Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  giugno 26 Giovedì calendario

ROBLEDO-BRUTI, ESPOSTO BIS AL CSM


Un indagato smette di collaborare con i magistrati. Un secondo vuole essere interrogato soltanto dal procuratore in persona. Un terzo chiede che il suo processo sia spostato a Brescia per legittimo sospetto. Un quarto organizza una conferenza stampa in cui dice che “si sente come un figlio maciullato a causa dei genitori che litigano tra loro”. Sono gli effetti del conflitto interno alla procura di Milano. Che non accenna affatto a ricomporsi, anzi: il procuratore aggiunto Alfredo Robledo ha aperto un altro fonte, inviando al Consiglio superiore della magistratura un nuovo esposto in cui denuncia come illegittima la decisione del suo capo, il procuratore Edmondo Bruti Liberati, di impedirgli di partecipare agli interrogatori degli indagati nelle sue inchieste: è successo nei giorni scorsi, con i manager Antonio Rognoni e Angelo Paris. Decisione mai vista prima: il capo può togliere tutta l’inchiesta a un magistrato della sua procura, motivando la scelta, ma può proibire soltanto alcuni atti d’indagine? Sarà di nuovo il Csm a rispondere alla questione, riaprendo il caso Robledo-Bruti.
Intanto, nelle stanze al quarto piano del palazzo di giustizia milanese si sentono i riverberi del conflitto. Ieri ha fatto sentire la sua voce Vito Gamberale, amministratore delegato del fondo F2i, per cui Robledo ha due giorni fa chiesto il rinvio a giudizio per turbativa d’asta. La vicenda è quella della gara con cui il Comune di Milano ha venduto il 29,75 per cento della Sea (aeroporti di Linate e Malpensa). Gamberale è accusato di aver convinto i concorrenti a farsi da parte e a non partecipare alla gara, promettendo loro compensazioni e altri affari. Assistito dagli avvocati Gianpiero Biancolella e Fabio Giarda (assente per impegni il terzo legale, Paola Severino), ha offerto la sua versione della vicenda, garantendo che si è svolta in maniera limpida e trasparente. Alla fine, è arrivato al conflitto che divide Robledo da Bruti, il quale ha tenuto in cassaforte per alcuni mesi il fascicolo d’indagine, prima di passarlo al suo aggiunto, che ha lamentato – anche di fronte al Csm – di aver potuto iniziare l’inchiesta forse troppo tardi: “Ci sentiamo strumenti in questa vicenda di scontro tra magistrati”, ha protestato Gamberale. “Come i figli maciullati da una contesa tra i genitori. Abbiamo finora assistito in silenzio allo scontro in procura, ma adesso, a indagini chiuse, diciamo la nostra”.
Ha detto la sua anche il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà, rinviato a giudizio per le firme false raccolte per presentare i candidati Pdl alle regionali 2010. Ha chiesto che il suo processo sia spostato a Brescia, sostenendo che tutti i giudici di Milano non sono sereni, a causa delle polemiche in procura. Ci ha provato anche Gianstefano Frigerio, ex Dc, ora Forza Italia, arrestato l’8 maggio per le presunte corruzioni degli appalti in Lombardia: ha scritto a Bruti una lettera in cui chiede di essere interrogato solo da lui. “Illustre procuratore, Le chiedo umilmente la grazia di venire di persona a interrogarmi”. Indagato dai pm Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio, coordinati da Ilda Boccassini, Frigerio vuole Bruti, “vista anche la recente rinnovata funzione di garanzia assunta sul delicato dossier Expo”. Il riferimento è all’istituzione da parte di Bruti dell’Area Omogenea Expo, da lui personalmente coordinata, con il risultato di escludere Robledo dalla guida di ogni inchiesta sull’esposizione universale.
Antonio Rognoni, invece, vuole Robledo. E ora ha smesso di parlare. Era il potentissimo direttore generale di Infrastrutture lombarde, la stazione appaltante della Regione. Aveva cominciato a collaborare con Robledo, dopo il suo doppio arresto, nell’indagine su Infrastrutture e poi in quella sulla “piastra” (la base dell’Expo, il più grande appalto, da quasi 200 milioni). Aveva iniziato a spiegare come mai, a sorpresa, era spuntata la Mantovani a strappare la vittoria a Impregilo. Giovedì scorso, a interrogarlo sono arrivati, per ordine scritto del procuratore, solo i tre pm Roberto Pellicano, Paolo Filippini e Giovanni Polizzi. Non avendo più Robledo come interlocutore, sostanzialmente estromesso dalle indagini su Expo, Rognoni si è fermato. Non si erano mai viste cose così, nella procura di Mani pulite.

Gianni Barbacetto, Il Fatto Quotidiano 26/6/2014