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 2014  aprile 23 Mercoledì calendario

IL RACCONTO


ROMA.
Otto stragi. Cinque sono rimaste senza colpevoli. La verità processuale è mancata per opacità di Stato, incredibili depistaggi, coperture internazionali, ignavia investigativa. Si intuisce la verità storica, in molti casi sono delineate le responsabilità politiche, del potere, di quel potere: mancano i sicari e i loro mandanti. Vediamo caso per caso le otto vicende declassificate, da Piazza Fontana al rapido 904, mettendo in fila quel che si sa, e quel che potrebbe emerge dalla paziente lettura dei documenti riportati finalmente alla luce.
Brescia, 28 maggio 1974, otto morti, 102 feriti. Tre istruttorie. Ignoti i responsabili, di matrice neofascista.
Lo scorso 21 febbraio la Corte di Cassazione ha ordinato un nuovo processo nei confronti del capo di Ordine Nuovo Carlo Maria Maggi e del militante di Ordine nuovo Maurizio Tramonte, collaboratore del Sid. Questo processo è stato istruito anche grazie alle carte ritrovate nel famoso archivio dei Servizi di via Appia, ritrovate nel 1996 dallo studio Aldo Giannuli: specificamente le informazioni che sulla strage Tramonte recapitò al generale Gianadelio Maletti. Un appunto del 1974, mai arrivato all’attenzione della magistratura. Si badi bene: sette anni prima, nel 1989, l’ammiraglio Fulvio Martini, che fu a capo del Sismi dal 1984 al 1991 assicurò che nel loro archivio non risultavano carte su Brescia.
Ustica, 27 giugno 1980, 81 morti. Nessun responsabile. Un processo per depistaggio finito con un’assoluzione in appello.
«Alla fine degli anni Ottanta — ricorda Daria Bonfietti, storica portavoce dell’Associazione dei famigliari delle vittime — l’ammiraglio Martini sostenne che gli autori dell’abbattimento erano stati francesi, un’affermazione che il presidente Cossiga rilanciò. Ecco, ora queste carte possono disvelare le fonti di Martini, il contesto nel quale maturò questa informazione, saggiarne finalmente la veridicità».
Milano, 12 dicembre 1969, Banca dell’Agricoltura, 17 morti, 88 feriti. Sette processi. Nessun colpevole, le ultime assoluzioni nel 2005. Matrice neofascista.
È il processo in cui, forse, più fitto è stato il reticolo di depistaggi. Aldo Moro nel suo memoriale dalla prigione delle Br indicò come responsabili pezzi deviati del servizio segreto Sid, collegato ai neofascisti. L’ex presidente del Consiglio Giulio Andreotti al processo di Catanzaro oppose il segreto di Stato in relazione a un’intervista su Guido Giannettini, l’agente Z, rilasciata nel 1974. Esiste traccia negli archivi, ora declassificati, di questo segreto, di come maturò?
Bologna, 2 agosto 1980, 85 morti, 218 feriti. Condannati in via definitiva i neofascisti dei Nar Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. Licio Gelli, capo della P2, venne condannato per depistaggio.
Paolo Bolognesi, presidente delle vittime, da questa legislatura senatore del Pd: «Rimane irrisolta la questione dei mandanti. Chi ordinò la strage? A che livello maturò la decisione. Da queste carte ci aspettiamo un passo avanti sul contesto del 2 agosto».
23 dicembre 1984, galleria di San Benedetto Val di Sambro, 17 morti, 267 feriti. Condannati in via definitiva Pippo Calò, il cassiere della mafia, e il suo braccio destro Guido Cercola, che si suicidò in carcere nel 2005.
Una strage terroristica-mafiosa che il prossimo 13 maggio avrà un’appendice davanti al tribunale di Firenze. Imputato: il capo della mafia Totò Riina. Dice Rosaria Manzo, dell’Associazione famiglie: «Da tempo chiediamo che vengano provati i collegamenti con la strage di via D’Amelio (1992) e quella dell’Addaura (1989). Fu una strage ibrida: mafia, camorra, d’impronta terroristica, la prima per la quale venne usata il telecomando».
4 agosto 1974, San Benedetto Val di Sambro, espresso Roma- Brennero, 12 morti, 48 feriti.
Il processo nei confronti del neofascista Mario Tuti, e altri imputati neofascisti, si concluse con un’assoluzione. L’allora presidente del Consiglio Spadolini, nel 1982, e Craxi, nel 1985, oppose il segreto di Stato, eccepito dal Sismi, il servizio segreto militare. Ora, la declassificazione, potrà fare luce su questi due episodi.
22 luglio 1970, treno del Sole per Torino, 6 morti, 66 feriti, esplosione con deragliamento.
L’attentato, attribuito alla ‘ndrangheta e all’eversione nera, nel contesto della rivolta di Reggio Calabria. Vari processi innescati dalle dichiarazioni dei pentiti non hanno portato a fare luce sulla strage.
Peteano (Gorizia), 31 maggio 1972, 3 carabinieri morti Antonio Ferraro, 31 anni, Donato Poveromo, 33anni, Franco Dongiovanni, 23 anni. Due feriti.
Per l’autobomba vennero condannati il neofascista Vincenzo Vinciguerra, reo confesso, e Carlo Cicuttini. È una strage dimenticata ma anche una delle poche in cui la verità sembra essere stata accertata, almeno dal punto di vista processuale.

Concetto Vecchio, la Repubblica 23/4/2014