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 2014  agosto 08 Venerdì calendario

EMILY E LE SUE SORELLE AL COLLEGE DELLE DONNE

Aveva sedici anni compiuti quando, nel settembre del 1847, Emily Dickinson entrò in quello che era il primo college aperto alle donne da Mary Lyon, l’educatrice dalla personalità forte e severa e dalla volontà di ferro, che aveva appena fondato il South Hadley Female Seminar, a nove miglia da Amherst: il futuro Mount Holyoke College. Emily si iscrisse ai corsi di scienza: algebra, geometria, chimica e astronomia.
Oltre che di storia antica e retorica. E convenne con la famiglia che il college era un’istituzione illuminata; si dava importanza all’esercizio fisico, si incoraggiavano le passeggiate nella natura dintorno e il cibo era sano e abbondante. Sfortunatamente per Emily la direttrice però insisteva troppo sulla “salvezza” dell’anima delle singole allieve. Una volta Miss Lyon invitò le scolare che si professavano cristiane ad alzarsi in piedi. Emily non lo fece. Sempre per lettera raccontò alla famiglia che tutte le altre la guardarono come se lei fosse “strana”. Ma per lei sarebbe stato “strano” mentire. «Dici le tue preghiere?» le chiese preoccupata Miss Lyon. «Sì», rispose Emily, «ma non credo che il Creatore ci faccia molto caso». Non è il solo episodio in cui si manifesta la diffidenza di Emily verso chi predica. «La fede è una bella invenzione» scriverà in una sua poesia, «quando si sappia vedere / ma è più prudente il microscopio nell’emergenza». Emily era fatta così. Era un’eretica. Mentre tutte le altre ragazze sembravano darsi molto da fare per dimostrarsi brave e buone, «ad essere sincera», confessa, lei proprio non ci riusciva. Fatto sta che l’anno dopo non tornò. In realtà non le piaceva stare tra estranei.
Non che non credesse nell’educazione femminile, ma preferiva la biblioteca del padre. Il quale padre le comperava tutti i libri che voleva, ma le chiedeva poi di «non leggerli»; temeva che «le confondessero la mente». O forse non tornò perché non stava bene di salute. O forse perché a quei tempi si andava a scuola per diventare una buona moglie. E a lei il matrimonio non interessava.
La scuola di Emily, la Mount Holyoke, fa parte delle Sette Sorelle, questo il nome che sembra l’inizio di una favola per bambini, ed è invece la definizione di un patto tra sette istituzioni accademiche che nel Nord dell’America si dedicano all’educazione delle donne: Barnard, Bryn Mawr, Mount Holyoke, Radcliff, Smith, Vassar e Wellesley. Sono tutti college fondati tra il 1837 e il 1889, quattro nel Massachusetts, due nell’area di New York, uno in Pennsylvania.
In realtà il nome allude al mito delle Pleiadi, alle sette figlie di Atlante, colombe che dal cielo assistono i naviganti. Secondo una versione del mito, le Pleiadi sono le compagne vergini di Artemide; secondo un’altra versione, nessuna di loro era vergine, anzi si intrattenevano con voluttuoso spasso con le più diverse divinità. Se il college unisex assicuri o me- no una verginale intraprendenza, e dunque permetta una più casta devozione allo studio, è stato ampio oggetto di dibattito negli anni ‘70 del secolo scorso, alla fine del quale dibattito Radcliffe e Vassar aprirono le porte anche ai maschi. Quanto a Bryn Mawr, Mount Holyoke, Barnard, Smith e Wellesley ribadirono la loro esclusiva dedizione al sesso femminile, sposando la convinzione che tale sesso negli anni di formazione sarebbe più a suo agio in una atmosfera monosessuale. Certo è che le varie università ancora oggi vantano tutte quante ottimi risultati, come si legge nelle liste delle loro più famose alumnae . In quella di Bryn Mawr brillano i nomi di Katharine Hepburn, H. D., Marianne Moore. Sui banchi di Wellesley College si sono sedute Madeleine Albright e Hillary Clinton. A Smith College s’è distinta per l’impeccabile curriculum ricco di lodi Sylvia Plath. A Vassar College si sono formate le poetesse Edna St. Vincent Millais e Elizabeth Bishop, l’attrice Meryl Streep, l’antropologa Ruth Benedict, e la scrittrice Mary Mc-Carthy.
Circa un secolo dopo Emily Dickinson, nel 1943, proprio a Mount Holyoke lascerà la sua impronta sulle allieve l’ucrainafrancese Rachel Bespaloff, che qui venne ad insegnare e qui incontrò nel ‘45 Hannah Arendt. In quegli anni difficili in Europa, il Nuovo Mondo approntò nel boscoso paesaggio della valle del fiume Connecticut un riparo per chi fuggiva dall’orrore nazista. Si ripeteva un esilio e il gesto dell’accoglienza venne spontaneo a chi pensava all’educazione come a un’alleanza profonda tra il presente e il passato, tra la tradizione, che era l’Europa, appunto, e il nuovo, che era l’America. A Mount Holyoke fu una donna a guidare questo processo. Si chiamava Helen Patch, era stata allieva di Gustave Cohen alla Sorbona. A lei venne in mente di istituire un corso estivo di studi avanzati di cultura francese. L’ambizione era semplice, una modesta proposta pedagogica: alla summer school avrebbero partecipato gli allievi e i colleghi delle Seven Sisters e sarebbero stati ospiti molti intellettuali della diaspora. Intorno al preside Roswell Ham, novello re Artù, da lui convocati, si sarebbero riuniti i cavalieri e le dame del libero pensiero europeo e americano. Gli intellettuali europei, per lo più ebrei in fuga, avrebbero trovato il bene dell’accoglienza; quelli americani il bene dell’apertura, il vantaggio del superamento dell’isolazionismo, un pericolo sempre in agguato per l’America provinciale.
In realtà, così facendo non solo l’America si apriva agli stranieri, ma si volgeva al suo proprio inizio, e tornava a dare il meglio di sé a partire dalle sue radici. Perché il modello originario degli incontri che si terranno a Mount Holyoke evocano nel nome francese i colloqui di Pontigny. Ma il modello era americano e rimandava a un movimento educativo che si era sviluppato in una colonia indiana dello Stato di New York, presso il lago Chautauqua, dove si tenevano corsi estivi per adulti. Ovvero, per studenti maturi, che potevano così tornare a educare la propria mente all’aria aperta e nel rapporto con la natura ritemprarsi non solo nell’anima. Famosi e illustri personaggi erano stati invitati a Chautauqua a tenere le loro lezioni, volte a sollecitare la riflessione critica e più in generale il pensiero: tra i più illustri, William James. È questo modello americano alla Thoreau e alla Emerson, che segna il tono degli incontri di Mount Holyoke, a cui partecipano Marianne Moore e Jean Wahl, Wallace Stevens e Robert Motherwell, Giorgio de Santillana, Rachel Bespaloff e Hannah Arendt.
Più in generale, è il tono e lo spirito del campus di un buon college americano, che sia Wellesley o Vassar, Seven Sisters, o Ivy League. È l’atmosfera che si respira qui a Wellesley, passeggiando nel bosco che affaccia su un romantico lago: è l’idea di una comunità di studenti e professori impegnati nell’esercizio del pensiero. Perché una cosa è certa, questo paese produce nell’educazione realtà di assoluta eccellenza. Forse proprio perché al libero pensiero ci crede.
Nadia Fusini, la Repubblica 8/8/2014