Corriere della Sera 7/08/2014, 7 agosto 2014
«I DONATORI SIANO COMPATIBILI»
[Intervista a Elena Cattaneo] –
La senatrice a vita Elena Cattaneo, scienziata italiana di prestigio internazionale, ha ascoltato la ministra Beatrice Lorenzin con molta attenzione nel suo intervento in commissione Sanità al Senato. Tema dell’audizione: la fecondazione eterologa in Italia.
Che cosa ha detto?
«Ha ribadito una posizione a mio avviso ineccepibile sul tema, sottolineando la sua determinazione nel voler spogliare la questione della fecondazione eterologa di qualsiasi aspetto bioetico per portarla esclusivamente in ambito sanitario. Ha inoltre ribadito che, pur immaginando le complesse riflessioni individuali di cui ciascuno si fa carico sull’argomento, la sua decisione è di voler stabilire un diritto e l’accesso a questo diritto in ambito anche delle strutture sanitarie pubbliche, affinché sia un diritto per tutti. Io condivido pienamente questa posizione. Mentre interveniva mi sono chiesta se fosse un sogno, se per caso mi trovassi in Svezia e a parlare fosse un ministro svedese».
Un plauso alla sua determinazione, quindi?
«Sicuramente».
Ha parlato anche della sua posizione riguardo la possibilità della coppia ricevente di scegliere colore di occhi e pelle del futuro nascituro nei termini di compatibilità?
«No. Non ne ha parlato ma ho letto la sua posizione sui giornali».
La condivide?
«Non la comprendo. La ministra non ritiene che debba essere garantita nel decreto la compatibilità tra coppia ricevente e donatori del colore di occhi e pelle. Avrà fatto le sue valutazioni, ma credo sia una decisione sbagliata. Si tratta di uno pseudo problema. In tutto il mondo la riproduzione assistita consente questa scelta, che è nella natura delle cose. Studi in merito sottolineano che anche questo sia un bene da garantire. Si potrebbe eventualmente lasciare la libertà di non conoscere la compatibilità di colore di pelle e di occhi a coloro che non lo vogliono sapere. Diversamente, le coppie continueranno ad andare all’estero».
Creando di nuovo quelle discriminazioni sottolineate dalla Consulta?
«Esattamente».