Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  luglio 24 Giovedì calendario

COME TI DIVERTO IL SATRAPO

C’è un elemento che lega la biografia dell’ultimo scià di Persia, Reza Pahlavi, a quella dell’ex presidente nordcoreano, Kim Jong Il, passando per Michael Jackson e Michail Gorbaciov: tutti si sono occupati della costruzione di un parco di divertimenti. Dall’Estremo Oriente al mondo islamico, dai Paesi slavi a quelli anglosassoni, non esiste cultura che non abbia provato a immaginare spazi di divertimento collettivo fatti di negozi di dolciumi, mostre animate, videogiochi e giostre. Perché anche l’energia cinetica, unita a decorazioni a tinte sgargianti, può trasformarsi in una potente arma di creazione di un’identità comune. E, qualche volta, di propaganda.
Una delle più importanti aziende al mondo nella costruzione di giostre è la Zamperla Spa di Altavilla Vicentina, una piccola multinazionale capace di costruire parchi divertimenti ovunque, dal Qatar a Pyongyang, dal Kazakistan a New York. Per gli Zamperla l’intrattenimento è una tradizione familiare: per secoli proprietari di un circo, nei primi del 900 si sono riciclati nel nascente business dei cinematografi ambulanti. Quando le proiezioni itineranti sono state sostituite dalle sale fisse, gli Zamperla si sono reinventati giostrai. Il parco clienti è cresciuto in fretta: in qualche decennio sono passati dalle fiere di Paese a essere il primo fornitore di attrazioni dei parchi Disney: “Quando qualcuno mi chiede cosa significhi divertimento, mi viene in mente una foto che ritrae l’ingresso delle truppe Usa a Kabul. A destra ci sono i blindati, gli obici e i tank; a sinistra un gruppo di bambini afghani che, dopo aver raccolto i bossoli dei cannoni, li ha intrecciati insieme e li ha fatti diventare altalene ”, spiega Alberto Zamperla, presidente dell’azienda.
Per arrivare a costruire parchi ai quattro angoli del globo, bisogna imparare a fare i conti con culture differenti. Per pensare le giostre del parco di Astana, in Kazakistan, i progettisti hanno dovuto studiare il piano di sviluppo economico di Nazarbaev. Se il presidente ha deciso che l’economia kazaka di qui al 2050 punterà su industria aerospaziale e rinnovabili, “le attrazioni ricalcheranno gli stessi temi. Ad esempio, ci siamo inventati una giostra sugli astronauti nomadi, così da tenere insieme il passato e il futuro”, spiega Francesco De Luca, un progettista.
A ogni nuovo parco corrisponde una sfida: al Sinbad Park, il primo luna park nell’Iraq post-Saddam Hussein, i lavori procedono a rilento a causa della guerra. Michael Jackson per il suo Neverland si è limitato a ordinare un autoscontro e una giostra a cavalli dal catalogo. In Germania, dalla centrale atomica di Kernwasser è stato ricavato Wunderland: un luna park con tanto di reattore nucleare ridipinto a cielo azzurro e montagne innevate. A Coney Island, Zamperla ha preso in gestione una parte del Luna Park (l’articolo determinativo è d’obbligo perché il parco newyorchese, nato nel 1903, è stato il primo a chiamarsi così) tra lo scetticismo generale: un complesso architettonico risalente a inizio secolo, per gli americani è storia profonda, per questo in molti non volevano affidarlo a un’azienda straniera. Per questo i giostrai vicentini hanno progettato una riqualificazione delicata: ad esempio, il percorso delle montagne russe rimane lo stesso di un secolo fa, solo che la vecchia struttura in legno è stata sostituita dall’acciaio. Ancora più complicata l’Arabia Saudita: niente decorazioni antropomorfe perché proibite dal Corano, niente giostre coi cavalli e, soprattutto, accessi separati per uomini e donne. Non solo, perfino le giostre panoramiche sono costruite in modo da limitare la visuale e non permettere ai maschi di sbirciare nell’ala del parco riservata alle signore. In Corea del Nord, Zamperla di parchi ne ha costruiti addirittura due: l’azienda vicentina ci ha messo le giostre, i militari la manodopera, ma è stato necessario ripensare i percorsi interni perché, a differenza di tutti gli altri parchi al mondo, l’obiettivo di un luna park comunista non è spingere i visitatori a spendere soldi. Già, i comunisti. Anche in Unione sovietica c’era una straordinaria tradizione di parchi: “Li chiamavano attraktion park e ce n’è uno in ogni città. In Unione sovietica c’erano 42 mila giostre, il numero più alto al mondo”, spiega Zamperla. E, nella capitale russa, il giostraio più importante d’Italia ha lasciato uno dei suoi rimpianti più grandi: la riqualificazione di Gorkij Park, il parco simbolo di cinquant’anni di storia moscovita. “Avevamo anche immaginato un sistema di altoparlanti che desse voce alle statue degli scrittori russi, leggesse le loro opere”. Se n’è cominciato a parlare durante l’era Gorbaciov, ma il progetto ancora non è stato approvato. Intanto, chi costruisce è Roman Abramovic, ma il suo progetto, si dice, sembra copiato da quello dei giostrai di Vicenza.
Alessio Schiesari, il Fatto Quotidiano 24/7/2014