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 2014  aprile 24 Giovedì calendario

BAD BANK, SENZA TORNARE PERÒ AL BANCO DI NAPOLI


Ci si deve chiedere se senza l’asset quality review, l’esame della Bce, le operazioni di pulizia degli attivi di molte banche sarebbero state così sollecite come cominciano a dimostrarsi. Ciò che sta avvenendo non è, tuttavia, una conferma dei dubbi che per un certo tempo sono stati agitati, a livello internazionale sull’affidabilità dei bilanci delle banche italiane, dal momento che le operazioni in corso di evidenziazione di perdite e sofferenze, nonché di rettifiche e di predisposizione di accantonamenti sono pur sempre riconducibili a limiti fisiologici, tenuto conto della fase straordinaria di difficoltà attraversata, dalla quale ora si sta uscendo lentamente. Nel complesso e pur rilevando alcune eccezioni, si può affermare che le ristrutturazioni in questione sarebbero ugualmente avvenute, innanzitutto per impulso dell’azione della Vigilanza, anche senza la valutazione approfondita dei bilanci promossa dalla Bce, la quale non è scevra di possibili contraccolpi negativi quando finisce con il porre l’esigenza di immediate le operazioni di riequilibrio patrimoniale, come è accaduto nel caso Montepaschi. Posto, dunque, che si può confermare un giudizio positivo per la condizione delle banche italiane, non vi è dubbio che il protocollo sottoscritto da IntesaSanPaolo e Unicredit con Kkr e Alvarez & Marsal per la gestione dei crediti da ristrutturare delle due banche (riguardante prestiti fino a due miliardi) possa fare da battistrada per altre iniziative, magari con architetture e importi diversi. L’intesa fa seguito alla decisione assunta qualche tempo fa dalle due aziende di credito di costituire, rispettivamente, una sorta di badbank interne in cui far confluire sofferenze e asset non strategici. Una delle ipotesi che viene ora prospettata per l’attuazione dell’accordo è quella della costituzione di un veicolo con Kkr e Alvarez & Marsal, beneficiando dell’apporto partecipativo con equity del primo e della competenza della seconda nel campo della ristrutturazione di imprese, essendo coinvolti i finanziamenti erogati ad aziende nei comparti industriali e dei servizi, mentre le banche diventerebbero creditrici del veicolo. Più in là si conosceranno i dettagli dell’accordo, per la cui attuazione occorrerà il benestare della Banca d’Italia, che dovrà valutare l’impatto sul bilancio degli istituti e il ruolo e gli impegni che essi assumeranno, nella veste che le varie ipotesi architetturali prevedono, nei confronti del veicolo. Alla fine, andrà valutato il risultato netto non solo dal versante delle banche – rispetto a previsioni di perdite e alla capacità di credito aggiuntiva che si libera – ma anche per la possibile rimessa in sesto di imprese che possono continuare a svolgere la propria attività ritornando pienamente in bonis, con vantaggio per la proprietà e per l’economia.
Questa iniziativa è la prima, rilevante, che fa seguito alle indicazioni di carattere generale sull’argomento date dal Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco: in particolare, a quelle contenute nell’intervento dello scorso febbraio al convegno Assiom-Forex di Roma. In quella circostanza, riprendendo in esame il problema delle sofferenze (che ora hanno superato i 160 miliardi a livello di sistema), il Governatore rappresentava la esigenza di dare vita a un mercato delle sofferenze prevedendo la costituzione, a tal fine, di appositi veicoli per la loro alienazione. Veniva affidato all’interpretazione degli esperti o alle decisioni dei banchieri la opportunità della costituzione di badbank o di strutture similari a livello aziendale o di sistema. Rimaneva in ombra, anche se non pregiudizialmente esclusa, la possibilità di un intervento pubblico per aiutare la realizzazione della soluzione prescelta. Quest’ultima ipotesi viene di tanto in tanto evocata rifacendosi alla positiva esperienza della cosiddetta bad bank del Banco di Napoli, che negli anni novanta si avvalse del sostegno pubblico del cosiddetto D.M. Sindona. La scelta delle due principali banche sgombra, almeno per ora, il campo da sostegni di quest’ultimo tipo e indica uno schema sul quale, come si è detto, si dovrà riflettere, dopo che si saranno conosciute le valutazioni della Banca d’Italia, per una eventuale estensione dell’iniziativa che si configura anche come una mini operazione di ristrutturazione industriale. Ma poi si dovrà vedere se e come migliorerà l’offerta di credito, come le banche, liberate dal peso dei crediti deteriorati, svolgeranno una più decisa azione a sostegno di imprese e famiglie. È, questo, il dirimente punto di valutazione.