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 2014  giugno 23 Lunedì calendario

ANDREA ILLY, MR COFFEE VA IN ALTAGAMMA

N ell’ufficio di Andrea Illy in azienda, due dipinti campeggiano alle pareti: il quadro firmato da James Rosenquist con l’invenzione del celebre logo rosso del caffè e il ritratto di Ernesto. «Mio padre mi guarda, mi controlla ogni giorno», scherza Andrea. E in effetti il presidente e ammini-stratore delegato del gruppo triestino è guardato e deve guardare alla storia macinata in azienda e a chi l’ha costruita con piglio costantemente esigente. La perfezione dell’arte, testimoniata nel dipinto di Rosenquist, la tensione all’innovazione - in cerca della perfezione, che nella vita è mutevole - nella tecnologia e nella cultura d’impresa secondo la ’lezione’ di Ernesto. Del resto, in poche altre imprese potrebbero assumere come slogan “passione e ossessione per la qualità da tre generazioni”. «Abbiamo un obiettivo semplice: continuare a crescere, guadagnare, investire», dice Illy. Che non è target da poco in un mercato in profonda trasformazione. Basti pensare, riguardo al consolidamento in corso per il caffè macinato, che Mondelez International e Douwe Egberts, numeri 2 e 3 del mondo si sono fusi. Altre concentrazioni arriveranno. E chissà se e quanto coinvolgeranno i 700 torrefattori italiani. «Tra i medi potrebbe esserci qualche fusione ma non a opera nostra. Noi avremo solo crescita interna, spinta dal nostro prodotto e dal brand. Continuiamo a andare avanti per la nostra strada da indipendenti, per offrire il miglior caffè al mondo, quindi di
nicchia, controllando l’intera filiera dal campo al negozio, investendo l’8% dei ricavi nello sviluppo tecnologico e dei punti vendita monomarca. Miriamo alla eccellenza. Siamo la più piccola delle grandi». Sarà pure per via della sua ’ossessione’ da perfezionista che Andrea Illy è stato incaricato della presidenza della fondazione Altagamma, che riunisce i marchi più celebrati dell’industria italiana nei più disparati campi. Da un anno Illy veste i panni dell’ambasciatore e cerca di mettere a fattor comune una galassia di imprese che il mondo ci invidia e che, per tanti dei brand più celebri, ci compra. «Viviamo in un Paese ricchissimo che deve solo risolvere un problema di cash flow, con un mercato infinito davanti a sé perché siamo eredi di tre millenni di bellezza e di cultura e il mondo ce lo riconosce. Ma dal 1993, da Tangentopoli in poi, non abbiamo fatto che distruggere e litigare, come se stessimo in auto in una rotatoria a girare in tondo. E ci troviamo ora a vivere in una fase di insostenibilità sistemica, in economia e nella società, che se non risolviamo subito genererà uno scoppio di violenza. Per fortuna gli italiani hanno votato bene e, se nei prossimi sei mesi il governo agisce, ci sono le condizioni per riprendere a crescere e tornare a essere un grande Paese. A partire dalla manifattura e dalla industria culturale e creativa». Diceva Coco Chanel che ’il lusso è una esigenza che comincia dove la necessità finisce’. Oscar Wilde proclamava: ’Datemi il lusso! Farò a meno del necessario’. Concetti che aiutano - per contrasto - a definire che mestiere vuole assolvere Altagamma: rappresenta aziende e cultura dell’alimentare, ristorazione, ospitalità, nautica, arredamento, auto, alcolici, orologeria e gioielleria, moda, profumi, pelletteria. Tutta roba che serve e non di lusso superfluo, ma concepita e realizzata con la cura maniacale, l’estro, l’originalità, la cultura, la manualità che sono un sigillo italiano. Parliamo di un mercato molto grande, 730 miliardi a livello mondiale, pari a un terzo del Pil italiano, che non ha conosciuto stop nemmeno durante la grande crisi post 2008. «Se siamo in grado di sviluppare questa industria potremo crescere in modo molto importante - chiosa Illy - perché è vero che i francesi sono fortissimi su retail, finanza, gestione degli asset, ma noi siamo quelli della creatività e del prodotto, dei saperi appoggiati su una eredità unica chiamata storia e natura. Non per nulla siamo il Belpaese». Il che non toglie che pure Illy vede l’Italia «in una grande depressione, con numeri che non fanno che peggiorare. L’economia se non cresce produce solo debito e disoccupazione. Bravo Renzi perché con gli 80 euro contribuisce a migliorare l’umore. Ma poiché non possiamo pensare di abbassare le tasse, l’unica leva rimasta sono le esportazioni, che non è vero che vadano così bene. Il differenziale di crescita dell’export italiano 2007-2013 è solamente del +4,5% e si può fare molto di più. L’attuale ciclo economico è dominato dall’informazione, il prossimo sarà sulla bellezza, materia in cui siamo maestri assoluti e che può costituire un nuovo Rinascimento». Da questo scenario pieno di opportunità, di minacce, di rischi, di complessità e di confusione globale, trae origine il programma di Altagamma, la cui missione è finalizzata a rafforzare la competitività dell’alta industria creativa e culturale italiana ma anche dare un contributo positivo all’immagine del Belpaese nel mondo. Tre i problemi di fondo: la depressione; la diaspora delle aziende e lo shopping di investitori stranieri; il declino di immagine di Milano sotto attacco delle regine del lusso chiamate Parigi, Londra, New York. Tre anche le linee d’azione: business development (ricerche di mercato e relazioni internazionali), cultura di impresa, promozione. «Abbiamo presentato il nostro programma al governo. E dunque siamo andati da Monti, Letta e ora Renzi e proposto una partnership pubblico- privata incentrata su un obiettivo: spingere sull’export, sviluppando la passione per l’italian lifestyle e spingendo sulla leva dell’incoming turistico». A parte la lieve nota sarcastica relativa alla stabilità del quadro politico in Italia, e precisato che Altagamma non chiede un soldo, Illy batte con insistenza su alcuni tasti. Detassazione degli utili reinvestiti in azienda. Lotta alla contraffazione dei marchi e prodotti italiani su scala mondiale. Formazione («stimiamo ci siano 200mila posti vacanti di mani intelligenti, ossia il 40% dei giovani disoccupati troverebbe lavoro se ci fossero scuole professionali e formazione adeguati»). Ma il tema della formazione incrocia pure chi guida le aziende, laddove Altagamma si propone di favorire il passaggio dall’impresa familiare padronale a quella familiare manageriale. I buoni esempi non mancano, come Ferragamo dove la famiglia è custode dei saperi e della storia, il management garantisce le performance. Ma in tantissimi casi, sono state proprio le imprese familiarpadronali, magari alle prese con problemi di cassa o di passaggi generazionali, a aver ceduto l’azienda, tipicamente ai francesi. Al riguardo Illy porta una tesi provocatoria. Dice che «nel brevemedio termine, forse l’Italia ha da guadagnarci perché chi compra cara un’azienda è legato alle radici italiane e non può che rafforzarle. Gucci non sarebbe quel che è oggi se non fosse francese. Ma occorre saper garantire il ricambio, sapendo creare una nuova Bulgari, mentre le condizioni per far nascere nuove imprese non ci sono. Inoltre può essere molto pericoloso nel lungo periodo, perché i cinesi possono copiare le filiere. E poi sarebbe il deserto». A proposito di deserto: ma che pensa un imprenditore come Illy - che ci ha messo la faccia: illycaffé è official coffee partner di Expo e curerà l’organizzazione e i contenuti del padiglione del caffè dell’esposizione universale - della nuova ondata di Tangentopoli? «Premesso che, dopo Expo e Mose, usciranno altre vicende simili perché questa è una nuova Mani Pulite, trovo sia positivo che emergano. Il sistema si sta ripulendo e così ripartiamo». Ma che ne sarà dell’Expo, i cui cantieri sono in ritardo? «Anche in Cina non era tutto finito, quando è stato inaugurata l’Expo. L’Italia dà il meglio di sé sotto pressione, dubito che arriveremo non a posto. Finiremo 5 minuti prima e faremo un figurone».