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 2014  agosto 07 Giovedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - IL MASSACRO DEI CRISTIANI


REPUBBLICA.ITKIRKUK - La fuga dei cristiani addolora e preoccupa ogni giorno di più Papa Francesco, che si rivolge alla comunità internazionale con un accorato appello a "porre fine a un dramma umanitario in atto. E perché si adoperi a proteggere i minacciati dalla violenza e assicurare aiuti agli sfollati". L’appello del Pontefice è indirizzato anche alla "coscienza di tutti" e alla preghiera di tutti i cristiani e le Chiese. Perché, come scrive in un tweet, "il cristiano è uno che sa abbassarsi perché il Signore cresca, nel proprio cuore e nel cuore degli altri". Intanto negli Usa, mentre il Consiglio di Sicurezza è in procinto di riunirsi sulla crisi irachena, il New York Times, citando fonti dell’amministrazione statunitense, scrive che Barack Obama sta valutando l’ipotesi di bombardamenti aerei sui jihadisti dell’Isis.
Le parole di Papa Francesco sono scritte anche in una dichiarazione letta dal capo della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. "Il Santo Padre segue con viva preoccupazione le drammatiche notizie che giungono dal nord dell’Iraq e che interessano popolazioni inermi. Particolarmente colpite sono le comunità cristiane: è un popolo in fuga dai propri villaggi a causa della violenza che in questi giorni sta imperversando e sconvolgendo la regione", riporta padre Lombardi.
Papa Francesco, aggiunge il portavoce, "rinnova la sua vicinanza spirituale a quanti stanno attraversando questa dolorosissima prova e si unisce agli appelli accorati dei Vescovi locali, chiedendo, insieme a loro e per le loro Comunità tribolate, che salga incessante da tutta la Chiesa una preghiera corale per invocare dallo Spirito Santo il dono della pace".
Padre Lombardi ricorda la preghiera dell’Angelus dello scorso 20 luglio, quando Bergoglio "aveva esclamato con dolore: i nostri fratelli sono perseguitati, sono cacciati via, devono lasciare le loro case senza avere la possibilità di portare niente con loro. A queste famiglie e a queste persone voglio esprimere la mia vicinanza e la mia costante preghiera. Carissimi fratelli e sorelle tanto perseguitati, io so quanto soffrite, io so che siete spogliati di tutto. Sono con voi nella fede in colui che ha vinto il male!’".
Facendo "appello alla coscienza di tutti e ad ogni credente", il Papa invoca che "il Dio della pace susciti in tutti un autentico desiderio di dialogo e di riconciliazione. La violenza non si vince con la violenza, la violenza si vince con la pace: preghiamo in silenzio, chiedendo la pace".
I jihadisti nella principale città cristiana d’Iraq. Dopo la grande fuga di metà luglio da Mosul, i cristiani ora scappano da Qaraqosh. La principale città dell’Iraq per presenza cristiana e le zone circostanti sono state conquistate dai miliziani dell’autoproclamato califfato islamico. "Al momento so che le città di Qaraqosh, Tal Kayf, Bartella e Karamlesh sono sotto il controllo dei miliziani dopo che la popolazione è fuggita", ha detto Joseph Thomas, arcivescovo caldeo di Kirkuk e Sulaimaniyah. Decine di migliaia di persone sono in fuga. Diversi abitanti hanno confermato che tutta la zona nel nord dell’Iraq, dove risiede la maggior parte della comunità cristiana del Paese, è finita sotto il controllo dei jihadisti.
Il Patriarca di Babilonia: "Scongiurare genocidio". Con il Papa, anche il patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphael i Sako, lancia un appello a "tutte le persone di buona volontà", all’Onu, all’Unione Europea e alle organizzazioni umanitarie perché si intervenga "per scongiurare un genocidio". Denuncia l’autorità religiosa che i jihadisti hanno rimosso le croci dalle chiese cristiane e hanno bruciato 1500 manoscritti nelle città occupate nel nord dell’Iraq, costringendo alla fuga 100.000 persone. "Sono fuggiti senza portare via niente, solo con gli abiti che avevano indosso, alcuni di loro a piedi, per raggiungere il Kurdistan. E’ una catastrofe umanitaria. Le chiese vengono occupate, le croci rimosse".
Riunione straordinaria Consiglio Onu. Su richiesta della Francia, la prima a rispondere alle invocazioni di aiuto delle più alte autorità religiose, si riunirà oggi il Consiglio di Sicurezza dell’Onu per affrontare l’emergenza Iraq.
E’ stato il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius a spiegare la richiesta di Parigi, "vista la gravità della situazione, in cui la popolazione civile e le minoranze religiose sono le prime vittime in Iraq". "La Francia - ha dichiarato Fabius - è vivamente preoccupata per le recenti avanzate dell’Isis (Stato Islamico in Iraq e del Levante) nel nord del Paese e dalla presa (da parte dei jihadisti) della città di Qaraqosh".
L’avanzata dell’Isis è arrivata dopo che i militanti sunniti hanno inflitto una sconfitta umiliante alla forze curde nello scorso fine settimana. Lo Stato islamico, che ha proclamato un califfato nella parte di Iraq e Siria che controlla, si è scontrato ieri con i peshmerga a Makhmur, città vicino ad Arbil, la capitale della zona semiautonoma curda. Nell’ultima avanzata, i combattenti hanno preso il controllo di Makhmur, di Tilkaif - città a prevalenza cristiana - e di Al Kwair, riferiscono i testimoni.
Anche gli yazidi in grave pericolo. Migliaia di persone della minoranza religiosa degli yazidi stanno fuggendo verso la Turchia dalla provincia di Niniveh nel nord dell’Iraq, dopo essere finiti nel mirino dei jihadisti dopo la conquista di Sinjar, dove maggiore è la loro presenza. "Veniamo massacrati. Stiamo per essere sterminati. Un’intera religione sta per essere eliminata dalla faccia della Terra. In nome dell’umanità, salvateci" dice Vian Dakhil, unica deputata della minoranza yazida nel Parlamento iracheno, in un video diffuso dal Washington Post.
"Ci sono bambini che stanno morendo per le strade, sulle montagne", dove gli esponenti della comunità yazida sono fuggiti dopo che i jihadisti dello Stato islamico hanno conquistato domenica Sinjar, denuncia il rappresentante dell’Unicef in Iraq Marzio Babille. Il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, ha affermato che aiuti umanitari turchi sono stati paracadutati oggi da elicotteri iracheni sulle montagne della regione di Sinjar, dove si trovano decine di migliaia di profughi della minoranza Yazidi.
Autobombe a Kirkuk e Baghdad. Ieri, cinque attentati, di cui quattro realizzati con autobombe, hanno causato la morte di almeno 30 persone in diversi quartieri di Baghdad. Una settantina i feriti. Attentati e violenze che proseguono drammaticamente. Oggi a Kirkuk è stata presa di mira una moschea sciita dove avevano trovato rifugio sfollati provenienti dalla città di Tuz Khurmatu, investita dall’offensiva dei jihadisti sunniti dello Stato islamico. Nelle vicinanze della moschea è dapprima saltata in aria un’autobomba, poi un attentatore suicida a bordo di un pulmino-bomba. Il bilancio provvisorio è di 9 morti e 37 feriti, tra i quali donne e bambini. E’ di 16 morti e 40 feriti, invece, il bilancio di un attentato a Baghdad, dove un’auto carica di esplosivo guidata da un kamikaze è esplosa in prossimità di un posto di blocco della polizia, nel quartiere a maggioranza sciita di Kazimiyah.
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Chiesa anglicana: asilo ai cristiani. I vescovi della Chiesa d’Inghilterra hanno chiesto al governo di Londra di offrire asilo in Gran Bretagna ai cristiani in fuga dai jihadisti. Secondo i vescovi britannici, la Gran Bretagna ha il "dovere morale" di accoglierli, anche per il ruolo che Downing Street ebbe nel 2003 nell’invasione dell’Iraq, un’invasione che ha creato anni di instabilità che hanno portato all’attuale insurrezione islamista. "Mancheremmo ai nostri obblighi se non offrissimo loro un rifugio, abbiamo più di altre nazioni, un dovere morale", ha detto all’Observer il vescovo di Manchester, David Walker. E John Inge, vescovo di Worcester, ha aggiunto: "Sarei davvero irritato se il governo rifiutasse di fare qualcosa. La situazione in Iraq è assolutamente tragica. Mi sentirei davvero a disagio con i miei valori se il governo non facesse nulla". Anche per il vescovo di Leeds, Nick Baines, "il governo non può rimanere silente".

repubblica.it
BAGHDAD - E’ una fuga verso la Turchia quella intrapresa da migliaia di persone della minoranza religiosa degli yazidi, 500 delle quali sono già state uccise dai miliziani dello Stato islamico in Iraq. Concentrati nella provincia di Niniveh nel nord dell’Iraq, gli yazidi sono finiti nel mirino dei jihadisti soprattutto dopo la conquista domenica di Sinjar, dove maggiore è la loro presenza. Secondo Jabbar Yawar, rappresentante del ministero dei peshmerga curdi (i guerriglieri curdi, ndr), 50.000 persone sono fuggite nelle montagne e rischiano di morire di fame se non verranno soccorse.
L’Unicef ha denunciato che 40 bambini della minoranza religiosa degli yazidi sono morti negli ultimi giorni nel nord del paese. Fuggivano con le loro famiglie dopo la conquista della città di Sinjar ad opera dei miliziani dello Stato islamico. Secondo rapporti delle autorità ricevuti dall’Unicef, sono morti per conseguenza diretta delle violenze, le condizioni in cui si sono trovati durante la fuga e disidratazione.
Intanto centinaia di donne e ragazze della minoranza religiosa degli yazidi sarebbero state fatte prigioniere dai miliziani dello Stato islamico (Isi) e ora correrebbero il rischio di essere "rese schiave". L’allarme è stato lanciato oggi dal ministero per gli Affari femminili iracheno, ma si aspettano ancora conferme della notizia. Mentre il mausoleo di Saddam Hussein ad Auja, il suo villaggio natale a sud di Tikrit, sarebbe stato gravemente danneggiato durante scontri tra esercito e jihadisti.
Il governo iracheno, che collabora con i curdi del nord, ha rivolto un appello alla comunità internazionale perché adotti "misure urgenti" per salvare le sequestrate. "Abbiamo ricevuto informazioni - si legge in un comunicato del ministero degli Affari femminili - che confermano che l’Isi tiene un certo numero di donne e ragazze rinchiuse in una grande casa di Sinjar, mentre altre donne e i loro bambini sono state spostate all’aeroporto di Tel Afar, dopo che tutti gli uomini sono stati uccisi, e la loro sorte rimane ignota". Ieri una deputata irachena della comunità yazidi, Vian Dakhil, aveva detto in Parlamento che "i miliziani dell’Isis hanno ucciso 500 uomini solo perché yazidi, hanno fatto prigioniere 500 donne e le tengono ora in una località vicino a Tel Afar". Sinjar, un’ottantina di chilometri a ovest di Mosul, verso il confine con la Siria, è tra le principali località irachene abitate dalla minoranza degli yazidi, seguaci di una religione pre-islamica che si ispira allo zoroastrismo.
Per la prima volta c’è una collaborazione tra il governo di Bagdad a maggioranza sciita e i curdi del nord. Di fronte all’avanzata anche nel territorio controllato dai peshmerga delle milizie jihadiste dello Stato islamico, il governo di Nuri al-Maliki ha ordinato all’aviazione di mettere a segno dei raid a sostegno delle forze curde. Si tratta di un passo politicamente molto significativo, visto che dall’inizio della crisi, i curdi hanno di fatto combattuto da soli contro l’Is, riuscendo a fronteggiarne l’avanzata.

CORRIERE.IT
Sono 100.000 i cristiani in fuga dalle città del nord iracheno conquistate dai jihadisti, che hanno anche «tolto le croci dalle chiese e bruciato antichi manoscritti». Lo ha riferito il patriarca caldeo di Kirkuk, Louis Sako, parlando di «disastro umanitario» dopo che i jihadisti, nella notte tra mercoledì e giovedì, hanno preso il controllo di Qaraqosh e di altre tre località vicine, dove vivono gran parte dei cristiani del paese. «Sono fuggiti con nient’altro che i loro vestiti addosso, alcuni a piedi, per raggiungere la regione del Kurdistan» ha detto Sako aggiungendo che i jihadisti hanno anche bruciato 1.500 antichi manoscritti cristiani.
Verso il Kurdistan
Secondo fonti localii fedeli e religiosi cristiani si stanno dirigendo verso il Kurdistan autonomo. I jihadisti dello Stato Islamico si sono mossi nella notte dopo il ritiro del peshmerga curdi, che sono sotto pressione in diversi fronti iracheni, «Apprendo ora che le città di Qaraqosh, Tal Kayf, Bartella e Karamlesh, si sono svuotate della popolazione e ora sono il controllo dei miliziani», ha riferito allarmato Joseph Thomas, arcivescovo caldeo di Kirkuk e Sulaimaniyah. Qaraqosh è una città interamente cristiana, che si trova tra Mosul, ormai in mano ai jihadisti, e Arbil, la capitale della regione curda; ed in tempi normali ha una popolazione di circa 50mila persone.
L’appello del Papa
Sulla situazione in Iraq interviene anche il Papa con «appello alla comunità internazionale», in particolare per «porre fine al dramma umanitario in atto e perché si adoperi a proteggere i minacciati dalla violenza e assicurare aiuti agli sfollati». Appello anche alla «coscienza di tutti» e alla preghiera di tutti i cristiani e le Chiese. L’appello di papa Francesco, letto da padre Federico Lombardi, si articola in una ampia dichiarazione in cui viene rilanciato anche l’appello di papa Francesco pronunciato all’Angelus dello scorso 20 luglio. Oggi, «alla luce degli angosciosi eventi», che «interessano popolazioni inermi», il Papa si unisce agli appelli dei vescovi e si rivolge alle comunità cristiane, alla comunità internazionale e «alla coscienza di tutti».
«Situazione disperata»
«I cristiani hanno dovuto abbandonare tutto, persino le scarpe, e scalzi sono stati instradati a forza verso l’area del Kurdistan. La situazione dei cristiani cacciati è disperata perché ad Arbil, la capitale del Kurdistan iracheno, non sono intenzionati ad accoglierli perché non sanno come ospitare queste migliaia di persone», dice il cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, che in precedenza era stato Nunzio apostolico in Iraq e conosce bene la situazione del Paese.
La Francia chiede riunione Consiglio Onu
Dopo la presa della città cristiana di Qaraqosh, nel nord dell’Iraq, e di altre tre località vicine da parte degli estremisti islamici, la Francia - tramite il ministro degli Esteri Laurent Fabius - «chiede una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza (dell’Onu), affinché la comunità internazionale si mobiliti per contrastare la minaccia terrorista in Iraq e per portare aiuto e protezione alle popolazioni minacciate».