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 2014  agosto 08 Venerdì calendario

SONO NATI I GEMELLI CONTESI: «NESSUNO PUO’ PIU’ TOGLIERCELI»

Li ha portati in grembo, nutriti, protetti per otto mesi, e ora li ha dati alla luce. «Siamo contenti. Molto contenti: i nostri figli sono nati, stanno bene e li abbiamo già registrati all’anagrafe. Nessuno potrà più toglierceli». È una felicità senza confini quella di Francesca, nome di fantasia della donna rimasta incinta dopo lo scambio di embrioni, lo scorso 4 dicembre, all’ospedale Pertini. Il motivo della sua gioia é semplice, perché la legge italiana è inequivocabile: l’iscrizione all’anagrafe dei gemelli – un maschio e una femmina – con il cognome di suo marito Paolo sancisce a tutti gli effetti il loro «status filiale».
Il parto, avvenuto già lo scorso 3 agosto, è dunque un colpo di scena che, inevitabilmente, vanificherà l’udienza di stamattina, in tribunale, di fronte al giudice civile Silvia Albano. L’incontro era stato sollecitato dalla coppia biologica che, assistita dall’avvocato Nicolò Paoletti, rivendicava la condizione di «veri genitori, perché i geni sono i nostri e i gemelli assomiglieranno in tutto e per tutto a noi».
I genitori biologici avevano pertanto presentato un ricorso urgente per diffidare gli ufficiali di stato civile a registrare all’anagrafe i bambini. Ma la natura ha fatto il suo corso e i gemelli sono nati con qualche giorno di anticipo rispetto alla scadenza prevista intorno al 12 agosto. Il parto, con taglio cesareo, è avvenuto lontano da Roma, in un’altra regione, dove Paolo e Francesca rimarranno ancora qualche settimana a godersi i loro bimbi, lontano dalle pressioni mediatiche. «Abbiamo bisogno di serenità. Abbiamo già sofferto molto in questi mesi, per noi è finalmente arrivato il tempo di essere una famiglia».
Un momento così dolce, tuttavia, non impedisce loro di esprimere dispiacere per l’altra coppia. «Ci rendiamo conto della loro sofferenza e questo ci fa male, ma noi eravamo stati disponibili a incontrarli. C’è una email che dimostra come avessimo chiesto di conoscere il motivo dell’incontro, e invece non ci hanno neppure risposto».
Da una parte le ragioni di Paolo e Francesca, assistiti dall’avvocato Michele Ambrosini, dall’altra quelle della coppia di genitori biologici. Da una parte un sogno che si realizza, dall’altra un desiderio che si infrange e si trasforma in un incubo che non conosce limiti.
I primi ora sono tutti presi tra culle e biberon. Il loro unico desiderio è quello di coccolare e vezzeggiare il più possibile i due amatissimi gemellini. Del resto non hanno mai nascosto le loro convinzioni. «Il rapporto che mia moglie ha con i bambini attraverso il cordone ombelicale è fondamentale - aveva più volte dichiarato Paolo -. E la mia presenza al suo fianco in una fase così delicata non può essere trascurata. Basta consultare i volumi scientifici dell’epigenetica, ossia dell’adeguamento del Dna alle influenze dell’ambiente».
Ma accanto a questa famiglia per la quale da giorni si sono aperte le porte del paradiso, ce n’è un’altra che da stamattina rischia di sprofondare ancora di più nella disperazione. La fiducia in un’eventuale ordinanza del giudice civile a loro favore, da oggi vacilla. Le aspettative erano altre, come dimostra la sostanza del loro ricorso urgente con cui avevano chiesto «attenzione su tutte le informazioni sullo stato di salute dei nascituri nonché dove e quando avverrà il parto affinché i ricorrenti possano formare l’atto di nascita dal quale risultino come genitori». Non basta, suggerivano inoltre al tribunale di «diffidare tutti gli ufficiali dello stato civile presso le anagrafi della Repubblica dal formare l’atto di nascita dei due gemelli in contrasto con la verità genetica».
Oramai è troppo tardi. I gemelli sono regolari cittadini italiani, figli di una coppia regolarmente sposata. Ciò non toglie, ovviamente, che ci troviamo di fronte a un caso controverso e drammatico, unico al mondo. Una vicenda umana e giuridica che ha fatto molto discutere in questi mesi. Giuristi, psicologici, genetisti: in molti si sono confrontati sul tema per cercare di dirimere una questione assai delicata e spinosa. A partire dalle parole necessarie per raccontarla. Prima fra tutte: «appartengono». La domanda principale è infatti sempre stata: a chi appartengono i bambini? Alla coppia genetica o a quella gestante? Ma i bambini non sono oggetti e non appartengono a nessuno. Il termine, tuttavia, per quanto brutale aiuta a districarsi in una storia già di per sé complessa e sconvolgente.
Per la legge, salvo un intervento della Corte Costituzionale, i gemelli appartengono dunque alla coppia gestante. Ma anche il Comitato bioetico nazionale, oltre a vari psichiatri, ha suggerito una collaborazione tra le due coppie.
Le famiglie coinvolte, è l’auspicio del Cbn, «siano in grado di accedere alla dimensione della responsabilità nei confronti dei nati, anche con la garanzia giuridica di non esclusione (esempio diritto di visita)» e riconoscano il diritto dei nati di «conoscere le proprie origini (modalità di concepimento e di gestazione), attraverso una consulenza e un sostegno appropriati».
E non bisogna neppure tralasciare l’aspetto economico: entrambe le coppie, ora che i gemelli sono nati, esigeranno dall’ospedale Pertini un risarcimento milionario.