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 2014  giugno 26 Giovedì calendario

IL NODO DEBITO SUL TAVOLO DELL’ACCORDO


Alitalia ed Etihad annunciano il raggiungimento di un accordo per l’ingresso della compagnia araba nel capitale della società italiana. L’accordo tra le banche per decidere come tagliare l’esposizione verso Alitalia - una delle condizioni chieste dagli arabi - però ancora non c’è e ci vorrà tempo per raggiungerlo. Quanto? Difficile dirlo, nuovi incontri sono previsti nei prossimi giorni. E questo nonostante gli annunci ottimistici del ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi.
«Su Alitalia-Etihad c’è stato un importante incontro con le banche e con i principali azionisti, in un clima positivo e nel quale si sono fatti passi avanti decisivi - ha detto ieri il ministro -. È sempre più chiaro che questo matrimonio s’ha da fare, perché è ormai evidente a tutti che si tratta di un forte investimento industriale con concrete prospettive di sviluppo per la nostra compagnia».
La realtà è che alcune banche finanziatrici di Alitalia, in particolare le più piccole e per le quali il sacrificio di cancellare parte dell’esposizione o di convertirla in equity è proporzionalmente più pesante, stanno facendo resistenza. Il pool di istituti di credito è composto da IntesaSanPaolo, Unicredit, Mps e Popolare di Sondrio. Etihad ha posto tra le condizioni la ristrutturazione di 560 milioni di debito di Alitalia, da realizzare con la cancellazione per circa un terzo del debito e per la conversione in equity della restante parte. Intesa e Unicredit sono pronte a fare la loro parte; le altre due sino a qualche giorno fa no. I passi avanti che sono stati fatti nelle ultime settimane riguarderebbero l’aver convito Mps e Popolare di Sondrio a fare la loro parte, anche se magari con una maggior quota di conversione e minore di cancellazione. Ma il diavolo, come si sa, è nei dettagli. A fronte di un sacrificio da sostenere, le banche piu piccole stanno cercando di minimizzare i danni. In ogni caso sul punto di equilibrio raggiunto è stato dato via libera ad Alitalia per chiudere l’intesa con Etihad: il senso è che circa un terzo del debito verrà cancellato, il resto convertito, ma saranno le quattro banche a decidere come distribuire i pesi. Forti di questo via libera, e dunque consapevoli di avere in mano il pallino sulle sorti future dell’alleanza, evidentemente Mps e Popolare di Sondrio hanno colto la palla al balzo per tirare l’acqua al loro mulino. Questo spiega probabilmente perché nelle ultime ore qualcuno sta cominciando a parlare della possibilità di allungare la scadenza del debito invece che cancellarlo: è chiaro, però, che se a qualche istituto viene concesso di tenere in piedi l’esposizione verso Alitalia, riscadenzandola, saranno gli altri del pool bancario a dover cancellare o convertire ulteriori porzioni della loro esposizione.
Si capirà nei prossimi giorni se le rivendicazioni delle banche più piccole verranno anche solo parzialmente accolte dagli altri istituti. In futuro, in ogni caso, alle banche verrà chiesto di sostenere ancora la nuova Alitalia. Il piano di investimenti da 600-700 milioni previsti dalla compagnia araba non sarà sostenuto da Etihad, ma sarà credito bancario che la nuova Alitalia dovrà trovare sul mercato. È probabile che a Intesa e Unicredit vengano chieste nuove linee di finanziamento così come verranno aggiunte altre banche internazionali; improbabile invece che Mps e Popolare di Sondrio siano coinvolte ulteriormente.
«Un piano sfidante», ha detto ieri il dg di Intesa Sanpaolo Gaetano Miccichè, che ha confermato la permanenza della banca nell’azionariato almeno fino al 2017. «Se l’accordo sarà perfezionato, verrà chiusa un’operazione importante per il Paese perché nascerà una compagnia forte, superpatrimonializzata e con il 51% in mani italiane». Sempre a proposito di nuova finanza che verrà messa nella newco aerea, la partecipazione diretta di Etihad nell’aumento di capitale che le consentirà di rilevare il 49% del capitale si limiterà a 400 milioni. I restanti 160 milioni per chiudere l’aumento complessivo da 560 milioni verranno messi dai soci italiani: gli accordi prevedono che la compagnia araba compri dalla vecchia Alitalia - che diventerà una bad company - una serie di asset, come slot o altre attività, per un controvalore di 160 milioni.

Marco Ferrando e Laura Serafini, Il Sole 24 Ore 26/6/2014