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 2014  agosto 07 Giovedì calendario

BALLOTTAGGIO AL 40%, DEVE CAMBIARE ANCHE IL PREMIO

Non è trapelato molto dall’incontro di ieri a Palazzo Chigi tra Renzi e Berlusconi. Si è capito che c’è la volontà di rivedere alcuni aspetti critici dell’Italicum, ma le decisioni sono state rinviate. I due leader hanno deciso di decidere, ma un accordo ancora non c’è. Seguiranno consultazioni dentro i partiti e tra alleati. Poi si vedrà. Quel che è certo è che qualche modifica ci sarà. Il nuovo sistema elettorale è stato sì approvato alla Camera ma ci sono aspetti che non convincono molti, compreso chi scrive, e che meritano di essere rivisti.
Ciò premesso, è bene aggiungere subito che qualunque valutazione critica dell’Italicum deve partire da un dato. Nonostante i suoi difetti, il nuovo sistema elettorale è di gran lunga migliore sia di quello che ci ha regalato la Consulta sia del cosiddetto porcellum che la Consulta ha cancellato. Il che non vuol dire che sia il migliore dei sistemi possibili. È solo meglio dello status quo e di molte alternative di cui si sente spesso parlare astrattamente. Il suo merito principale è quello di mettere nelle mani degli elettori la scelta del governo del paese. Chi vince governa. Questo succede grazie ad un premio, ed a un eventuale ballottaggio, che garantisce al vincente una maggioranza compresa tra il 52% e il 55% dei seggi. Così come è congegnato al momento, il premio, pari a un massimo del 15% dei seggi, va al partito o alla coalizione che ottiene un voto più degli altri a condizione di arrivare almeno al 37%. Se nessuno ce la fa, i due contendenti con più voti vanno al ballottaggio e il vincente ottiene il 52% dei seggi.
Questo meccanismo va bene, ma presenta due problemi. La soglia del 37% è troppo bassa. Va portata almeno al 40%. È probabile che a Palazzo Chigi se ne sia parlato. Non si sa invece se si sia parlato del fatto che la maggioranza garantita a chi vince al ballottaggio deve essere non il 52%, ma il 55%. Se non se ne è parlato è bene che se ne parli. Il futuro governo non può essere appeso ad un esile margine di pochi seggi. Soprattutto dopo un secondo turno in cui il vincitore comunque avrà più del 50% dei voti. Senza questa modifica, e lasciando giustamente il premio al 15%, il paradosso è che chi vince senza ballottaggio avrebbe più seggi di chi vince col ballottaggio. Un non senso.
Ma gli argomenti principali dell’incontro di ieri sono altri. Si chiamano soglie e preferenze. Di soglie scontate abbiamo parlato recentemente (Sole del 27 luglio). Attualmente chi resta fuori da una coalizione deve avere l’8% dei voti per ottenere seggi. Se invece ci si allea la soglia scende al 4,5%, a condizione che la coalizione abbia il 12% dei voti. Lo sconto serve a "convincere" i partiti più piccoli ad accordarsi con quelli più grandi. In particolare serve a Berlusconi per "convincere" Ncd, Lega e Fratelli d’Italia a presentarsi alle prossime elezioni insieme a Forza Italia. Peccato che i potenziali alleati non siano di questo parere e preferiscano una soglia unica e più bassa per essere liberi di decidere senza rischiare la propria sopravvivenza parlamentare. Le soglie scontate per liste "sposate" sono una invenzione italiana. Non esistono in altri paesi. Una soglia unica tra il 4% e il 5% sarebbe meglio. Ma questa è una di quelle questioni su cui si può transigere. Resta il fatto che una soglia dell’8% è troppo alta. Nessun paese dell’Unione Europea ha una soglia così elevata per liste singole. E su questo punto un compromesso è possibile.
Più difficile invece sembra essere un compromesso sul voto di preferenza. Su questo punto, come ha detto il vice-segretario del Pd Lorenzo Guerini dopo l’incontro di Palazzo Chigi, prevale la cautela. Forse ci sono dei ripensamenti. L’ipotesi su cui si trattava fino a ieri era quella di un sistema misto con capilista bloccati e gli altri candidati a cercarsi le preferenze per essere eletti. In questo modo si reintroduce il voto di preferenza e allo stesso tempo si garantisce l’elezione a un certo numero di candidati "privilegiati". Il problema di questa soluzione è che alla fine chi vince avrà un po’ di candidati dell’uno e dell’altro tipo. I perdenti invece avranno quasi solo candidati nominati. Si potrebbe correggere in parte questo difetto allargando i collegi, ma si finirebbe per creare altri problemi. Una soluzione migliore potrebbe essere il modello toscano. Anche questo è un sistema misto ma è basato sulla combinazione di un listino bloccato e una lista aperta con candidati soggetti al voto di preferenza. Opportunamente congegnato risolverebbe il problema del modello con capilista bloccati, ma proprio per questo non consentirebbe a Berlusconi di decidere tutti o quasi gli eletti del suo partito. Ma il Cavaliere è proprio sicuro di poter far a meno di un po’ di candidati che vadano a caccia di voti?
E poi ci sono le donne. Nessuno ne parla, ma il problema dentro l’Italicum esiste. La soluzione approvata alla Camera non va bene. Occorre trovarne un’altra più rispettosa delle quote di genere. Ne hanno parlato Renzi e Berlusconi? Dopo l’incontro di ieri l’impressione è che ce ne saranno altri. A Settembre.
Roberto D’Alimonte, Il Sole 24 Ore 7/8/2014