Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  giugno 23 Lunedì calendario

STING E GLI ALTRI MILIONARI CHE LASCIANO I FIGLI SENZA EREDITÀ


«Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno».
Sting deve aver letto questo passo del Vangelo di Luca, prima di decidere insieme con la moglie Trudy («la Regina Madre» la chiama rispettosamente il musicista): uomo pragmatico, il musicista ha deciso di evitare che qualcuno dei suoi sei figli emuli il giovane scialacquatore della parabola risolvendo il problema alla radice: non lasciando loro in eredità il suo patrimonio, che al momento ammonta a circa 250 milioni di euro.
«Non voglio che vivere di rendita si trasformi per loro in una palla al piede», ha spiegato al Daily Mail, ricordando di aver sempre incoraggiato l’indipendenza nella sua numerosa prole (dalla prima moglie ha avuto Joseph, nato nel 1976 e Kate nell’82, poi da Trudy Mickey nato nell’84, Jake l’anno dopo, Coco nel 1990, e Giacomo Luke nel 1995). «Non mi hanno mai chiesto granché, hanno cercato la loro strada nella vita, e questo me li fa apprezzare ancora di più», ha spiegato.
È l’etica del lavoro dell’ex ragazzo del popolo nato nei sobborghi di Newcastle, figlio d’un lattaio e di un’infermiera. «Se tutto mi fosse stato concesso su un piatto d’argento, non credo che sarei sopravvissuto», ha spiegato ricordando la gavetta nei pub a cantare e suonare per gli ubriachi, il doppio lavoro, il sogno di una vita migliore per la sua giovane famiglia.
«Ho spiegato loro che quando morirò non ci sarà molto da parte perché quel denaro lo stiamo spendendo. Ci sono molte spese. I miei figli devono lavorare, e lo sanno. Ovviamente sono pronto ad aiutarli se dovessero avere dei problemi ma non è mai successo, finora». Se Sting non dovesse spendere fino all’ultimo il suo considerevole patrimonio è ipotizzabile che lascerà royalties e altro a una fondazione benefica (una delle sue cause preferite è l’Amazzonia).
È insomma Sting l’ultimo dei super ricchi — provenienti da un po’ tutti i campi, dalla tecnologia come la finanza e lo spettacolo — a fare una scelta di sobrietà. Decidendo che il patrimonio verrà ereditato da una fondazione benefica, e non dai figli, per incoraggiarli (costringerli) a trovare una strada nella vita.
L’esempio più famoso di questa tendenza è l’uomo più ricco del mondo, Bill Gates (peraltro non esattamente un self-made man: suo padre, ancora in vita, è stato un grande avvocato di Seattle) che ha già spiegato di voler investire tutto nelle sue cause benefiche — la lotta alla malaria su scala globale, l’accesso a acqua pulita per le popolazioni disagiate, le vaccinazioni — lasciando ai figli il minimo indispensabile a non apparire un novello Scrooge del canto di Natale dickensiano.
La linea-Gates viene seguita da altri grandi della tecnologia (non da Larry Ellison: la figlia è produttrice di film da Oscar grazie al patrimonio paterno, ma i risultati parlano) come John Roberts fondatore del sito di casalinghi Ao.com, i cui figli dovranno «costruire la loro vita» come lui ha costruito il suo sito, cioè con immaginazione e spirito imprenditoriale. Vidal Sassoon, creatore della catena di parrucchieri, «tagliò» dal testamento tre ex mogli e un figlio adottivo, e nel mondo dello spettacolo personaggi diversissimi tra loro come il divo del cinema asiatico d’azione Jackie Chan e il linguacciuto rocker Gene Simmons dei Kiss hanno garantito che il loro consistente patrimonio non finirà ai figli.
Che si troveranno ad assistere a una massiccia fuga di capitali (dalle loro tasche), diseredati da genitori multimilionari. Ma anche in quel caso ai figlioli prodighi mancati, potrà essere utile una citazione dai Vangeli: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe».