Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  luglio 25 Venerdì calendario

DA BUDAPEST A ROMA IL CASO DELL’AMBASCIATORE «È UN NOTO ANTISEMITA»


ROMA — Alla Farnesina non è arrivata, al momento, nessuna richiesta di accreditamento da parte della Repubblica ungherese per Péter Szentmihályi Szabó , 69 anni, poeta, scrittore , e commentatore politico di destra. Ma da quattro giorni il «caso» della nomina del nuovo ambasciatore in Italia tiene banco a Budapest, sul web e negli ambienti giornalistici ed intellettuali. Perché l’uomo che sarebbe stato scelto dal governo retto dal partito nazionalista di destra, guidato da Viktor Orban, sarebbe, secondo l’Anti-Defamation League, la più importante organizzazione mondiale che combatte contro l’antisemitismo, «un noto antisemita». Adesso, il caso è diventato internazionale.
Il direttore dell’ADL, Abraham H. Foxman, mercoledì 23 luglio, ha inviato da New York una lettera al ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini, in cui chiede che l’Italia non conceda il gradimento. «Noi speriamo — ha scritto Foxman — che risulterà chiaro al governo ungherese che il signor Szabó non sarebbe gradito a Roma».
Nella missiva, l’ADL ha sottolineato che Szabó ha pubblicato testi contenenti teorie cospirative antisemite e ha descritto gli ebrei in Ungheria come «agenti di Satana» , accusando inoltre gli ebrei di aver tratto benefici dall’«industria dell’Olocausto». Foxman ha fatto appello anche al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, insignito l’anno scorso del più alto riconoscimento dell’ADL, affinché «rifiuti di accettare le credenziali» del nominato.
«Tra il suo ministero — conclude Foxman nella lettera alla Mogherini — e l’Ufficio del presidente, noi speriamo che il governo italiano troverà il modo appropriato di incoraggiare il governo ungherese a provvedere, come ambasciatore nella vostra capitale, con un rappresentante più adatto di un uomo di odio».
Szabó, che ha vissuto a Londra (1974) e Los Angeles (1984) con borse di studio statali (ai tempi del regime comunista), è stato un addetto stampa del ministero degli Esteri alla fine degli anni Ottanta, e ha insegnato nei primi anni Novanta all’Università cattolica Pázmány Péter (ma attualmente non vi ha nessun incarico). Il 14 dicembre 2000 ha pubblicato «Gli agenti di Satana» su Magyar Fórum . Eccone un estratto: «Vivono qui in Ungheria, parlano e scrivono in ungherese, ma ci odiano. Io davvero non capisco perché rimangono, se è così male qui, in questo Paese accogliente che è così stupidamente paziente. Non è difficile riconoscerli perché sono vili e impertinenti allo stesso tempo. Il denaro è il loro Dio, la loro lingua madre in cui hanno fiducia da tempo immemorabile». E poi continua con i peggiori pregiudizi razziali: «Cerchi scuri sotto gli occhi, la pelle flaccida, palme sudate, piedi freddi(...) Essi possono essere trovati ovunque sulla terra. Sono gli agenti di Satana».
Nel 2002 l’ambasciatore si è iscritto al partito antisemita della destra radicale (Miép). E i suoi scritti sono diventati sempre più fortemente antiglobalizzazione e contrari alla politica americana e di Israele. In essi persino l’ex presidente repubblicano George W. Bush viene accusato di essere «un fantoccio» della plutocrazia americana, «il prototipo dell’utile idiota» che ha fatto «un voltafaccia biblico».
Altri esempi degli scritti di Szabó sono contenuti «Nell’ombra della storia» pubblicati da Magyar Demokrata , il 27 marzo del 2003. Oppure nel «Terrore democratico» del 13 febbraio 2003.
Fonti ungheresi sottolineano che l’ambasciatore designato non parla una parola di italiano e lo descrivono «come uno dei membri del circolo della moglie di Viktor Orban».