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 2014  agosto 07 Giovedì calendario

GRETA, VANESSA, DUE AMICHE E QUEL PATTO DI CURARE I BAMBINI


Di ragazze così ce ne sono più di quanto si creda. Quelle che, fosse per loro, il mondo avrebbe bisogno subito di qualche ritocco. Anche perché a vent’anni fai più fatica a mandar giù le ingiustizie. Greta e Vanessa. Due ragazze lombarde. Tutte casa, scuola e volontariato. In Siria c’erano già state altre due volte. Sempre a portare medicinali. Niente politica, solo aiuti sul campo.
Greta Ramelli, 20 anni, di Gavirate, nel Varesotto, nel sociale si era buttata subito. Alle scuole medie, frequentate a Comerio, il paese dove nacque l’Ignis di Borghi, l’avevano eletta presidente del consiglio comunale dei ragazzi. Poi alle superiori l’impegno internazionale. Prima in Africa e poi in India. Era il 2011 e Greta decide di andare nello Zambia. Ci resta quattro mesi. Un’esperienza che scrive e racconta sul sito della sua ex scuola, il Rosetum di Besozzo. Due anni dopo, è il 2013, annuncia che partirà per Calcutta «dove lavorerò con le suore di madre Teresa, per tre settimane». E intanto si diploma, si iscrive all’università, fa la volontaria per la Croce Rossa. Quando torna si prende a cuore le sofferenze di un altro Paese martoriato: la Siria. Con Vanessa incontra Roberto Andervill e insieme decidono di fondare la comunità di assistenza sanitaria Horryaty. Battono il territorio varesino per organizzare cene, creare eventi, tutto per raccogliere fondi.
Vanessa Marzullo, 21 anni, è di Brembate, nel Bergamasco. Il padre ha un ristorante a Verdello e lei, quando torna, lo aiuta come cameriera. I suoi genitori sono separati e ha un fratello più piccolo. Ha studiato a Trezzo d’Adda e adesso frequenta la facoltà di Lingue e cooperazione internazionale alla Statale di Milano. Al paese la vedono sempre meno. Ormai il suo orizzonte è il mondo. Quasi inevitabile che incontrasse una come Greta.
«Dopo il suo primo viaggio in Siria Greta era rimasta molto colpita — ricorda il suo ex insegnante di religione al Rosetum, don Andrea Gariboldi — aveva deciso di ripartire per condividere le sofferenze del popolo siriano, in particolare dei bambini». Esperienze che aveva già riportato ai ragazzi del suo vecchio istituto. «È una ragazza forte, coraggiosa e determinata» la descrive don Andrea.
L’amica Maria 22 anni, di Comerio, racconta che «il 30 luglio Greta aveva mandato un messaggio su Facebook a una decina di amici. Doveva stare in Siria solo una settimana, ma ci ha comunicato che aveva deciso di fermarsi ancora perché si sentiva più utile sul campo. In questi mesi ha fatto un lavoro splendido. Ci chiedeva di comprare latte in polvere, materiale medico e altro. Prendeva l’aereo per la Turchia portando i soldi della raccolta fondi e poi entrava in Siria. Comprava tutto prima del confine, quindi entrava nelle città che considerava più sicure».
Un’altra amica di Greta, Nicoletta, 21 anni di Travedona Monate, il 31 luglio riceve un messaggio su Facebook undici minuti dopo mezzanotte «ma dormivo — racconta — e non l’ho visto: mi chiedeva di poter entrare nella sua mail, perché aveva delle cose importanti da vedere. La mattina dopo le ho scritto su whatsapp , ma non mi ha più risposto. Nel messaggio mi aveva anche chiesto se la Pegasus, una compagnia area, rimborsava i biglietti del volo, perché da quello che sapevamo noi amici, lei doveva rientrare prima ma aveva deciso di rimanere più tempo in Siria. Il primo agosto però era ancora attivo il suo profilo».