorso: 199 aerei e 294 motori, una «spesa» da 67 miliardi di dollari. Alitalia in ogni caso continuerà a far parte dell’alleanza internazionale Skyteam, con la compagnia americana Delta e la franco-olandese Airfrance-Klm.
IL PERSONALE ALITALIA
Andrà ristrutturata l’intera organizzazione, all’insegna della spinta all’efficienza, l’ottimizzazione dei ricavi, la performance operativa, la sicurezza. Il personale avrà opportunità di crescita professionale con programmi per diventare manager, ingegneristici, piloti cadetti, o anche (volendo) andare a lavorare ad Abu Dhabi in Etihad.
LA STRATEGIA? PREMIUM
Il piano prevede il riposizionamento del marchio Alitalia attraverso lo sviluppo dell’offerta «premium». In concreto, significa miglioramento del servizio a terra e in volo, speciali terminali aeroportuali condivisi, lounges di superlusso. Secondo il manager australiano già dal primo trimestre del 2015 Alitalia «sarà riposizionata come un marchio di classe mondiale», che simboleggerà tutto ciò per cui il nostro Paese è conosciuto: «cibo, moda, lusso, cultura, storia, creatività e innovazione». La compagnia, insomma, diventerà «un ambasciatore dell’Italia». Nel mirino di Hogan c’è anche il ricchissimo mercato MICE (meetings, viaggi incentivo, fiere, conferenze): quello italiano è il sesto al mondo, e vale 8,4 miliardi di euro. E ovviamente, c’è il mercato del turismo verso il Belpaese. Il programma Millemiglia continuerà, ma verrà potenziato, prevederà collaborazioni con gli azionisti banche e Poste (che diventerà anche un outlet dove saranno venduti biglietti aerei, e gestirà la piattaforma digitale), e verrà integrato con il sistema premiante di Etihad.
«WIN-WIN-WIN»
Il messaggio finale di James Hogan è questo: «Stiamo costruendo per il futuro con una chiara visione e un progetto. Questo è il momento delle opportunità e del cambiamento, ma ora servono decisioni dure. Dobbiamo lavorare fortemente per poter far vincere insieme Alitalia ed Etihad». Se tutto andrà bene, la previsione per il 2017 è di ritorno all’utile (108 milioni di euro, con un fatturato di 3,7 miliardi di euro). E allora sarà «una vittoria per i viaggiatori italiani e internazionali, che avranno un miglior servizio, nuove rotte e più scelta». Vinceranno anche i dipendenti Alitalia, «che possono guardare a un futuro di lungo periodo più roseo, in cui la loro azienda tornerà a crescere». E secondo Hogan «vincerà anche il popolo italiano, che potrà ritornare ad essere fiero come una volta della loro compagnia di bandiera».
Roberto Giovannini, La Stampa 8/8/2014