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 2014  agosto 08 Venerdì calendario

SCAMBIO DI EMBRIONI, LA PROCURA BOCCIA I GENITORI GENETICI

«Inammissibile». È lapidario il parere della procura di Roma sul ricorso presentato dai legali dei genitori genetici vittime, insieme a un’altra coppia, di uno scambio di embrioni all’ospedale romano Sandro Pertini. Un errore che ha fatto sì che i coniugi ai quali l’embrione fecondato apparteneva fosse impiantato nell’utero di un’altra donna che ora è incinta di due gemellini, un maschietto e una femminuccia, e sta per partorire.
Oggi al tribunale civile inizia (e probabilmente si conclude) l’udienza per discutere del ricorso. Eppure ieri già un primo magistrato si è espresso su quelle istanze. E le ha smontate pezzo per pezzo.
La procura di Roma, chiamata per legge ad esprimere un parere sulla vicenda, ha depositato al tribunale una memoria in cui esprime il suo punto di vista. E conclude, a chiare lettere, che il ricorso non può essere accolto. Per svariati motivi.
Innanzitutto, si spiega nell’atto di intervento, la richiesta è «infondata» perché nel nostro sistema si presume che «l’attribuzione giuridica della maternità e paternità sia legata alla identità genetica piuttosto che a quella biologica». E che quindi, alla luce dell’errore che è stato commesso al Pertini, non abbiano diritto di cittadinanza le richieste della coppia alla quale gli embrioni appartenevano. Non ha senso che chiedano di conoscere i dettagli sulla nascita per poter iscrivere i figli alla anagrafe a loro nome, che i piccoli vengano loro consegnati dopo il parto e che il Viminale imponga agli ufficiali dello stato civile di non registrare l’atto di nascita a nome della madre che li ha dati alla luce. Perché, nonostante la genetica dica altro, per la legge quei figli sono della donna e dell’uomo che li aspettano da ormai nove mesi. Almeno per ora: lo scambio di embrioni è un caso inedito nella storia giudiziaria italiana (e non solo) ed è prevedibile che la battaglia legale che da mesi vede affrontarsi le due coppie sia solo alle schermaglie iniziali.
Il pubblico ministero Francesca Loy ricorre all’aiuto di alcune sentenze della Corte di Cassazione sul tema della fecondazione e al lungo dibattito giuridico sull’utero in affitto o sulla madre surrogata. Approfondimenti che hanno una sola, unanime, conclusione: «La normativa vigente — si legge nella memoria — sostiene che il rapporto di parentela esista solo con la donna che il figlio lo ha messo al mondo, a prescindere da chi abbia donato il materiale genetico». Sono diversi gli esempi riportati dal magistrato, tra cui quello che prevede che all’atto della nascita l’iscrizione del figlio possa essere fatta soltanto dalla partoriente. In pratica, nessuna altra donna può registrare un neonato come suo.
Queste le questioni di diritto. Poi ci sono quelle procedu-
rali, anche quelle, secondo la procura, non condivisibili. Piazzale Clodio crede che il ricorso non possa essere presentato, come invece è stato fatto, con provvedimento di urgenza (ex articolo 700 del codice di procedura civile) perché, spiegano i magistrati, esistono appositi istituti del diritto di famiglia per contestare maternità e paternità che potranno comunque essere fatti valere dai genitori genetici in un secondo momento. E, per di più, i legali della coppia hanno chiesto al giudice di esprimersi in previsione della nascita dei gemelli (il termine è fissato per i giorni intorno a Ferragosto). Fatto che non è ancora avvenuto e che, oltretutto, ha esiti che sono ancora incerti.
Infine, e qui si viene al codice penale, c’è la richiesta rivolta al ministero dell’Interno affinché diffidi gli ufficiali dello stato civile di tutta Italia dall’accogliere l’atto di nascita in cui come genitori dei due gemellini venga indicata la coppia che presto li metterà al mondo. Una richiesta «incongrua » che certo non può essere rivolta al ministero né, tantomeno, a un giudice. E il motivo è chiaro: se accettata potrebbe delineare un’omissione di atti d’ufficio, fattispecie penalmente rilevante, che nessun ministero può avallare. Tantomeno può farlo un giudice.