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 2014  marzo 29 Sabato calendario

IL VALORE AGGIUNTO DI ARRIVARE PER ULTIMI


«Piazza Affari ci piace innanzitutto perché offre valutazioni convenienti». Mike Trudel, managing director di BlackRock, lo scorso ottobre spiegò con estrema lucidità il motivo per cui il fondo Usa avrebbe comprato azioni italiane: perché erano a buon mercato rispetto alle altre in Europa. Questo a prima vista può far piacere (perché le basse valutazioni delle azioni stanno attirando in Italia gli investitori di tutto il mondo), ma a ben guardare svela anche il vero grande problema del Paese: il motivo per cui Piazza Affari è a buon mercato è in parte legato al fatto che l’Italia – rispetto ad alcuni altri Paesi – non ha ancora fatto le riforme strutturali. Il fatto che l’Italia arriva ultima sul fronte delle riforme, insomma, paradossalmente regala
oggi a Piazza Affari il maggiore appeal.
Il settore bancario è emblematico per capire il concetto. La Spagna, è noto, ha avuto problemi sul fronte creditizio ben più gravi dei nostri. Però li ha affrontati in fretta, prendendoli per le corna, attraverso la creazione di una bad bank con aiuti europei: questo ha permesso a molti istituti di risolvere, seppur parzialmente, il problema dei crediti inesigibili. Morale: oggi le banche spagnole valgono in Borsa molto più di quelle italiane. Mediamente quotano sul listino di Madrid 1,15 volte il book value, contro le 0,67 volte delle banche italiane. Anche le irlandesi hanno ormai valutazioni ben più elevate. Così, ora che anche gli istituti italiani stanno facendo pulizia nei bilanci e stanno varando aumenti di capitale, le nostre banche diventano più appetibili in Borsa: se un investitore deve scegliere tra Intesa e UniCredit (che valgono rispettivamente 0,75 e 0,81 volte il book value) e Banco Bilbao o Bankia (che quotano con multipli di 1,21 e 1,52), probabilmente sceglie le due banche italiane. Perché, partendo da livelli più bassi, danno le maggiori speranze di rivalutazione. Anche se si guarda il rapporto tra prezzo delle azioni e utili attesi
Piazza Affari appare più sottovalutata.
Morale: l’atavica lentezza italiana nel riformare se stessa, paradossalmente, potrebbe premiare l’Italia. Perché agli occhi degli investitori offre le maggiori chance di rivalutazioni sui mercati. Certo, però, prima o poi le riforme strutturali il Paese dovrà pur farle: la speculazione internazionale ci mette infatti cinque minuti a cambiare lido se le sue scommesse e le sue speranze vengono tradite. Sul fronte bancario molto sta cambiando. Ma sul fronte delle altre riforme, i cambiamenti devono in gran parte ancora arrivare. Un recente sondaggio di Rbs, condotto tra 200 grandi investitori istituzionali mondiali, mostra questo pensiero con chiarezza: il 70% di loro ha annunciato che investirà in titoli italiani nei prossimi tre mesi, ma solo il 38% si è dichiarato fiducioso sulla capacità del Governo Renzi di varare le riforme. L’aspetto più interessante, però, è un altro: molti di questi fondi hanno annunciato che disinvestiranno da Piazza Affari e dai BTp se le riforme non arrivassero. Paese avvisato...