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 2014  luglio 24 Giovedì calendario

DE PETRIS, LA GUARDIANA DELL’ORTODOSSIA CHE FERMA ANCHE NICHI


ROMA — «Ci siamo sgolati, ma niente, non ci hanno degnato di una risposta. Se vogliono il muro contro muro siamo pronti, non ci fanno paura». Se lo dice Loredana De Petris, 56 anni, capogruppo di Sinistra e Libertà al Senato, c’è da crederle. Chi la conosce bene, sa che è una dura, una capace di passare ore sopra un emendamento, senza un cedimento. Una pasionaria che ha cominciato le sue battaglie in Democrazia Proletaria, nelle battaglie contro il nucleare, ed è nota perché non le manda a dire. Romana verace (e romanista), non disdegna il vernacolo per ribattere in privato agli avversari, ma non ha nulla di folcloristico. Combatte a viso aperto e spara i suoi giudizi taglienti senza aver paura di nessuno. Neanche del capo dello Stato, che rispetta, e al quale (insieme alla delegazione guidata da Nichi Vendola) però ieri ha voluto spiegare con schiettezza le ragioni dell’ostruzionismo al disegno di legge costituzionale sulle riforme. Un ostruzionismo che nasce anche dai contrasti interni che hanno portato alla miniscissione con l’uscita di Gennaro Migliore, meno ostile al governo.
Se le suggerisci che Vendola sembra aver fatto un’apertura, si infuria: «Ma quale apertura, era accanto a me. Noi non ritiriamo nessun emendamento». In effetti, c’è chi pensa che la sua posizione da pasdaran non coincida esattamente con quella del leader di Sel. Ma lei tira diritto per la sua strada, anche perché dei 6 mila emendamenti presentati ne ha vergati centinaia di suo pugno. Uno per uno. Facendo dell’ironia su un emendamento (non presentato) su uno dei suoi molti gatti, Romoletto, «più conosciuto nel quartiere di molti dei futuri senatori, nominati con la riforma».
Al capogruppo del Pd Luigi Zanda, che le chiedeva un passo indietro, ha risposto a muso duro. Ma al cronista che le domanda se non sia il caso di provare a dialogare, risponde a tono: «Ma sono loro che provano a strangolarci. E poi ho l’impressione che Zanda non sia in grado di poter decidere quasi nulla. È il governo che comanda». Quanto a Renzi, «dice che poi sistemerà le cose? Le solite minacce».
Laureata in filosofia, la De Petris è un’ambientalista di sinistra. Ha collezionato centinaia di battaglie per i diritti degli animali, ma anche per la casa e contro gli Ogm. Al congresso dei Verdi di Fiuggi, il suo sfidante Angelo Bonelli se la ricorda ancora. Nonostante una grave sciatica che le provocava dolori lancinanti e le impediva quasi di muoversi, combattè fino alla fine, perdendo per una manciata di voti.
Cognata di Paolo Cento (la sorella è stata la moglie dell’ex deputato dei Verdi), un figlio di 18 anni, la De Petris è stata assessore alle Politiche ambientali nella giunta Rutelli e poi assessore all’ambiente per Nicola Zingaretti. Tra una battaglia per il «cioccolato puro» e una sui delfini maltrattati, ha trovato il tempo per litigare con Paola Binetti che, politicamente scorretta, aveva definito «negro» Obama: «Per avere detto “negro” — disse la De Petris — i democratici americani l’avrebbero radiata dal partito».
Cento la segue da vicino e non invidia i suoi avversari: «Non è un’estremista, anche perché ha un passato da assessore e da amministratore locale. E quindi è concreta ed è ancora più difficile contrastarla. Non urli, non strepiti, ma grande passione e competenza». Quanto al futuro in Sel? «Si vedrà. Intanto sta dimostrando che questa mini scissione non va da nessuna parte. Non so se ambisca a fare la segretaria. Sicuramente però non vive la politica per fare carriera ed è una figura soprattutto istituzionale. Ma chissà».