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 2014  agosto 08 Venerdì calendario

SCALFARI HA FATTO UN FAVORE A R.

[Intervista a Claudio Sabelli Fioretti] –
È molto più de L’Anziano, come lo chiama Giorgio Lauro che con lui conduce Un giorno da pecora, trasmissione cult di RadioRai. Claudio Sabelli Fioretti, classe 1944, da Vetralla (Vt) è un giornalista e scrittore che ha attraversato decenni di politica italiana sempre armato di ironia ma senza far sconti mai a nessuno, come certe sue memorabili interviste, sul magazine del Corriere e su La Stampa, ricordano ancora, quando riappaiono dal web.
Anzi quell’ironia è stata spesso il grimaldello per forzare le blindature dell’intervistato di turno. Cosa che accade ancora oggi in radio.
Domanda. Essendo un’intervista estiva, caro Sabelli Fioretti, è d’uopo la domanda su dove sia e che cosa stia facendo.
Risposta. E io le rispondo. Sono a Lavarone (Tn), a casa mia, in vacanza, e sto costruendo una recinzione contro i cervi che mangiano le barbatelle dell’uva che ho piantato.
D. Che uva?
R. Un’uva particolare, un vitigno ibrido, si chiama Solaris, può resistere ad alta quota e non si ammala mai.
D. Beh, insomma, non è politicamente corretto: i cervi dovrebbero poter mangiare le barbatelle.
R. Lo penso anche io. Ma preferirei che mangiassero quella degli altri ché io, fra un anno, ci vorrei fare dell’ottimo vino, se tutto va bene.
D. Ma non è giusto.
R. Lo so, è la sindrome Nimby. Mangiate tutte le barbatelle che volete ma non quelle del mio vigneto.
D. A differenza di altre estati, l’attività politica è piuttosto incandescente.
R. È vero. Novità assoluta, di cui bisogna prendere atto, in tempi in cui si fa un gran parlare di antipolitica: questi stanno a lavorare di brutto. Ricordo ancora il discorso natalizio di Renato Schifani, presidente del Senato, nel 2011. Saremmo stati intorno al 12-13 dicembre, o giù di lì e lui, dopo il discorso degli auguri, disse: «Bene, ci rivediamo fra un mese». E fino al giorno prima era stato tutto un battagliare.
D. Quindi diamo atto di un cambiamento?
R. Sì, almeno ora sono lì, a esaminare provvedimenti. Qualche anno fa saremmo stati qui a commentare le foto di Franco Frattini al mare...
D. ... il tuffo di Pierferdinando Casini...
R. ... lo yacht di Roberto Formigoni.
D. Anche le vacanze di Silvio Berlusconi erano un must delle cronache politiche estive...
R. Già, sennonché la magistratura ci ha sollevato, quest’anno, dal commentarle troppo.
D. Perché a Cesano Boscone, dove Berlusconi svolge i servizi sociali, non vanno in ferie, lei dice?
R. Ah non lo so, comunque credo che la libertà di movimento sia limitata.
D. Ci sono anche dei veri tormentoni, però. Il top assoluto è il Patto del Nazareno.
R. Vero. Cominciamo col dire che il nome è perfetto, per un paese cattolico come il nostro. So che il Nazareno in questione non è il figlio di Dio ma un prete molto discusso. Ma mi piace pensare ad un patto politico col nome di Gesù. Notevole, no? Quindi il contenuto lo sapranno solo gli autori, Matteo Renzi e Berlusconi. E il Signore.
D. Eppure era cominciato tutto sotto auspici eminementemente politici: la riunione s’era svolta sotto una foto di Fidel Castro e Che Guevara che giocavano a golf...
R. Già e chissà quanto sarà costato al Cavaliere. È vero, molto diverso dai vecchi accordi, all’inizio, a cominciare dalla sede. Sembrava tutto all’insegna della trasparenza propagandata da Renzi, poi invece delle clausole del Patto non si è saputo niente. Il che fa pensare che siano indicibili, anche se il premier invita a guardare negli atti parlamentari.
D. Cosa strana?
R. No. Però, se sono negli atti, perché lui non ce le dice? E poi Giovanni Toti, coordinatore di Forza Italia, dice che un testo c’è, lui l’ha visto.
D. Grande differenza col patto della crostata, quello dell’inciucio fra Berlusconi e Massimo D’Alema, a casa di Gianni Letta.
R. Altri tempi. Il patto della crostata era frutto della repubblica del magna magna. Il Nazareno è ecumenico: benedice le larghe intese.
D. A giorni potrebbe essere varata la riforma del Senato, che secondo alcuni, col combinato disposto dell’Italicum, si tradurrebbe in una svolta autoritaria.
R. Ma perché mai? Forse perché il popolo non elegge più né deputati né senatori e i referendum vengono di fatto aboliti? Ma in Italia siamo ossessionati dall’uomo carismatico, colui che risolve i problemi da solo.
D. Renzi è carismatico?
R. Non sopporto il carisma. Non so nemmeno che cosa sia esattamente. Chi lo misura il carisma? Ricordi quello che si diceva di Benito Mussolini?
D. Oddio, che accostamento. E cioè?
R. Lasciava la luce accesa di notte, nel suo studio. E la gente che passava da Piazza Venezia diceva: «Il duce lavora».
D. Renzi lascia la luce accesa di notte?
R. No. Ma tutta all’alba. Ed ecco fatto il carisma.
D. Dice che però sia davvero mattutino...
R. Ma certo ! Anche il duce lavorava tutta la notte (ride).
D. Gli Italiani cercano il leader carismatico perché la classe politica non è complessivamente un granché? Come gli Italiani, forse, essendone espressione.
R. Ah questo è un dibattito infinito: se i politici siano così perché anche noi siamo un po’ cialtroni. È vero: non paghiamo le tasse, costruiamo abusivamente, parcheggiamo in tripla fila.
D. Appunto. I politici ci rappresentano perfettamente.
R. Ma i parlamentari debbono essere migliori di noi. Li eleggiamo apposta, li scegliamo. Altrimenti tanto varrebbe tirare a sorte i deputati.
D. Dica la verità, non le piace Renzi perché lei, in trasmissione, viene chiamato l’Anziano dal suo amico Lauro. Lei è un rottamando.
R. Io sono giovanissimo. Tutto, posto, do il cinque, mando sms, ho il profilo facebook, ho il giaccone di Fonzie, giro in maniche di camicia e mi piace la Boschi.
D. Un uomo di sinistra come lei, dovrebbe esser contento di un premier come Renzi.
R. Renzi è di sinistra?
D. Però gli 80 euro, dei cui effetti si polemizza in questi giorni, sono stati una mossa di sinistra.
R. Una mossa di sinistra...Diciamo una mossa socialdemocratica. Gli 80 euro non mi risulta siano andati a quelli senza lavoro, agli esodati, agli incapienti, ai precari. Cioè a quelli che avrebbero veramente gradito. Sono finiti ai lavoratori dipendenti, ai garantiti insomma.
D. Senta ma non le pare che tutto questo grande coagulo contro Renzi, soprattutto delle ultime settimane, non faccia dell’antirenzismo il moderno antiberlusconismo?
R. Contro Renzi? Dove? Di antirenzismo ne vedo pochissimo. «Tracce» come scrivono a volte nelle analisi mediche.
D. Però certi editoriali del Corriere, Eugenio Scalfari che invoca l’intervento della Troika. Non s’era mai visto niente di simile...
R. Quello di Scalfari è stato un atto di amore nei confronti di Renzi. Glielo aveva chiesto lo stesso Matteo. «Per favore Eugenio non mi endorsare. Hai visto come è finito Ciriaco De Mita».
D. Si fa un gran parlare del Giglio magico di Renzi. Lei in trasmissione ne ha avuti di renziani, penso a Matteo Richetti...
R. ? a Roberto Giachetti...
D. Certo, anche se sono un po’ del giro largo entrambi. Ma esiste davvero questo inner circle?
R. Dentro il Giglio magico secondo me c’è sono il ministro Maria Elena Boschi. Però i renziani mi sono simpatici. Giachetti ormai vive da noi. Ha la sua scrivania, il suo telefono, l’armadietto. Quando faceva lo sciopero della fame lo abbiamo nutrito amorosamente. Matteo stesso è venuto in trasmissione, qualche anno fa, quando non era nessuno, e fu simpaticissimo.
D. E non lo invitate più?
R. Lo abbiamo invitato tutti i giorni. Gli abbiamo mandato messaggini, appelli via Twitter, pizzini tramite gli amici, piccioni viaggiatori. Niente. Non ci vuole più bene. Dopo che gli abbiamo portato l’acqua con le orecchie.
D. Perché?
R. Voci. Gli amici dicono che non gradisce il fatto che diciamo che non è di sinistra. Forse ha anche ragione. Ma non siamo disposti a tutto. Se viene lo chiamiamo compagno, lo salutiamo a pugno chiuso e cantiamo tutti insieme «Bandiera Rossa».
D. Senta, ma l’antiRenzi oggi chi è? Beppe Grillo non sembra in grande spolvero: dalle trattative agli aventini, non ci si capisce più niente.
R. Beppe pare un po’ confuso ma alla fine è uno po’ come la gente che ha mandato in parlamento, persone semplici, non professionisti della politica, casinisti a volte, ma genuini. Il suo problema è Gianroberto Casaleggio che è convinto di vivere nel 2050. È proiettato nel futuro ed assilla Grillo con le cose più strane.
D. Proiettato nel futuro, Casaleggio, però il figlio ai vertici del M5s è apparsa una visione di passato.
R. Chi non ha raccomandato un figlio al giorno d’oggi. Siamo tutti padri con figli da sistemare. Fanno eccezione i preti, forse. Quando mio figlio Giovanni mi ha detto che di fare il giornalista non ne voleva sapere, sono rimasto deluso. Avevo già pronte le lettere di raccomandazione. Lui aveva dieci anni.
D. Anche lei è figlio d’arte no? Suo padre fu un grande giornalista sportivo.
R. Siamo stati tutti figli. Siamo un popolo di raccomandati.
D. Raccomandazione appropriata, visto l’ottimo seguito professionale.
R. Le raccomandazioni si fanno proprio per questo: per segnalare le grandi qualità del figlio che altrimenti rimarrebbero nascoste.
D. Un altro che vuol fare l’anti-Renzi è Corrado Passera.
R. Passera lo adoravo quando da amministratore delegato delle Poste era riuscito a fare arrivare le lettere a destinazione in un giorno. Adesso con Francesco Caio le lettere a me arrivano una volta alla settimana e i francobolli costano di più (forse perché fanno pagare la giacenza).
D. Torniamo a Passera...
R. Sì, credevo fosse di sinistra. Invece me lo ritrovo che vuole tagliare l’erba sotto i piedi di Casini e di Angelino Alfano. L’anti-Renzi avrebbe poturo essere Fabrizio Barca, uomo di sinistra vera, colto, preparato. Ma è stato sfigato. Non si combatte contro il turbo carisma. Si rassegnino tutti, contro Renzi non ci sarà spazio per nessuno e per molto tempo ancora. A meno di non andare a destra-destra, ma Renzi piglia voti anche li. No, nascerà il partitone unico.
D. Tutti insieme?
R. Sì, tutti insieme per superare i problemi, risanare il Paese ecc. ecc. Ce lo chiede l’Europa.
D. Ho capito. Renzi forever.
R. Proprio forever no. Ma per una ventina di anni sicuramente. Poi nel 2034 rivincerà le elezioni Berlusconi. Sarà un momento politico interessantissimo e molto divertente da raccontare. Peccato che mio figlio non abbia voluto fare il giornalista!
D. Quando torna la trasmissione ammesso che torni visto che lei cerca di farsi cancellare dai palinsensti?
R. Facciamo di tutto per farci cassare ma torneremo ai primi di settembre. Anzi, faccio un appello dalle colonne di ItaliaOggi al premier, perché venga in trasmissione: «Matteo, ti aspettiamo».
D. Lei si inquieta se le dicono che la Zanzara di Giuseppe Cruciani è migliore di Un giorno da pecora?
R. Perché dovrei arrabbiarmi? Fanno degli scherzetti telefonici molto simpatici. Io li facevo da bambino poi sono cresciuto ed ho smesso. Da bambino dicevo anche un sacco di parolacce. Poi ho smesso. Ma sono capace anche io. Cazzo, vaffanculo, stronzo. Va bene così? Sono un buon conduttore? No, non credo che la Zanzara sia meglio di Un Giorno da Pecora. E nemmeno che Un giorno da pecora sia meglio della Zanzara. Sono due generi diversi e non credo nemmeno che si somiglino.
D. Con gli scherzi telefonici quelli della Zanzara ottengono informazioni, fanno scoop...
R. Anche con la tortura si ottengono un sacco di informazioni. «Renzi, che cosa c’è scritto nel patto del Nazareno? Parla!» E via una scarica elettrica nei genitali.
D. E voi come ottenete le informazioni? Come fate parlare i vostri ospiti?
R. Ridendo e scherzando, facciamo domande. E se non rispondono, le rifacciamo.
D. E se non rispondono?
R. Le rifacciamo. E se non rispondono le rifacciamo. E se non rispondono le rifacciamo. Cioè giornalismo. Alla fine rispondono. E se non rispondono la gente si accorge che non hanno risposto.
D. Meglio fare radio o scrivere le grandi interviste di un tempo?
R. La radio è bella ma ho una grande nostalgia della carta stampata. Proprio adesso che tutti dicono che sta agonizzando. Io non ci credo. Un giornale fatto bene ha ancora il suo perché. Io vorrei tornarci, sia che agonizzi o che non agonizzi. E presto ci tornerò.
Goffredo Pistelli, ItaliaOggi 8/8/2014