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 2014  giugno 26 Giovedì calendario

PERISCOPIO


Azzurri. Si torna a casa, lessi. Il rompi-spread. MF.



Prandelli: «Dispiace uscire così». Avremmo voluto continuare a perdere ancora. Spinoza. Il Fatto.



Italia - Renzi non è mica scemo, stavolta non c’ha messo la faccia. Jena. La Stampa.



L’Europa non combatterà più a mani nude. Direttamente con i moncherini. Maurizio Crippa. Il Foglio.



La passione di Casaleggio per la fantascienza è nota. Ma da sola non basta a spiegare Crimi. Edelman. Il Fatto.



C’è gente che guarda noi imprenditori come se fossimo eroi, quelli che, nella crisi, si indebitano per non licenziare i dipendenti. E c’è chi ci giudica malfattori, ritenendo che pensiamo solo alla nostra ricchezza. Ma veniamo considerati per quello che siamo nella stragrande maggioranza dei casi: una risorsa, un fondamentale tassello dello sviluppo del Paese. C’è ancora una diffusa cultura anti-imprenditoriale che ad esempio, anche nella cattolicissima Spagna, non esiste più. Alberto Bombassei, patron di Brembo, deputato di Scelta Civica. Corsera.



Il lascito del berlusconismo è segnato da tre fallimenti. Primo: è fallita la costituzione di un grande partito liberal-conservatore che si è subito ridotto a una formazione patrimonial-populista con tratti carismatici. Secondo: è fallita la modernizzazione del paese. Terzo: è fallita la rivoluzione liberale, per l’adagiarsi su interessi settoriali, corporativi e persino personali, visto il benefit politico aggiuntivo di 2,1 miliardi di euro alle sue televisioni per tutti gli anni che è stato al governo. Piero Ignazi, Vent’anni dopo. La parabola del berlusconismo. il Mulino.



Il bilancio di Roma capitale è: «Cento anni d’incompetenza, di trascuranza, di cupidigia, d’affarismo: promesse non mantenute, spese rovinose, costruzioni assurde e fatiscenti, distruzioni ignobili, bilanci truccati, corruzione permanente (...). Con rassegnazione dobbiamo abituarci a considerarla come un errore di gioventù» Giuseppe Prezzolini. 1970 citato da Alfonso Berardinelli, scrittore. Il Foglio.



Quando sono nato nelle Langhe, in quei posti ora protetti dall’Unesco, sui cartelli stradali che cadenzavano i paesi, lungo la sinuosa provinciale che da Montezemolo porta ad Alba, appariva la scritta «zona depressa». C’era povertà, c’era malora, c’era necessità di scappar via: prima della guerra, molti erano andati a cercar fortuna in Francia, in America; dopo la guerra, molti avevano venduto quel poco che avevano per andare a trovare un lavoro altrove, specie in Liguria: diventarono panettieri, osti, macellai. Aldo Grasso, Corsera.



Vorrei sbagliarmi, ma temo che l’Italia non sappia più che farsene di Indro Montanelli. Quando lui stesso, negli ultimi anni, non faceva che ripetere: «So di aver scritto sull’acqua» quando ricordava la frase del suo maestro Ugo Ojetti: «L’Italia è un paese di contemporanei senza antenati, né posteri, perché è senza memoria», credevo che si trattasse di una posa scaramantica. Ed invece è la realtà. Paolo Di Paolo. Il Foglio.



Sono arrivato a sognare il «francobollo elettronico» (ad esempio un centesimo per ogni mail), a mio parere il solo mezzo che ci eviterebbe di essere invasi quotidianamente da comunicazioni irrilevanti e fastidiose, abbattendo del 99% il traffico sulla rete e restituendoci tempo per attività più intelligenti o piacevoli. Mauro Nori, direttore generale dell’Inps. La Stampa.



Mio padre non era più nella stanzetta singola in cui era stato ricoverato d’urgenza, era stato spostato nell’ala dei malati terminali, quelli cui non è prevista la guarigione. Confinato in un’ala, venivano espulsi dalla vita prima di morire. L’ala era sempre in rifacimento: muratori, secchi di malta, secchi di sabbia, scale di legno. Con i malati terminali non è il caso di sprecare niente, non danno soddisfazione, non migliorano mai. Di loro, i medici parlano malvolentieri. I medici fanno i guaritori, chi non guarisce è un loro nemico, perché non collabora. Ferdinando Camon, La mia stirpe. Garzanti, 2011.



Lo zapping è, a domicilio e nella realtà, il potere assoluto. Di togliere la parola a un uomo politico, a un giornalista o a un cantante. Di cancellare tutti coloro che ti infastidiscono. Di nascondere, con la pressione di un pollice, una verità insopportabile o una cultura esigente. Di dire sì o no. Lo zapping è una rivincita per gli umiliati, i senza grado. Esso permette di affermare, in famiglia e per se stesso, un’autorità, uno spirito decisionista, una combattività, uno spirito di resistenza, un’insolenza che sarebbe bene manifestare altrove. È buono per i nervi e senza rischio. Temo che lo zapping, se può prevenire qualche ulcera allo stomaco, incoraggi l’intolleranza. Al meglio, il menefreghismo. Bernard Pivot, Le métier de lire, il mestiere di leggere. Gallimard, 1990.



Gustav Mahler è morto da dieci anni e la sua vedova, Alma, alacre, ronzante come una regina delle termiti, vivifica, con ciclopici e sovente infausti sforzi nuziali, il formicaio delle avanguardie austriache; amica di Kokoschka, moglie di Gropius, finirà, lei antisemita, col condividere l’esilio del solo ebreo dei suoi uomini, il meno geniale e più sessualmente dotato, Franz Werfel. È la Vienna, per taluni affascinante, per altri repellente di una catastrofe ch’ebbe il suo aedo in Robert Musil e il suo rapsodo in Joseph Roth. Ricordate? «Camminavo per strade deserte, con un cane sconosciuto deciso a seguirmi. Dove? Lo sapevo quanto lui. La Cripta dei cappuccini, dove giacciono i miei imperatori, era chiusa. Suonai. Un frate mi venne incontro e chiese: che cosa desidera? Voglio visitare il sarcofago del mio imperatore, Francesco Giuseppe, risposi. “Dio la benedica”, disse il frate, e fece, sopra di me, il segno della croce». Piero Buscaroli, Paesaggio con rovine. Rusconi, 1989.



Peter Handke è un eccellente cuoco, soprattutto quando cucina i funghi. Eccellenti, peraltro, sono anche le zuppe di Grass, basta non indagare sugli ingredienti. Michael Kruger, editore tedesco. Der Spiegel.



Government is the great fiction, through which everybody endeavors to live at the expense of everybody else. Frederic Bastiat, French economist (1801-1850).



Un tenente galante incontra una signorina per strada: «Signorina, gradisce la mia compagnia?». «No, tenente, assolutamente no!». «Pazienza. Compagnia! Avanti, march!». Gino Bramieri, Barzellette. Euroclub.



Tutte le lettere d’amore che ho scritto si sono ritorte contro di me. Roberto Gervaso. Il Massaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 26/6/2014