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 2014  agosto 07 Giovedì calendario

LA MIA ESTATE CON 3 ANIME IN CONFLITTO

[Intervista a Nunzia De Girolamo] –

Il mestiere mio, nel mio piccolo, è risolvere problemi, non smentire pettegolezzi, retroscena fasulli o luoghi comuni.
Non sta rispondendo.
Un fatto è assodato. Quando uscimmo da Forza Italia non ci distinguemmo nemmeno per una virgola, quanto al programma. La distinzione era se stare nel governo per salvare il Paese o no. Noi sì, Forza Italia no. Ora Berlusconi collabora con Matteo Renzi. E noi ci governiamo. Forse, da quando è uscito dal governo Letta, ha fatto lui un mezzo passo verso di noi. Trova così strano che due forze d’accordo su tutto, o su moltissimo, ambiscano a riprendere una strada insieme?
Non la faccia così mielosa. Il Ncd voleva ammazzarlo, Berlusconi. Gli ha girato le spalle nel momento più difficile. L’aveva dato per morto, ha voluto aggiungere la sua pugnalatina e gli è andata male. Capita. L’abbiamo sempre difeso, abbiamo sempre detto che era stato vittima di una persecuzione giudiziaria. Ma di più, che se la caduta del governo del 2011 fosse avvenuta per loschi motivi e manovre europee, come tutto lascia pensare, quei retroscena vanno chiariti. Paragonare Renzi a Enrico Letta sembra azzardato. Il primo è una novità, discutibile quanto vuole, ma un tentativo di novità. Con un forte consenso elettorale, tra l’altro, che non guasta. Il secondo, la palude, addirittura in continuità con quei retroscena che, come lei si propone, andrebbero utilmente approfonditi. Resto dell’idea che uscire dal governo Letta sia stato un errore.
Il suo compagno Renato Schifani è imbufalito: vogliamo le preferenze, vogliamo le preferenze, vogliamo le preferenze. Sta dando i numeri? Perché? Il voto di preferenza è almeno un modo per dare agli elettori la sensazione di poter scegliere il proprio candidato.
Nessuno in Europa, nessuno nel mondo, solo qui. Mi dica che non è d’accordo. Lo sono, invece, in un modo da discutere, mediando, magari col solo capolista bloccato, però lo sono.
Ha ragione Angelo Panebianco: vi arresteranno tutti. Ogni promessa all’elettore, zac: voto di scambio. Ogni impegno, una manetta. O si è dimenticata che persiste, da noi, il piccolo particolare di una magistratura volonterosa?
Si riformi la giustizia, invece di ostacolare la democrazia. Altre obiezioni a parte, chi la riforma davvero la giustizia?
Renzi si gioca una bella fetta di credibilità. O non è abbastanza nuovo da distinguersi dalla vecchia sinistra su una questione così?
È pentita di essere uscita da Forza Italia? La sera in cui successe ero a palazzo Grazioli per provare a tenere unito il partito.
Capito: è pentita.
Non è questo il termine.
Contrita. Dispiaciuta. Lacerata. Rammaricata. Afflitta. Convinta della ricucitura. Così siamo più deboli nel patto del Nazareno e più deboli dentro il governo.
Ncd ha preso il 4 per cento per il rotto della cuffia e grazie all’appoggio deciso dall’Udc. Col 3,9, aveva detto, mi ritirerei dalla politica. Le è andata bene.
Ottimo, il 4. Adesso non m’interessa arrivare al 5. E desidera, invece? Battere Renzi.
Vuole il 51 per cento. Ma lottate come leoni contro lo sbarramento al 4 e qualcosa. In generale è giusto che sia più basso di quanto avrebbero stabilito. Ha mai sentito dire che le leggi non si fanno soltanto per il proprio tornaconto?
Me l’ero dimenticato.
Errore.
Sente Berlusconi in questo periodo?
Certo, come sempre.
Beatrice Lorenzin ha paragonato Forza Italia ad Alba dorata. Una battuta venuta male, spero. Dicono che Francesca Pascale non la sopporti.
Non mi risulta. Ma dicano, se vogliono, dicano. Mi risulta semmai di una Pascale abbastanza intelligente per sapere che non è la leader di Forza Italia. Denis Verdini con lei vede rosso.
Sarà più amico di Renzi.
Francesco Nitto Palma l’ha quasi invitata a lasciare la politica. È una legittima opinione. Paolo Romani, riferendosi a lei, ha detto che nei partiti non dovrebbero esistere «porte girevoli».
E io infatti amo transitare dalle porte coi cardini. Di Romani, ultimamente, ho festeggiato il compleanno. Poi le dirò una cosa.
Prego.
In Forza Italia decide Berlusconi.
Purtroppo per voi è così.
Purtroppo in che senso?
Devono essercene parecchi, in Ncd, che non hanno mandato giù l’assoluzione d’appello sul caso Ruby. Questa è una calunnia.
Sarebbe mezzo morto, invece è fin troppo vivo. È una maldicenza. Tutti sono contenti.
Chi riconosce di più come suo leader, Berlusconi o Alfano? La leadership di Berlusconi sul centrodestra per ora è difficile da sostituire. Ma credo che lui stesso abbia deciso di avere un ruolo diverso, quando ha tenuto insieme tutto e il contrario di tutto per 20 anni. Il prossimo leader, se lo troveremo, sarà deciso dalle primarie.
Succederà presto?
Non credo.
Renzi, che è quello più somigliante, sta dall’altra parte. Già. E ha pure un partito che voi non avete.
Anche questo è vero.
Senza leader né partito, mica male.
Dobbiamo costruire un partito, una coalizione e un leader. E al settimo giorno, riposarvi. Manco all’ottavo.
Come va col suo marito del Pd?
Benissimo. Sa, dopo il 2009 tutto berlusconiani e anti, la pace con Renzi è stata un balsamo.
L’onorevole marito Francesco Boccia mica è renziano. Alle primarie ha votato Renzi. Era lettiano.
Molto legato a Enrico Letta, sì.
E come si fa? La vostra è una famiglia di isolati. In che senso, scusi? La moglie che sembra berlusconiana nell’Ncd, ma alfaniana in Forza Italia. Il marito lettiano, però ha votato Renzi, ma non è renziano. Ci vuole una Ong per proteggervi.
Ci proteggiamo bene da soli.
Stanze separate?
Lettone più che mai.
Come va la sua vicenda giudiziaria a Benevento? Seguo il lavoro serio dei magistrati e non le cretinate della stampa.
È stata coinvolta nel prolungamento delle indagini. Sì, un atto pressoché dovuto. Aspetto la fine, dopo potrò togliermi qualche soddisfazione.