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 2014  agosto 07 Giovedì calendario

I RISCHI DEL 2011 SONO LONTANI, MOLTE PROTEZIONI GIÀ ATTIVATE

Quando nel terzo e quarto trimestre del 2011 l’Italia rientrò in recessione, in verità con una caduta del Pil molto più significativa dello zero virgola di questa prima metà del 2014, il mondo dei BTp era ben diverso rispetto ad oggi, non esisteva all’epoca la protezione della campana di vetro antisfondamento che protegge ora il rischio-Italia.
Il pericolo di un "sell off" sui BTp con l’Italia entrata in recessione tecnica nei primi due trimestri del 2014 è mitigato, se non scongiurato del tutto, dal timore dei mercati di mettersi contro la Bce: la minaccia delle OMTs (acquisti per importi potenzialmente illimitati di titoli di Stato sul secondario per i Paesi dell’Eurozona che chiedono aiuto esterno) si è concretizzata tra il luglio e il settembre 2012. Nel 2011 il terreno per i BTp era ben più scivoloso: il Securities markets programme della Bce (attraverso il quale Eurotowers acquistò finoa 100 miliardi di BTp prevalentemente tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012) non riuscì a spaventare i mercati. Nella prima metà del 2011 l’Eurozona aveva attivato i piani di salvataggio per Portogallo e Grecia attraverso il meccanismo di stabilità EFSF creato nel giugno 2010 per soccorrere (nel novembre di quell’anno) l’Irlanda. E nel 2011 erano state anche gettate le basi per l’Esm (operativo dall’ottobre 2012), il secondo meccanismo di stabilità servito ad estendere la capienza della rete degli aiuti finanziari esterni: ma tutto questo tra il 2011 e il 2012 non era riuscito a tranquillizzare i mercati nel caso di problemi seri in Spagna e Italia.
I BTp tengono ora meglio che in passato anche per via della riduzione della quota di debito pubblico italiano in mano agli stranieri, calata vistosamente durante gli anni della crisi del debito sovrano europeo mentre saliva quella detenuta dalle banche italiane e dai risparmiatori italiani (questi ultimi soprattutto grazie al successo del BTp Italia). All’inizio del 2011 la quota dei titoli di Stato italiani in mano agli investitori esteri viaggiava al 50% (nel giugno 2011 era pari a 750 miliardi), mentre ora è più vicina al 30%. I due prestiti triennali VLTRO erogati nel dicembre 2011 e febbraio 2012, la nuova operazione TLTRO (finanziamenti mirati) e i prestiti standard MRO tutti con aggiudicazione piena, concessi dalla Bce, hanno consentito alle banche italiane di raddoppiare i titoli di Stato italiani in loro possesso (dai 240 miliardi del 2010 agli attuali 420 circa): senza pressione, senza dover disinvestire per restituire i prestiti.
Nel 2011 il rischio-Italia fu devastato da una catena di declassamenti di rating. Tra il settembre e il dicembre 2011 Moody’s, S&P’s e Fitch tagliarono 5 notches (e altri 5 con le retrocessioni tra gennaio e febbraio 2012). In tempi recenti, a febbraio e aprile di quest’anno, Moody’s e Fitch hanno modificato l’outlook sull’Italia da negativo a stabile.
Nel 2011 i rendimenti dei BTp schizzarono alle stelle: in asta in novembre il BTp triennale toccò il 7,89%. I mercati avevano perso totalmente fiducia nel Governo Berlusconi e nella realizzazione in Italia delle riforme strutturali per la crescita: e avevano perso fiducia nella sopravvivenza dell’euro. Il 2014 passa per ora alla storia per le aste del Tesoro ripetutamente aggiudicate con tassi di assegnazione ai minimi storici, nonostante il programma di emissioni lorde da 470 miliardi: il costo medio all’emissione è crollato all’1,58% in luglio, record al ribasso, mezzo punto sotto il livello senza precedenti del 2,08% del 2013. I mercati scommettono sulla capacità e di Matteo Renzi di varare e implementare in tempi rapidi la lunga lista di riforme strutturali per la crescita. E non scommettono più sulla fine dell’euro, ma addirittura sul quantitative easing della Bce. Una campana di vetro protegge i BTp: i rendimenti sono saliti poco ieri, di 3 punti sulle scadenze a due e tre anni, di 6 punti sui cinque e dieci anni. Ma senza crescita (tra crisi italiane e geopolitiche), con l’inflazione molto bassa o la deflazione e con il debito/Pil al 135%, sul medio-lungo termine il vetro si farà pericolosamente sempre più sottile.
Isabella Bufacchi, Il Sole 24 Ore 7/8/2014