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 2014  agosto 08 Venerdì calendario

COSI’ IL DNA ANNEGA NEL VUOTO LEGISLATIVO

I genitori biologici, almeno per ora, non hanno scampo. Il loro è un dramma umano e psicologico enorme – degno di tutta la considerazione e il rispetto possibili –, ma la registrazione all’anagrafe dei gemelli segna uno spartiacque invalicabile.
È la legge. Cerchiamo di capire come e perché grazie al professor Lorenzo D’Avack, presidente vicario del Comitato bioetico nazionale, che avevamo già interpellato una settimana fa.
Esperto avvocato in diritto di famiglia, nonché professore di Filosofia del diritto all’Università Roma Tre, ci aveva spiegato che «per effetto della legge italiana risalente al 1939, la madre è colei che partorisce. All’epoca non esisteva la procreazione assistita e quindi su tutto il resto di questa drammatica vicenda c’è un vuoto legislativo enorme». A favore della mamma gestante c’è l’articolo 269 del codice civile per il quale «la maternità è dimostrata provando la identità di colui che si pretende essere figlio e di colui che fu partorito dalla donna, la quale si assume essere madre».
Ma veniamo al padre. Per la normativa in vigore quello genetico non può chiedere il riconoscimento dei figli nel caso essi siano già stati registrati all’anagrafe.
«Per effetto dell’articolo 253 del Codice civile – osserva il professor D’Avack – il padre biologico non può aggredire quello legale, non può rivalersi contro di lui. Nel senso che non è ammesso un riconoscimento in contrasto con lo stato di figlio legittimo. E i gemelli, se registrati all’anagrafe, sono appunto figli legittimi».
Mentre infatti la madre biologica non avrebbe avuto chance a chiedere il riconoscimento, poiché appunto non ha partorito i due bambini, il padre biologico avrebbe potuto avviare la pratica se un’ordinanza del giudice avesse vietato la registrazione all’anagrafe. Oggi noi sappiamo che così non è andata: i gemelli portano il cognome del marito della mamma gestante che li ha messi al mondo. S’impone quindi un altro quesito. Com’è possibile che il padre gestante non abbia avuto problemi ad essere riconosciuto come il legittimo padre?
Lo delinea bene l’articolo articolo 231 del Codice civile che stabilisce: «Il marito è il padre del figlio concepito o nato durante il matrimonio». Come potrete notare la condizione della nascita è assai preziosa e contemplata dalla legge.
Perché nel caso dei gemelli appena nati sappiamo con certezza - grazie all’esame del Dna - che non sono certo stati concepiti dalla coppia gestante. Quella biologica non può quindi perseguire alcuna azione legale per vincere la sua battaglia?
Una strada in realtà ci sarebbe, ma è lunga e dagli esiti tutti da immaginare. «L’unica alternativa - sottolineava sempre D’Avack - è il ricorso alla Corte Costituzionale. Ovviamente può essere avviato soltanto dal giudice civile e non dai genitori biologici». Per dirla in altre parole, l’unica via di scampo è sollevare l’incostituzionalità dell’articolo 253 che attualmente impedisce al padre genetico di ottenere le sue ragioni.
Non è ancora finita. Gli unici che possono procedere con una causa di disconoscimento di paternità sono i gemelli. Ma soltanto una volta cresciuti e divenuti maggiorenni. Solo in quel caso potrebbero promuovere una richiesta di paternità. a 16 anni potrebbero farlo grazie a un tutore giudiziario, prima è impossibile. Secondo l’articolo 264 del Codice civile «colui che è stato riconosciuto non può, durante la minore età impugnare il riconoscimento».
Siamo di fronte a un caso unico, imprevedibile e imprevisto. E non basta neppure una norma ad hoc, perché la legge non è retroattiva. [GRA.LON.]

I genitori biologici, almeno per ora, non hanno scampo. Il loro è un dramma umano e psicologico enorme - degno di tutta la considerazione e il rispetto possibili - , ma la registrazione all’anagrafe dei gemelli segna uno spartiacque invalicabile.
È la legge. Cerchiamo di capire come e perché grazie al professor Lorenzo D’Avack, presidente vicario del Comitato bioetico nazionale, che avevamo già interpellato una settimana fa.
Esperto avvocato in diritto di famiglia, nonché professore di Filosofia del diritto all’Università Roma Tre, ci aveva spiegato che «per effetto della legge italiana risalente al 1939, la madre è colei che partorisce. All’epoca non esisteva la procreazione assistita e quindi su tutto il resto di questa drammatica vicenda c’è un vuoto legislativo enorme». A favore della mamma gestante c’è l’articolo 269 del codice civile per il quale «la maternità è dimostrata provando la identità di colui che si pretende essere figlio e di colui che fu partorito dalla donna, la quale si assume essere madre».
Ma veniamo al padre. Per la normativa in vigore quello genetico non può chiedere il riconoscimento dei figli nel caso essi siano già stati registrati all’anagrafe.
«Per effetto dell’articolo 253 del Codice civile - osserva il professor D’Avack il padre biologico non può aggredire quello legale, non può rivalersi contro di lui. Nel senso che non è ammesso un riconoscimento in contrasto con lo stato di figlio legittimo. E i gemelli, se registrati all’anagrafe, sono appunto figli legittimi».
Mentre infatti la madre biologica non avrebbe avuto chance a chiedere il riconoscimento, poiché appunto non ha partorito i due bambini, il padre biologico avrebbe potuto avviare la pratica se un’ordinanza del giudice avesse vietato la registrazione all’anagrafe. Oggi noi sappiamo che così non è andata: i gemelli portano il cognome del marito della mamma gestante che li ha messi al mondo. S’impone quindi un altro quesito. Com’è possibile che il padre gestante non abbia avuto problemi ad essere riconosciuto come il legittimo padre?
Lo delinea bene l’articolo articolo 231 del Codice civile che stabilisce: «Il marito è il padre del figlio concepito o nato durante il matrimonio». Come potrete notare la condizione della nascita è assai preziosa e contemplata dalla legge.
Perché nel caso dei gemelli appena nati sappiamo con certezza - grazie all’esame del Dna - che non sono certo stati concepiti dalla coppia gestante. Quella biologica non può quindi perseguire alcuna azione legale per vincere la sua battaglia?
Una strada in realtà ci sarebbe, ma è lunga e dagli esiti tutti da immaginare. «L’unica alternativa - sottolineava sempre D’Avack - è il ricorso alla Corte Costituzionale. Ovviamente può essere avviato soltanto dal giudice civile e non dai genitori biologici». Per dirla in altre parole, l’unica via di scampo è sollevare l’incostituzionalità dell’articolo 253 che attualmente impedisce al padre genetico di ottenere le sue ragioni.
Non è ancora finita. Gli unici che possono procedere con una causa di disconoscimento di paternità sono i gemelli. Ma soltanto una volta cresciuti e divenuti maggiorenni. Solo in quel caso potrebbero promuovere una richiesta di paternità. a 16 anni potrebbero farlo grazie a un tutore giudiziario, prima è impossibile. Secondo l’articolo 264 del Codice civile «colui che è stato riconosciuto non può, durante la minore età impugnare il riconoscimento».
Siamo di fronte a un caso unico, imprevedibile e imprevisto. E non basta neppure una norma ad hoc, perché la legge non è retroattiva. [GRA.LON.]