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 2014  agosto 08 Venerdì calendario

DRAGHI COMMISSARIA RENZI


La ricreazione è finita. Divertenti le slides, simpatica idea le bamboline da piazzare in lista e nei posti che contano, belli i comizi e gli slogan. Però ora ragazzini, se volete continuare a giocare così, per favore fate un passo indietro, lasciate i comandi della nave a chi sa manovrare e continuate pure nella vostra stanza dei balocchi con le vostre splendide figurine. Dalla Banca centrale europea è arrivata una delle più cocenti bocciature dell’Italia e del governo italiano che si ricordi negli ultimi anni. Un paio di schiaffoni ben assestati di quelli che si danno ai bimbi quando fanno perdere proprio la pazienza. Lo ha fatto con parole chiare e toni sfumati il numero uno della Bce, Mario Draghi. Il banchiere centrale ha spiegato che il ciclo economico sta dando segnali positivi, che non è affatto vero il mantra di Matteo Renzi secondo cui le cose qui non vanno perchè non vanno in Europa. Nell’area dell’euro ci vorrebbe sì un po’ più di inflazione, ma nei Paesi che invece di annunci via slides le riforme sono state fatte davvero, l’economia funziona a meraviglia. In altri Paesi no, perchè si parla, si parla, si parla, ma non si combina mai un fico secco. Bisognerebbe fare investimenti pubblici e privati per aiutare la crescita. Si dovrebbero abbassare le tasse, favorire i consumi, rimettere in circolo denaro e creare posti nuovi di lavoro. Ma farlo nelle condizioni in cui sono quei Paesi, è pura chimera. Lì ci si balocca con riforme della pubblica amministrazione, e di vera riforma non si è vista l’ombra e la burocrazia resta quella di prima: sì, pagata un po’ meno ai livelli apicali, ma lenta e farraginosa, d’ostacolo a qualsiasi attività privata.
Si propaganda una riforma del lavoro che non ha riformato nulla o quasi. Eppure da tre anni l’Europa e pure la Bce quella riforma l’avevano quasi dettata. Si parla di giustizia civile lenta, e sempre più lenta resta perchè non è che a chiacchierarne, a fare bei forum, a raccogliere pareri on line, a proiettare nuove diapositive, i tribunali poi vanno svelti svelti. Ecco, siccome tempo non ne resta davvero più, e i balocchi, le diapositive, le graziose cheerleader di cui si contorna qualche premier dalla gran favella e sempre pronto ad applaudirsi fanno solo perdere altro tempo in modo drammatico, Draghi ha una soluzione che non difetta certo di chiarezza: «Cedere sovranità. Non solo sull’economia, ma anche sovranità politica in modo che quelle riforme che non si riescono a fare, le faccia qualcun altro per i singoli Paesi».
Da gran signore quale è, il governatore della Banca centrale europea ha stigmatizzato il peccato e non il peccatore. Da italiano non ha voluto fare un attacco diretto né a Renzi né all’Italia. Ma che l’unica capitale dell’area dell’euro nelle condizioni descritte da Draghi sia Roma lo capivano anche i bambini. In ogni caso per non lasciare spazio a dubbi di sorta, mentre Draghi diceva queste cose in conferenza stampa, il capoeconomista della Bce, Peter Praet, le traduceva per non lasciare dubbi in un’intervista al quotidiano finanziario francese Les Echos: è proprio l’Italia il Paese nel mirino, per le mancate «riforme del mercato del lavoro, dei prodotti e dei servizi, ma anche della giustizia civile».
Draghi stava ancora parlando e Renzi già cercava di uscire dall’angolo in cui era stato messo dando alle agenzie un comunicato stampa in cui si dichiarava pienamente d’accordo con le parole del banchiere centrale e con la necessità di fare riforme. Una scena simile quella vista tante volte nei film di Totò e Peppino. Con uno dei due che diceva all’altro “Sei un incapace!”, e l’altro che per smorzare la pesante accusa, rispondeva: “Sono totalmente d’accordo”.
Cose buone in campagna elettorale (condizione in cui Renzi si trova da tre anni a questa parte), ma non per chi guida il governo di un Paese e in questo momento dovrebbe reggere pure il semestre di presidenza della Ue, che rischia di essere uno dei più scialbi e inconcludenti della storia.
Dovrebbero girare a mille a un presidente del Consiglio italiano che si sente tirare le orecchie così dal principale custode della moneta unica europea. Quando capita una cosa come ieri, le soluzioni sono due: mandare a quel paese chi te le canta così, e capisco che sia difficile farlo per uno come Renzi che si è riempito la bocca troppe volte di vuota retorica europeista senza se e senza ma. Se si vuole evitare il vaffa, allora bisogna mettere su un po’ di umiltà e comprendere la musica che gli altri ti stanno suonando con fare così minaccioso. Da tre mesi il premier solo su una riforma sta insistendo: quella del Senato. A che serve? A velocizzare la realizzazione di decisioni del governo. Forse è così, ma se il governo non decide nulla, chissenefrega che il nulla si realizzi più in fretta? Lasci perdere i balocchi, si metta al lavoro su cose serie. Anche non disdegnando consigli altrui, che gli arrivino da Silvio Berlusconi o da altri. Basta con slides, consultazioni, forum. Su riforma del lavoro (quella Poletti non lo è), su riforma del fisco, su riforma della giustizia non c’è tempo da perdere, altro che Senato e Italicum! Se si sveglia e cambia verso rispetto a quel vicolo cieco che ha imboccato fin qui, forse c’è ancora una possibilità. Altrimenti, l’epoca Renzi rischia di finire assai presto. Quella cessione di sovranità oggi suggerita fra pochi mesi verrà imposta, e il paese dei balocchi bruscamente archiviato.