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 2014  agosto 07 Giovedì calendario

DAI SALOTTI BUONI AL TELESOGNO CON MEDIASET LA CHANCE DI BOLLORÉ DOPO 13 ANNI ITALIANI

MILANO.
La strada di Vincent Bolloré torna, 13 anni dopo, a incrociare quella di Telecom Italia. E questa volta, dopo quasi tre lustri in cui il finanziere bretone ha imparato a conoscere bene le regole (e i limiti) dei salotti di casa nostra, il gioco sembra essere molto più serio. Il 2001, in effetti, era un’altra epoca. Marco Tronchetti Provera stava comprando l’ex monopolio delle tlc da Roberto Colaninno. E il pupillo di Antoine Bernehim – allora un outsider della finanza transalpina a caccia di sponde nel capitalismo di relazione tricolore – aveva rastrellato il 2% di Olivetti per sostenere la scalata del manager della Bicocca.
Oggi è tutto un altro film. Telecom vale in Borsa l’84% in meno. Il collezionista di fumetti di Boulogne invece si è conquistato un ruolo di primo piano nell’establishment francese ed europeo (controlla l’agenzia pubblicitaria Havas ed è il primo azionista con il 5% di Vivendi) e ha costruito una rete di alleanze in Italia – all’interno del capitale di Mediobanca e con Silvio Berlusconi in primis – che potrebbero trasformare il suo blitz nelle telecomunicazioni romane nel primo passo di un progetto molto più ampio. Obiettivo finale, sussurra qualcuno, quella fusione tra Mediaset e Telecom che ad Arcore sognano da anni. «Sono amico dell’Italia, e investitore di lungo termine nel vostro paese», avrebbe detto ai collaboratori il bretone, in quella che sembra una disponibilità al ritorno di fiamma telefonico.
Fantafinanza? Si vedrà. Di sicuro Bollorè conosce bene i problemi sul tavolo. Nei media lavora da sempre. E in nome della focalizzazione sul business delle tv e della comunicazione ha appena combattuto (vincendo) una battaglia contro l’ex presidente di Vivendi, Jean Rene Fourtou. Sotto il cappello di Vivendi, oltre a Gvt e alla musica di Universal, c’è Canal +. Che da qualche mese ha chiesto di accedere alla data room di Mediaset premium per valutare investimenti nella pay-tv di Cologno. Un caso? Può darsi. Ma in un mondo in cui le tlc convergono verso le televisioni (Telefonica ha appena rilevato Digital + e il 10% di Premium), un Bollorè socio di Telecom Italia sarebbe più che un interlocutore privilegiato per l’ex Cavaliere.
Anche i rapporti umani sull’asse Bretagna-Brianza sono solidi. Bolloré, con l’amico Tarak Ben Ammar e Cesare Geronzi, ha spalancato le porte di Mediobanca a Fininvest (il bretone ha il 7% di Piazzetta Cuccia, e punta all’8%). Una decina di giorni fa ha incontrato, ad Arcore, Pier Silvio Berlusconi. Informalmente, è stato spiegato, per parlare di pay-tv. Viste le novità di oggi quell’incontro va riconsiderato sotto un’altra luce. Fonti vicine a Bolloré gettano acqua sul fuoco: «Il caso Telecom gli è scoppiato tra le mani. E di Vivendi è presidente da solo un mese. Ora prenderà tempo per vedere che fare di Gvt, e un asse con Mediaset non è in cima ai suoi pensieri». Negli affari, aggiungono con malizia, «i soldi contano più delle amicizie». Ne sa qualcosa proprio Bernheim, che dopo aver fatto da sensale per lo sbarco del finanziere in Italia e in Mediobanca, Generali e Fonsai, ha poi definito Bolloré come il killer che lo aveva fatto fuori dal cda di Trieste: «Un mascalzone», fu il sobrio giudizio affidato a Le Point .
I salotti buoni, del resto, non hanno lasciato finora un grandissimo ricordo in Bolloré. La quota in Mediobanca è stata svalutata di 65 milioni negli ultimi due anni. Il progetto di nozze tra Groupama e Sai – farina del suo sacco – è finito nel nulla, regalandogli solo una multa di 3 milioni dalla Consob per le operazioni sui titoli Premafin. Facile prevedere che su Telecom (e Mediaset) andrà questa volta con i piedi di piombo.
Ettore Livini, la Repubblica 7/8/2014