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 2014  aprile 24 Giovedì calendario

ME NE VADO, ANZI NO: LA CRISI DEL POETA DI B.


Gli addii di Sandro Bondi non sono mai definitivi. A fare velo, ai suoi esegeti, è la sua notoria mitezza, che dentro Forza Italia è segno di anomala purezza. Ma la realtà puzza, non odora, e alla fine il candore bondiano è sopraffatto dai compromessi, dalle convenienze, dai ragionamenti di respiro cortissimo. In ogni caso, Bondi ci prova a volare altissmo, a fare il pensatore pessimista, non solo il politico poeta. E così ieri mattina, tre giorni dopo Pasqua, finalmente è comparso il Verbo dell’ex comunista di Fivizzano, paesino di nemmeno diecimila abitanti della provincia di Massa Carrara. Sulla prima pagina della Stampa una lettera che scolpisce l’ennesimo addio al Condannato: “Forza Italia ha fallito, sosteniamo Matteo”. Da orazione funebre l’incipit: “Gentile Direttore, la mia impressione, da osservatore esterno ormai alla vita politica italiana, è che il centrodestra non solo sia diviso, com’è evidente, ma soprattutto sia privo di una strategia per il futuro”. Certo, il carisma di B. resiste, ma adesso è spuntata una nuova stella che però sta nel campo opposto e promette di fare la rivoluzione liberale. Matteo Renzi, naturalmente. È la professione di fede di un toscano a un altro toscano. Bondi non è che l’altro corno renziano di Fivizzano. Il primo è Denis Verdini, lo sherpa plurinquisito dell’ex Cavaliere che ha preparato il patto del Nazareno sulle riforme. La lettera d’addio di Bondi ha richiamato ai cultori della materia due versi di una sua poesia, Fra le tue braccia: “Sollevo il velo delle illusioni/ Sprofondo nel nulla”. Ma il nulla in politica non è come in poesia. Non esiste. Raccontano che subito dopo aver letto la lettera bondiana, Silvio Berlusconi, seppur incazzato nero, abbia dato ordine di non attaccare il fidato “Sandro” come un Alfano o un Bonaiuti qualunque. “Con lui ci parlo io”. Il risultato della telefonata si è visto a sera. Una nota di Bondi per smentire se stesso: “La mia analisi è stata fraintesa. Sono e resto fedele a Berlusconi”.
In fondo, è questo che voleva Bondi, che il Condannato si ricordasse di lui e lo chiamasse. L’unico politico-poeta dell’orbe terracqueo è l’ennesima vittima della banda dei quattro di Palazzo Grazioli: la Pascale, la Rossi, Toti e Dudù, il famigerato cerchio magico che terrebbe prigioniero l’ex Cavaliere. A dire il vero sono mesi che Bondi fa sapere di essersi allontanato da Forza Italia e vivere in campagna a Novi Ligure, in Piemonte, in casa della compagna. Già, la compagna. Le voci più interne e maligne del cerchio magico intestano anche a Manuela Repetti, senatrice come il compagno Sandro, le cause della lettera di ieri: “La Repetti voleva fare il coordinatore regionale in Piemonte e non c’è riuscita, voleva avere un incarico di primissima fila a Roma e non c’è riuscita”. Ergo, tutto il resto. Ora, imputare tutto alla bionda Manuela è ingiusto e riduttivo nei confronti del pensiero politico di Bondi che, appena dieci anni fa, tracciava un bilancio solare e radioso di Forza Italia in un prezioso volume Mondadori dall’impegnativo titolo: Tra destra e sinistra. Altri tempi. Bondi era coordinatore azzurro ed era egli stesso incarnazione glabra del cerchio magico. Risorto persino dopo il disastroso passaggio al ministero per i Beni culturali, il finto mite Bondi è stato a contatto con B. fino allo scorso autunno tragico, quello della decadenza. Fu allora che consegnò sempre a un giornale, stavolta il Foglio, un’altra orazione funebre: “Dietro Berlusconi non c’era niente, in questi anni non abbiamo costruito nulla di umanamente e politicamente solido o autentico. Finisce male”. Ma per Bondi non finisce mai. In ballo, raccontano ancora i cattivi di FI, c’è almeno un seggio per la famiglia. È la politica, bellezza.

Fabrizio d’Esposito, Il Fatto Quotidiano 24/4/2014