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 2014  aprile 24 Giovedì calendario

LADY RAZZI E LA CHIOMA DELLO SPOSO: «CHE TESTINA» LE FOTO DI NOZZE, UN CASO SUL WEB IL SENATORE: FACEVO COLLEZIONE DI DONNE


«Giuro. Sono capelli miei».
Macché. Quella è una parrucca, un parruccone: senatore Razzi, lei si sposò con un parruccone...
«Ma no, mi creda... è tutta roba mia. Un dono del Signore».
(Sono le tre del pomeriggio e la foto ricordo del matrimonio tra il senatore di Forza Italia Antonio Razzi, 64 anni, e Maria Jesus Fernandez, 62, è ormai diventato un piccolo caso mediatico, una foto virale, da Facebook a Twitter e poi su tutti i siti dei quotidiani, quasi che fosse uno scherzo, un fotomontaggio, e invece no: è una foto vera, pubblicata a pagina 98 del settimanale «Gente» che, nel numero in edicola, intervista la leggenda vivente dei voltagabbana. Razzi, appunto).
«Da non crederci, comunque: davvero fa così ridere quella foto?».
Sua moglie, la sposa, è deliziosa: lei, senatore, è bruttissimo.
«Io ero un ragazzo che seguiva la moda, e i capelli si portavano così. La foto fu scattata subito dopo la fine della cerimonia religiosa: 11 maggio del 1974, Leon, Spagna... Ci sposammo lì, dov’è nata mia moglie».
Come vi conosceste?
«In Svizzera, a Lucerna. Ero partito da Pescara a 17 anni. Valigia di cartone, nemmeno il cappotto. A Chiasso ci avevano fatto scendere, tutti nudi, ci controllarono i denti come ai cavalli. Trovai lavoro alla Viscosuisse, produceva filati. Turni massacranti. Però mi restava la forza per andare a ballare. Ero il “molleggiato” di Emmenbrucke, vinsi tre gare di ballo e facevo collezione di donne. Cinesi, turche... Poi comparve Maria Jesus...».
Sugli italiani emigrati in Svizzera, Franco Brusati, nel 1973, girò un film molto bello, «Pane e cioccolata», con un magnifico Nino Manfredi.
«Tutto vero. La realtà era quella. Dura, cattiva. Io però ebbi la fortuna di incontrare Maria Jesus, che un’estate arrivò per aiutare sua zia e così...».
È possibile parlare con sua moglie?
«E mo’, Crozza? Mi imiterà ancora di più?».
Può darsi, sì. Le ho chiesto se è possibile parlare con sua moglie...
«Sta in Svizzera, da uno dei nostri due figli, che è rimasto a vivere lì. Però è una donna timida, Maria Jesus, delicata, semplice... Deve darmi la parola di essere buono con lei».
Va bene, d’accordo.
«Me lo deve proprio promettere...».
Promesso.
«Mhmm... Okay, le credo. Ecco, il numero è: 004178734... Ah, una cosa: mia moglie con l’italiano inciampa un po’... tipo me, insomma, che con i verbi mi prendo a pugni... perciò non stia lì a rimproverarla troppo».
(La signora Maria Jesus risponde dopo pochi squilli. La voce allegra, solo un lieve accento spagnolo, niente a che vedere con l’eloquio del marito, strepitoso frullato di verbi all’infinito e congiuntivi monchi ).
«No, scusi... Non ho capito: in che senso io e mio marito, con quella foto, stiamo facendo il giro dell’Italia?».
Basta accendere un computer, signora, e comparite.
«Oh Dio mio...Pensi che...».
Che?
«Quella foto noi la teniamo in camera da letto, tutta bella incorniciata... E perché interessa così tanto?».
Per suo marito, il senatore.
«Ha la testina, vero? Lui, poverino, ha testina piccola e sparisce sotto quella montagna di capelli... Comunque... Beh, fu bravissimo a corteggiarmi. Mi spediva certi dischi...».
Tipo?
«Ah... “Rose rosse” di Massimo Ranieri e “La lontananza” di Domenico Modugno... Un romanticone... Ora però mi perdoni, ora devo proprio andare... mio figlio Jonata ha appena cambiato lavoro e...».
Che lavoro fa?
«Commercia in unghie finte per donna. Ed è bravissimo anche a montarle sulle dita... e poi... poi... Posso dire un’ultima cosa?».
Certo.
«Io sono molto diversa da mio marito, sono riservatissima mentre lui... vabbé, lasciamo stare, ho già sofferto moltissimo. Però anche lei, no, mi conferma che... che su di lui si dicono solo cattiverie, vero?».
(A questo punto è parso opportuno concludere la telefonata. Antonio Razzi, nel 2010, dopo aver denunciato la compravendita di voti in Parlamento da parte del Pdl, lasciò l’Idv e contribuì a salvare il governo di Silvio Berlusconi. Disse che gli era stata proposta la sicura rielezione e l’estinzione del mutuo. Disse, nei giorni seguenti, anche altro. «Io sono di proprietà di Berlusconi». «Io mi butterei sotto un treno per Berlusconi». «Io sono una formica e Berlusconi è un gigante». Alcuni mesi fa ha invece avuto parole di apprezzamento per Kim Jong-un, il giovane dittatore nordcoreano: «Sta solo cercando di portare un po’ di democrazia. La Corea del Nord è la Svizzera d’Oriente. Lì puoi girare tranquillo, nessuno ti tocca. Mica è Roma».