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 2014  luglio 24 Giovedì calendario

OTTAVIA PICCOLO, SETTE MINUTI PER VIVERE

Non si sa bene se siamo più curiosi noi di sapere del nuovo progetto a cui sta lavorando Ottavia Piccolo o lei di avere le ultime novità sulla situazione dell’Unità. «La leggo tutti giorni – dice – e la sua chiusura sarebbe una perdita per il Paese, è un pezzo di storia di tutti noi, anche di chi non l’ha mai comprata». In fondo, in entrambi i casi (il suo nuovo spettacolo e l’Unità), parliamo della stessa cosa, cioè di lavoro. «Mi sono innamorata di un testo scritto da Stefano Massini, che a che fare con il diritto al lavoro e con la dignità dell’uomo, tema di cui noi in Italia dovremmo parlare, anziché discutere del Senato...». C’è l’Italia dei licenziamenti nello spettacolo che vedremo nella prossima stagione, ma anche l’Italia fatta di persone disperate che arrivano da noi in fuga da una guerra o dalla povertà e provano a rifarsi una vita, come una delle attrici in scena, che è arrivata dal Mali nel nostro Paese a bordo di un barcone.
Ottavia, cos’è che l’ha attratta tanto di questo testo, «Sette minuti»?
«Intanto è un testo davvero bellissimo e scritto molto bene. Massini, con il quale ormai collaboro da tanto tempo, ha preso spunto da una storia vera (Francia, 1998, ndr) che racconta cosa avviene durante un consiglio di fabbrica: undici rappresentanti, undici donne operaie tessili, devono decidere se rinunciare a sette minuti di pausa... Sette minuti sembrano niente. In realtà, la portavoce, con più anni di esperienza alle spalle (che sarei io), innesca una discussione tentando di far capire alle altre cosa significa questa piccola rinuncia... Succede un po’ quello che accade in La parola ai giurati di Reginald Rose: si discute fino all’ultimo senza sapere dove si andrà a finire (le operaie rifiutarono raccordo con un solo voto di scarto e vennero lentamente ma sistematicamente licenziate, ndr). I personaggi di Massini, devo dire, sono tutti ben costruiti: dall’immigrata dell’Est alla giovane punk, dall’impiegata che ha una visione diversa alla musulmana. Credo sia un testo necessario, un testo sulla contemporaneità. Prodotto da Ert, Teatro Stabile dell’Umbria e Teatro Stabile del Veneto, debutterà il prossimo 16 novembre a Narni e subito dopo andrà a Bologna. La regia è di Alessandro Gassmann».
Nonostante i suoi 54 anni di carriera alle spalle, e quindi i tanti registi con cui ha lavorato, è la sua prima volta con Alessandro Gassmann...
«Sì è la prima volta e sono emozionatissima. Conosco Alessandro da bambino perché ero amica della sorella Paola, ma non mi era mai capitato di lavorare con lui prima d’ora. Quindi mi fa molto piacere, poi so che lui è felicissimo del cast… tutte giovani attrici, che ha reclutato già alla prima audizione».
Sarà un cast internazionale?
«Sì, so che ci sono anche attrici straniere, non vedo l’ora di conoscerle. Per me affrontare un nuovo lavoro è sempre un po’ come il primo giorno di scuola».
Negli ultimi anni ha scelto più di una volta di interpretare I testi di Stefano Massini, cosa le piace di questo giovane drammaturgo?
«Stefano è un teatrante nato. Quando pensa e scrive un testo lo pensa già per il teatro. Ha i ritmi giusti ed è difficile non lasciarsi affascinare, lo ha capito anche Ronconi che porterà in scena il suo Lehman Trilogy. Io l’ho intuito subito, già dieci anni fa quando lessi i suoi primi testi. E da allora l’ho sempre seguito, tra di noi si è creata una sintonia rarissima, che permette ad entrambi di migliorare e crescere. Non mi era mai successo con nessun altro in tutti questi anni di carriera. Lo considero un po’ il mio Pirandello, e io potrei essere la sua Marta Abba, ma le età sono invertite, dato che lui è molto giovane...».
A proposito di carriera: cosa immagina per il suo futuro? C’è qualche ruolo che non ha ancora interpretato e che invece le piacerebbe fare?
«A dire la verità ho fatto un po’ tutto... da Giulietta a Ofelia. In generale spero di potermi misurare sempre con cose diverse. D teatro può essere faticoso, per questo ne faccio anche meno. Non mi dispiace avere il tempo per potermi dedicare alla mia vita familiare o trascorrere le giornate facendo lunghe passeggiate. Certo, se mi capitasse qualcosa di interessante, anche in tv, non mi tirerei indietro».