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 2014  aprile 23 Mercoledì calendario

VIOLANTE: GOVERNATORI E SINDACI IN AULA? IL SENATO NON PUÒ ESSERE UN DOPO LAVORO


ROMA — Comincia dicendo che l’elezione diretta dei futuri nuovi senatori sarebbe un errore, perché sarebbe impossibile escluderli dal voto di fiducia al governo. Però poi Luciano Violante prosegue suggerendo parecchie modifiche per il disegno di legge sulla riforma del Senato presentato dal governo. A partire dalla necessità di introdurre un meccanismo di «bilanciamento rispetto alla Camera che sarà eletta con un sistema ultra-maggioritario».
Con quale strumento?
«Il Senato deve essere messo in grado di richiamare in tempi certi e definiti tutte le leggi approvate dalla Camera. Deve partecipare pienamente all’approvazione delle leggi costituzionali ed elettorali. Deve inoltre esercitare le funzioni che il Trattato europeo attribuisce a ciascuna camera nazionale ed è la sede giusta per la valutazione delle politiche pubbliche. Al Senato, inoltre, dovrebbe essere riconosciuto il potere di ricorrere preventivamente alla Corte Costituzionale, dopo l’approvazione di una legge e prima della sua promulgazione, come accade in Francia. C’è poi un eccessivo squilibrio numerico tra Camera e Senato. Il partito che vince, infatti, otterrebbe da solo un numero di deputati superiore al doppio di tutto il Senato. Uno squilibrio grave in occasione dell’elezione del presidente della Repubblica».
Aumentare il numero «tout court»?
«Quando i cittadini votano per i consigli regionali e comunali, potrebbero anche scegliere da un’apposita lista alcuni rappresentanti preposti esclusivamente all’elezione del capo dello Stato, qualora il mandato presidenziale scada entro il termine della legislatura regionale».
E i 21 senatori nominati dal Quirinale?
«Per l’integrazione di soggetti esterni e con competenze rilevanti in campo scientifico e umanistico, preferirei un meccanismo di cooptazione: i senatori eletti eleggerebbero a loro volta un certo numero di loro colleghi sulla base di brevi liste preparate da organismi come Cnr, Accademia dei Lincei, Conferenza dei Rettori».
Il Senato potrebbe avere voce anche sulla legge di Bilancio?
«Potrebbe richiamare tutte le leggi. La Camera avrebbe la parola definitiva, ma per le leggi di bilancio le obiezioni del Senato potrebbero essere superate solo con il voto della maggioranza assoluta dei deputati».
Ritiene che i nuovi senatori sarebbero in grado di ottemperare al doppio ruolo di parlamentari e amministratori locali?
«Il disegno del governo non propone un Senato dopo-lavoro. Perciò trovo difficile conciliare i ruoli di presidente di una grande Regione o di sindaco di una grande città con quello di senatore. Forse sarebbe meglio pensare a consiglieri regionali e comunali. Tanto più che sindaci e presidenti fanno già parte delle Conferenze Stato-Regione e Autonomie».
Indennità sì, indennità no?
«Non esiste un Senato i cui componenti non ricevano indennità. Serve almeno un equo rimborso spese».
Dei 52 disegni di legge sulla riforma del Senato presentati a Palazzo Madama, 49 prevedono l’elezione diretta dei suoi membri .
«Non condivido, ma la questione va affrontata. L’elezione diretta dovrebbe comportare la possibilità del voto di fiducia, ma a questo punto la riforma sarebbe inutile».
La riforma del Senato potrà vedere la luce, in prima lettura, prima delle prossime Europee?
«Mi auguro che si possa avere almeno l’approvazione della commissione Affari costituzionali. Ne va della nostra credibilità. Per questo il dialogo tra governo e gruppi parlamentari è indispensabile, senza pregiudizi per nessuno».