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 2014  agosto 08 Venerdì calendario

PERCHÉ A RENZI SERVIVA COTTARELLI


Le “dimissioni” del commissario per la spending review Carlo Cottarelli segnano la fine della seconda stagione dei tecnici. La prima era iniziata nel 1993, con la nomina di Ciampi a presidente del consiglio, e si era chiusa, dopo la breve parentesi del primo governo Berlusconi, con la vittoria di Prodi nel 1996. La seconda, iniziata con la nomina di Monti nel 2011, è terminata in questi giorni con la rivendicazione della supremazia della politica effettuata da Matteo Renzi a margine delle dimissioni di Cottarelli. Ma perché l’Italia di tanto in tanto sente il bisogno di tecnici al governo e poi rapidamente li rigetta?
INNANZITUTTO È IMPORTANTE distinguere tra tecnici di governo e governo di tecnici. La prima amministrazione Obama aveva molti economisti di primo piano, da Larry Summers a Christina Romer. Si trattava però di tecnici al servizio dei politici, non di tecnici che si sostituivano ai politici. Anche l’architetto più visionario ha bisogno di una bravo ingegnere strutturista per assicurarsi che gli edifici stiano in piedi. Allo stesso modo, un politico deve assicurarsi che le decisioni economiche siano sensate.
Altra cosa è un governo di tecnici non eletti. L’idea che negli Stati Uniti un presidente abdichi la sua funzione esecutiva ad un tecnico non eletto è inconcepibile (oltre che incostituzionale). Anche in democrazie parlamentari, come l’Inghilterra, tale evento sarebbe inconcepibile. Perché allora succede in Italia?
Innanzitutto perché in Italia i politici raramente fanno uso di tecnici di valore. I consiglieri vengono per lo più scelti per i loro meriti politici, non per la loro competenza tecnica. È quindi normale che si ingeneri nel pubblico, soprattutto nei momenti di crisi economica, un desiderio di veri esperti, scelti sulla base della competenza e non della fedeltà politica. Ma abbiamo bisogno di tecnici al servizio del governo, non necessariamente di tecnici al governo.
Spesso però i politici sanno cosa bisogna fare, ma non sanno come essere rieletti dopo aver fatto quello che bisogna fare. Non è quindi solo un problema di competenza, ma anche di incentivi. Il politico pensa alle prossime elezioni e quindi le decisioni vengono prese in base all’impatto che avranno sul voto. Il tecnico pensa invece alla sua reputazione tra i tecnici del settore di appartenenza. Per questo i tecnici possono essere utili per approvare delle riforme strutturali. Per definizione questo tipo di riforme produce benefici nel lungo periodo, a fronte di costi nel breve. Per un politico che deve affrontare un’elezione di lì a poco i costi di breve sovrastano qualsiasi beneficio di lungo. Un governo di tecnici, quindi, può essere un temporaneo rimedio alla miopia dei governi politici. Purché il tecnico, però, non decida di entrare in politica.
NON STUPISCE dunque la natura temporanea dei governi tecnici né il disgusto verso questa categoria, quando abusa della posizione. Renzi ha ragione nel rivendicare la natura politica delle scelte. Tagliare più la spesa delle pensioni o quella dei ministeri è una scelta politica, di cui Renzi dovrà rendere conto agli elettori.
Un tecnico come Cottarelli, però, poteva essere estremamente utile nel fornire credibilità ai numeri. Se la spesa sanitaria possa essere ridotta senza intaccare la qualità del servizio, è una questione essenzialmente tecnica. Purtroppo in Italia la fiducia nei politici e nell’amministrazione pubblica è talmente bassa che costoro non vengono creduti quando fanno affermazioni di questo tipo. Si pensa che sia solo un trucco per tagliare sia la spesa sia la qualità. Questo genera opposizione politica ai tagli, opposizione che viene abilmente sfruttata dalle lobby che di questi sprechi vivono.
In America esiste il Congressional Budget Office che fornisce stime tecniche non di parte. In Italia non esiste un organo simile. Proprio per questo un tecnico come Cottarelli sarebbe servito enormemente per dare credibilità ai programmi di tagli di Renzi, riducendo l’opposizione politica ai tagli stessi. Senza Cottarelli sarà più difficile per Renzi tagliare gli sprechi. Perché Renzi l’ha lasciato andare?