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 2014  aprile 24 Giovedì calendario

SCURE SULLA PAGA? LA TOGA SCAPPA


Toghe in fuga. Via da codici e pandette, via da voluminose sentenze e da polverosi archivi. Il Consiglio dei ministri del 18 aprile taglia il tetto massimo per lo stipendio lordo annuo da 311 mila a 240 mila euro? Ingenui: già da un paio di giorni ben 12 presidenti di sezione della Corte dei conti avevano presentato dimissioni per non subire immediati danni retributivi e, poi, pensionistici. Erano bastate le anticipazioni di stampa a mettere in allarme i magistrati che godono del trattamento equivalente a quello del primo presidente di Cassazione che, appunto, scenderà di 71 mila euro dal 1° maggio prossimo. Tra quelli contabili, molte figure di vertice hanno lasciato scoperte poltrone fondamentali per il buon andamento della Corte, mettendo nei guai il presidente Pasquale Squitieri.
Non che gli altri magistrati abbiano festeggiato e basta ricordare le proteste dell’Anm. Al momento, però, non risultano dimissioni nei Tar o al Consiglio di stato né, sembra, c’è stata una fuga dalla Corte di cassazione. Qui si parla di un paio di toghe che avrebbero lasciato, ma non è detto che sia a causa della riduzione dello stipendio perché non tutti arrivano al limite massimo di 75 anni. Resta un caso a parte la Consulta. Essendo organo di rango costituzionale, gode di un’autonomia che consente ancora oggi al presidente di guadagnare circa 560 mila euro lordi l’anno e ai 14 giudici circa 465 mila, oltre a innumerevoli benefit. Stipendi che vengono cumulati con pensioni spesso altissime, cui hanno rinunciato solo in due: Giuliano Amato e Paolo Grossi.
Ciò di cui si parla meno, però, è il personale comandato da altre amministrazioni, che ha diritto alla cosiddetta «indennità di Corte». Sono 58 persone, in maggioranza magistrati, che assistono i giudici costituzionali. Gli «assistenti di studio» a tempo pieno hanno un’indennità di 36.653 euro lordi l’anno, quelli a tempo parziale di 27.486 euro. Soldi che si aggiungono al normale stipendio dell’amministrazione di provenienza che, nel caso dei magistrati, è mediamente piuttosto alto. Anche qui, come in tanti altri organismi dov’è in servizio personale distaccato, non c’è motivo per cui per un solo lavoro si debbano percepire due stipendi. Un’indennità che, presa singolarmente, può sembrare bassa ma che raggiunge cifre rilevanti nel bilancio annuale: in quello di previsione 2014, infatti, le indennità al personale comandato ammontano a 3 milioni e altri 930 mila euro vengono rimborsati dalla Corte alle amministrazioni di appartenenza. I contributi previdenziali ammontano invece a 1,2 milioni, però riguardano anche il personale incaricato e a contratto. In totale, il contributo dello Stato per il funzionamento della Consulta viene confermato quest’anno in 52,7 milioni e complessivamente il costo dei 15 giudici costituzionali è di 8,7 milioni.
In attesa di un gesto di buona volontà, non sarebbe possibile pubblicare sul sito della Corte gli stipendi annuali anziché dedurli genericamente dal bilancio, peraltro reperibile con qualche difficoltà?