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 2014  agosto 07 Giovedì calendario

IL CANGURO È DIVENTATO POPOLARE

I voti a palazzo Madama sul nuovo Senato hanno divulgato il termine gergale «canguro», prima in possesso quasi esclusivo a deputati e senatori (almeno, quelli esperti), consiglieri parlamentari e cronisti dei lavori delle Camere. Si è così appreso, diremmo quasi a livello popolare, che il nome del simpatico marsupiale indica un peculiare procedimento abbreviato di voto.
Quando si discutono emendamenti di analogo contenuto (differenti, per esempio, soltanto per una cifra, crescente o decrescente), l’approvazione o la ripulsa del primo provoca la decadenza di tutti gli altri.
Il «canguro» non è previsto dal regolamento a palazzo Madama, ma nel lontano 1996 l’allora presidente Nicola Mancino ne fece approvare dalla giunta per il regolamento l’applicazione, in analogia con specifica norma vigente a Montecitorio. Anche la presidenza Pera «cangurò» alcuni provvedimenti, e il 30 luglio la giunta ha confermato la validità del «canguro» anche per leggi costituzionali (a Montecitorio, invece, tali leggi non sono «cangurabili»).
Si tratta di una tipica regola antiostruzionistica. Se volessimo risalirne alla nascita, potremmo andare al 4 novembre 1981, data in cui fu assunta a Montecitorio una «storica pronuncia» (così definita in manuali di diritto parlamentare). Una fetta dell’opposizione, soprattutto la pattuglia radicale, aveva presentato 53.366 emendamenti a proposte di modifiche del regolamento, proposte di modifiche dirette a ridimensionare il ricorso all’ostruzionismo. Si era in un vicolo cieco: per battere l’ostruzionismo con nuovi articoli regolamentari, si sarebbe dovuti passare attraverso 53.366 votazioni, con relativi dibattiti. La presidente Nilde Iotti assunse una decisione che prefigurava il «canguro»: si sarebbero votati i «principi emendativi». Insomma, con pochi voti su alcuni punti (e l’opposizione si sfogò pure contro l’introduzione e anzi la natura medesima di questi «punti» modificativi) i quasi 54mila emendamenti sarebbero caduti. Così fu.
Seguirono, poi, numerose modifiche regolamentari, sia alla Camera sia al Senato (fondamentale fu la riduzione secca del voto segreto), che limitarono sempre più l’ostruzionismo. Basta un pugno di numeri per capire come possa essere pesante l’opposizione: a Montecitorio, nella legislatura fra il 1996 e il 2001 furono depositati oltre 374mila emendamenti, dovuti in larga misura all’iperattivismo della comunista Mara Malavenda, la quale da sola ne sottoscrisse circa 286mila.
Cesare Maffi, ItaliaOggi 7/8/2014