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 2014  agosto 08 Venerdì calendario

MOSCA PREPARA ALTRE RITORSIONI

Esattamente sei anni fa, l’8 agosto 2008, le truppe russe entravano nell’Ossezia del Sud, l’inizio di cinque giorni di guerra con la Georgia. È una coincidenza angosciante: perché lo scontro commerciale tra la Russia e i Paesi che hanno adottato sanzioni economiche contro di lei ha alle spalle, in Ucraina, uno scenario ben più minaccioso. La tensione e l’isolamento alimentati dallo scontro commerciale potrebbero farlo esplodere.
Eseguendo gli ordini di Vladimir Putin, ieri Dmitrij Medvedev ha reso pubblica la lista dei prodotti alimentari di cui sarà vietata l’importazione in Russia, a partire dal 7 agosto e per un anno. «Una decisione che non è stato facile prendere», ha spiegato il premier russo. Ma il decreto del presidente parlava di «difesa degli interessi nazionali della Federazione»: davanti ai Paesi che hanno deciso di negarle l’accesso ai mercati dei capitali, armamenti e tecnologie avanzate per sviluppare il settore energetico, Mosca reagisce chiudendo i propri mercati dei generi alimentari. Sul fronte in cui ritiene di poter fare più facilmente da sola anche se, secondo due fonti governative citate dall’agenzia Interfax, il governo starebbe preparando un secondo pacchetto di ritorsioni relative ad altri settori industriali.
Un’eventualità a cui Medvedev aveva accennato, ma con prudenza: «Potenzialmente - aveva detto - siamo pronti a introdurre misure a difesa dell’industria aeronautica, navale e automobilistica. Ma sappiamo quanto è importante la cooperazione in questi settori. Agiremo con buon senso». Resta sul tavolo, secondo Medvedev, l’ipotesi di chiudere i cieli russi alle compagnie aeree europee e americane. Divieto di sorvolo che per il momento riguarda soltanto l’Ucraina.
L’Unione Europea, attraverso il portavoce Sebastien Brabant, denuncia le decisioni di Mosca come «chiaramente motivate politicamente», e si riserva il diritto di «agire in modo appropriato». In sede Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio le cui regole sono state violate, aggiunge da Mosca il capo della rappresentanza Ue, il lituano Vigaudas Ushazkas. La lista nera di Medvedev riguarda importazioni che, calcolando il valore dei prodotti sanzionati provenienti dai Paesi presi nel mirino da Mosca (Stati Uniti, Unione Europea, Canada, Norvegia e Australia), nel 2013 ammontavano a 9,2 miliardi di dollari (quasi 7 miliardi di euro), su un totale di 39 miliardi di import alimentare russo. Il prezzo più alto lo pagherà la Norvegia, per l’Italia il conto dovrebbe aggirarsi sui 297 milioni di dollari. Escludendo bevande (alcoliche e no), prodotti alimentari per l’infanzia e commodities come tè, zucchero, cereali o caffè, le porte della Russia si chiuderanno per carni bovine e suine, fresche e congelate, pollame, pesce, formaggi e latticini, frutta e verdura di questi Paesi.
In rete tornano ad aggirarsi fantasmi del passato: foto di scaffali vuoti nei negozi, di lunghe code dal sapore sovietico, feste di addio a grana padano e salmoni norvegesi. «Putin - hanno scritto su Twitter -, la scomparsa del Camembert non te la perdonerò». Come reagiranno i consumatori russi, almeno quelli ormai abituati meglio? Per avere un quadro completo della situazione, è bene ricordare che proprio ieri l’autorevole centro Levada ha diffuso il suo ultimo sondaggio sulla popolarità di Putin tra i russi, salita nei primi giorni di agosto all’87%, mentre quella degli Stati Uniti scende al 18% e mentre i pareri negativi verso la Ue passano dal 34% di gennaio al 60% di luglio.
Un successo che ora deve passare alla prova dell’inflazione: il ministro dell’Agricoltura, Nikolaj Fjodorov, minimizza l’impatto delle restrizioni sul mercato («queste cifre non ci spaventano») e indica i Paesi a cui già la Russia guarda per compensare le importazioni bloccate: Turchia, Argentina, Cile, Cina, Iran, Uzbekistan, Azerbaijan. Le alternative non mancano, dice Fjodorov. Ma la maggiore sfida è per i produttori locali russi, in un Paese che - con politiche agricole adeguate - potrebbe essere un grande esportatore agroalimentare nel mondo.
Spetterà a loro riempire gli scaffali. Ma secondo gli economisti della Fao, il bando sulle importazioni agricole colpirà soprattutto i consumatori russi: vedranno aumentare ulteriormente prezzi che, in questo settore, già in luglio erano saliti del 9,2% sull’anno precedente.
Antonella Scott, Il Sole 24 Ore 8/8/2014