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 2014  agosto 07 Giovedì calendario

PER SCALARE LA CLASSIFICA BASTA ESSERE PASSERA

Ci sono ancora sacche di disuguaglianza e orrore nel mondo”. Come sanno i poeti, guardare il mare alimenta molti pensieri profondi. Quello che avete appena letto appartiene a Corrado Passera, banchiere, manager e ex ministro del governo Monti: lo trovate nel suo libro Io siamo, pubblicato da Rizzoli. Aiuto! Il pensiero più profondo, però, è un altro: chi sono i lettori del libro di Passera? Esistono? Da qualche parte devono pur essere, se è vero – come sembra il libro è in classifica. Terzo classificato nella saggistica, secondo nella “varia”, dipende della classifica. Parliamo comunque di numeri piccoli (quelli davvero grandi non li fa più nessuno), ma la questione merita un approfondimento sociologico. Oppure il sospetto che i lettori di Passera siano un’invenzione. O che Passera, come fanno gli autori alle prime armi, abbia spedito le zie a comprare il volume, o che ne abbia acquistati lui stesso interi stock. Bisogna quasi sperarlo. Ancora a proposito di classifiche imprevedibili: perché il libro di Francesco Piccolo, Il desiderio di essere come tutti (Einaudi), non fa, come si dice, il botto? Eppure ha vinto il premio Strega, come pronosticato un anno prima. Settima, ottava posizione...
Che succede? Nessuno lo fa notare, ma vale la pena, anche qui, interrogarsi: la crisi azzoppa lo Strega? I lettori cercano veri romanzi dopo gli anni dell’auto-fiction di Nesi e Siti? Interrogativi che restano aperti, nel mare delle domande abissali sull’estate culturale italiana. A mo’ di esempio: perché Repubblica ha mandato Concita De Gregorio a seguire i Mondiali? Retorica ai livelli di guardia. Perché Arbasino, raffinato e venerato maestro, collabora contemporaneamente – unico in Italia – con Corriere e Repubblica? Non ne bastava uno? C’è una prescrizione medica, dietro? Perché Giorgio Montefoschi ha pubblicato sul Corriere un romanzo a puntate? Con personaggi che giocano a burraco e con frasi tipo “Mamma mia! Paola è una forza della natura”. Balzac non ha nulla da dire a riguardo? Ultimo mistero, per ora: frasi avvistate sul supplemento Domenica del Sole 24 Ore. Eccole: “Una prassi, un effetto di scivolamento sotto la tettonica del postmoderno, o ancora uno spazio alternativo entro cui celebrare la specificità della parola letteraria... Nella saggistica recente, il prefisso Iper non comporta apologia”. Eh?! Se qualcuno ha capito, si faccia vivo.
Paolo Di Paolo, il Fatto Quotidiano 7/8/2014