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 2014  luglio 25 Venerdì calendario

I FONDI ITALIANI RECUPERANO: RACCOLTA POSITIVA DOPO 9 ANNI

Dopo nove anni di raccolta negativa, si può ben parlare di inversione di tendenza. Nel 2013 – rileva l’indagine dell’ufficio studi di Mediobanca – le nuove sottoscrizioni dei fondi comuni italiani hanno superato i riscatti per circa 17 miliardi. E il trend è stato confermato nel primo trimestre di quest’anno con una raccolta netta di 6,6 miliardi. Se si aggiungono anche i cosiddetti fondi rountrip – i fondi gestiti da italiani ma domiciliati all’estero (tipicamente in Lussemburgo) – il dato è ancora più positivo: si arriva a 19,7 miliardi.
IL BILANCIO DEL 2013
I fondi comuni censiti da Mediobanca (972 fondi, pari al 95% del sistema – a fine 2013 vantavano un patrimonio aggregato di 225 miliardi, 24,3 miliardi di euro in più rispetto al 2012, al netto dei proventi distribuiti (pari a 1,3 miliardi): si tratta della variazione più elevata degli ultimi 14 anni.
QUANTO PESANO I FONDI ITALIANI
Ancora non basta per recuperare il terreno perso dall’industria nazionale del risparmio gestito nel panorama internazionale. Basti pensare che il patrimonio dei fondi italiani nel 2013 raffrontato al Pil è pari solo al 13% rispetto a una media europea del 75%. Nella classifica internazionale i fondi italiani restano così nella quattordicesima posizione, quando nel 2004 il sistema-fondi tricolore era quarto al mondo, dietro solo Stati Uniti, Francia e Australia. Ma se il raffronto fosse fatto includendo anche il patrimonio dei fondi "esterovestiti" che è superiore al patrimonio gestito ufficialmente nella Penisola, l’Italia verrebbe prima di Cina, Corea, Spagna e Svezia e il peso sul Pil si avvicinerebbe al 30%. Se si considerano solo i fondi aperti armonizzati il peso sul Pil dei fondi italiani è del 9,3% in caduta libera rispetto al 42,2% del 1999. Bisognerebbe riflettere sulle distorsioni – che rischiano di diventare permanenti – create dai regimi fiscali.
Nel contesto internazionale domina il risparmio gestito Usa, che rappresenta nel 2013 esattamente la metà dei 21.790 miliardi di euro di patrimonio dell’industria mondiale. La quota parte dei fondi italiani nella torta mondiale è dello 0,7%, più che dimezzata rispetto all’1,6% del 2007.
I RENDIMENTI
Lo scorso anno il rendimento netto medio dei fondi comuni italiani si è attestato al 3,4%, nel primo trimestre di quest’anno all’1,5%. Nel 2013 hanno reso di più i fondi azionari (11,7%) e i bilanciati (5,6%), più indietro i fondi obbligazionari con l’1,9%. I fondi monetari hanno reso invece l’1,1%, mentre negativa del 2,9% è stata la performance dei fondi immobiliari.
Quanto ai fondi pensione, quelli negoziali (cioè di categoria) hanno reso il 5,4% netto, cumulando da fine 2000 un rendimento del 45% che supera – per la prima volta dal 2006 – la rivalutazione del Tfr, che nello stesso periodo è stata del 41,1%.
IL CONFRONTO
Se le migliori performance nel 2013 sono state quelle dei fondi azionari, con l’11,7%, tuttavia il confronto con le Borse internazionali – +21,9% – e con la stessa Piazza Affari – +20,7% – è ancora deludente.
Se si allarga l’orizzonte temporale agli ultimi trent’anni, includendo tutte le categorie di fondi, vincono ancora i BoT. Investendo nei buoni del Tesoro a dodici mesi, infatti, in nell’arco di tre decenni si sarebbe aumentato il patrimonio iniziale di 4,9 volte, puntando sui fondi di 3,9 volte.
I COSTI DI GESTIONE
Restano la nota dolente. I fondi italiani sono tra i più cari al mondo: le commissioni di gestione sui fondi azionari sono pari a quasi quattro volte quelle dei fondi Usa e sugli obbligazionari quasi il doppo. Senza tener conto di commissioni di ingresso, le sole commissioni di gestione hanno inciso sul patrimonio gestito per il 2,9% nel caso dei prodotti azionari, toccando un nuovo massimo storico: dall’altra parte dell’Atlantico la media è dello 0,74%. Anche sugli obbligazionari, con commissioni di gestione pari all’1,2%, si viaggia ai massimi dal 2001. Stabili rispetto all’anno prima, ma comunque sempre elevate, anche le commissioni sui fondi bilanciati che si attestano all’1,8%.
Antonella Olivieri, Il Sole 24 Ore 25/7/2014