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 2014  agosto 08 Venerdì calendario

«PER BATTERE LA CORRUZIONE SERVONO AGENTI PROVOCATORI»

[Intervista a Raffaele Cantone] –

«Per battere la corruzione servono agenti provocatori»
Da qui tra un po’ ce ne andremo. E’ una sede un po’ troppo sontuosa per un’autorità che deve vigilare sui contratti pubblici».
Siete in affitto?
«Sì. E sa di chi siamo affittuari? Di Alfredo Romeo, l’imprenditore napoletano prima condannato a tre anni per corruzione, ma poi definitivamente assolto l’altro giorno in Cassazione. Sono molto curioso di leggere le motivazioni della sentenza. Ma da qui comunque ce ne andremo».
Dal 28 febbraio Raffaele Cantone è presidente dell’autorità nazionale anticorruzione e da un mese anche presidente dell’autorità che, appunto, dovrebbe vigilare sui pubblici contratti. Cominciamo a parlare di quanto ha fatto qui, negli uffici di via di Ripetta, per parlare poi anche di Expo e del bilancio di questi primi mesi. Arazzi, tappeti, poltroncine Frau di pelle gialla...
Dottor Cantone, quest’Autorità nata per vigilare sui contratti pubblici, di contratti per i propri arredi deve averne firmati parecchi.
Sul viso di Raffaele Cantone, solitamente impermeabile, si disegna un percettibile disagio: «Di questi tempi una certa sobrietà sarebbe necessaria anche nelle sedi istituzionali. Da quando siamo qui, all’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, abbiamo già tagliato 480 mila euro di spese. Altri tagli faremo per oltre dieci milioni di euro».
Immagino la contentezza di molti. Avete spostato personale che non veniva utilizzato, mandato via chi non serviva. Pressioni?
«Ci sono, ma andremo avanti».
All’anticorruzione si e’insediato il 28 aprile. Che cosa avete fatto in questi mesi?
«Tra le cose che stiamo facendo, è importante il controllo sulle amministrazioni, per valutare il loro piano trasparenza. Il quadro è cambiato, ora possiamo sanzionare le amministrazioni che non adottano il codice etico o presentano un piano trasparenza puramente formale».
Avete già sanzionato qualcuno?
«Per cautela aspettiamo il decreto organizzativo. Da settembre cominceremo. Sono soprattutto i piccoli Comuni a considerare i piani pure formalità burocratiche. Proveremo con la moral suasion: il nostro compito è far capire che l’anticorruzione non è solo fogli da compilare. Cercheremo di aiutare i singoli dipendenti pubblici: la legge 190 va spiegata».
Va anche spiegato agli imprenditori come dovranno regolarsi. C’è chi teme si blocchi tutto, e non solo per l’Expo.
«Le dico subito che spero di stabilire un contatto costante con Confindustria. Dobbiamo trovare un modus operandi comune. I primi a dover ritenere conveniente la battaglia contro la corruzione sono gli imprenditori».
Ha già incontrato il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi?
«Ancora no, ma contatti con Confindustria ce ne sono stati e spero di parlargli presto».
Che cosa gli dirà?
«So bene che a volte un imprenditore non si rende conto di commettere un reato. Perciò alla semplificazione legislativa va abbinata una grande trasparenza. Quanto più sei trasparente, tanto meno si possono fare certe operazioni ambigue. Il massimo ribasso, per esempio, è possibile perché si decide in separata sede. Ma se tutto verrà spiegato online, allora molto cambia, al controllo del burocrate si sostituisce, sia pure in parte, il controllo pubblico».
Lei ha il potere di commissariare gli appalti delle aziende. L’ha fatto con la Maltauro, per l’ Expo di Milano.
«Quello della Maltauro è un provvedimento pilota e il commissariamento sta funzionando. Dal 25 giugno è al lavoro un’unità operativa, tre sottufficiali e un ufficiale della Guardia di Finanza: controllano tutti gli atti, le varie fasi degli appalti».
Ci vorrà un sacco di tempo.
«L’obiettivo è proprio l’opposto, non perdere tempo. Per valutare le fasi di un appalto impieghiamo da sette a quindici giorni».
L’Expo ha già parecchi problemi, con i vostri controlli il ritardo si accumula sul ritardo?
«Lo so, c’è chi sta provando ad addossarci questa responsabilità. A chi ci prova dico che sul rispetto delle regole non defletteremo di una virgola. Anche se si tratta di perderci sopra una settimana. Non si deflette dalla legittimità solo perché i tempi stringono. C’e’ da correre? E noi correremo. Ma se ci saranno rilievi da fare non li nasconderemo sotto il tappeto Non chiuderemo gli occhi perché la macchina deve marciare».
Lei è stato magistrato a Napoli e ora, con l’Expò, passa parecchio tempo a Milano. Negli ultimi venti o trent’anni il Nord si contaminava e con lo slogan Roma Ladrona nessuno se n’è accorto?
«C’e’stato strabismo, l’attenzione alla criminalità organizzata del Sud ha fatto sì che si trascurasse la corruzione al Nord. Finita Tangentopoli, si è fatto poco o nulla. Invece, è noto che la corruzione si concentra nelle regioni più ricche perché lì ci sono gli appalti più significativi. Lo dico senza voler fare classifiche tra chi è più corrotto tra Nord e Sud».
Per eliminare la corruzione sospendiamo le Grandi Opere? Qualcuno lo pensa, anche tra i consiglieri di Matteo Renzi.
«Mi pare eccessivo. Questo è un Paese che ha bisogno di infrastrutture. E un Paese che non le fa perché non è capace di esercitare un controllo sulla corruzione, è un Paese che si arrende».
Forse il Mose non era così indispensabile come per anni ci hanno fatto credere con un insistente battage mediatico.
«Ecco, diciamo che ci sono grandi opere di cui si può fare a meno. Anche perché con la scusa della fretta, per le grandi opere si fanno grandi deroghe. Poi si è visto cosa succede».
Due provvedimenti che aiuterebbero la lotta alla corruzione?
«Benefici per chi denuncia la corruzione. E introduzione dell’agente provocatore».
Le intercettazioni sono utili?
«La lotta alla corruzione non può farne a meno».
Perché vent’anni dopo Mani Pulite, la premiata ditta Frigerio e Greganti era ancora lì a fare affari con l’Expo?
«Se persone già condannate ricominciano, alla luce del sole, ad occuparsi di appalti, c’è qualcosa che non funziona nella valutazione sociale del fenomeno. La società civile strizza l’occhio al condannato per corruzione, lo considera un furbo perché riesce a superare i vincoli. Bisogna far capire che quel comportamento danneggia tutti. In Italia il piccolo furto crea allarme, il grande furto collettivo no».
Da chi si sente sostenuto?
«Da una parte della classe dirigente di questo Paese. E anche da una parte della politica. Sanno che il Paese non può svoltare se la corruzione resta a questi livelli. Oggi la consapevolezza c’è. Spero che duri».