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 2014  marzo 29 Sabato calendario

PERISCOPIO


Tra Obama, Napolitano e Renzi chi è il più di sinistra? Il Papa. Jena. la Stampa.

Nel Pd ci sono oggi molte anime. Ma, sintetizzando, direi che ci sono gli intransigenti alla Cuperlo che danno del dittatore a Renzi; e i realisti alla Fassina che dicono: ha vinto, quindi ha ragione pure se ha torto. Fabrizio Rondolino. Il Giornale.

Così non si può più andare avanti: cribbio! Quindi basta con gli interessi personali, basta con la difesa delle rendite di posizione, basta con le ambizioni individuali, basta egoismi, basta pensare solo a sé: pensate solo a me. Mattia Feltri. La Stampa.

L’amico chiede a Berlusconi: «Perché non hai candidato Marina o Barbara?». Insomma non c’è la successione dinastica al vertice dell’impero politico. L’ex Cavaliere sembra sincero nella risposta. «L’unica che poteva e voleva farlo era Barbara. E sarebbe anche andata bene perché lei è stronza come me. Anzi, come la madre». Ossia Veronica Lario, da cui B. ha divorziato. E poi B. si sfoga: «I falchi sono quelli che mi hanno spinto a rompere con Alfano. Verdini però è quello che ha fatto l’accordo con Renzi sulle riforme. Se molla e va via potrebbe saltare tutto. Denis lo ha già minacciato». E poi ancora: «Toti è fedele ma non funziona, non buca il video. Mi aspettavo molto di più». Sallusti infine: sarà lui l’ultima vittima della guerra in corso? «La prossima settimana prenderò una decisione. C’è Mulè che preme (l’attuale direttore di Panorama, ndr) ma Confalonieri non è convinto». Così parlò il Condannato. Fabrizio d’Esposito. Il fatto.

Dall’Inghilterra giunge notizia che la Football Ligue (sorella britannica della Federcalcio) respinge al mittente Massimo Cellino, il presidente del Cagliari che voleva acquistare il Leeds. Motivo: ha una condanna in primo grado per evasione fiscale. Nulla a che vedere con lo sport. L’imprenditore sardo è stato appena giudicato colpevole (non ancora in via definitiva) del mancato pagamento di 400 mila euro di tasse su uno yacht acquistato negli Usa e portato in Italia, e sanzionato con 600 mila euro di multa e con il sequestro dell’imbarcazione. Tutte vicende che, in Italia, fanno curriculum per diventare presidenti di club pallonari (vero Abete, Carraro, Pescante?) e sono ottimi viatici per la carriera imprenditoriale, finanziaria e politica: c’è chi da noi, per molto peggio, è diventato onorevole, ministro, premier. Tanto basta invece, secondo a parametri etici della Federcalcio inglese, per giudicare Cellino «un disonesto» e tenerlo a debita distanza dallo sporto. A Londra, anche per acquistare più del 30% di una società di calcio bisogna superare il test di idoneità Fit and Proper. Marco travaglio. Il Fatto.

Una volta avere in famiglia un deputato o un senatore era come avere un cardinale. Oggi, talora, ci si vergogna perfino. Ha visto quanti rifiuti eccellenti opposti alla seduzione di un posto di governo? Se la politica non ha prospettive ma è semplicemente un girone d’affari, non servono politici, ma affaristi. Gustavo Zagrebelsky. il Fatto.

Bisogna riconoscere che i giovani hanno, per la loro immaturità, delle circostanze attenuanti. Il Ventesimo secolo e la sua valanga di mostruosità, ha commesso più atrocità con il concorso dei rivoluzionari che leggevano il latino, che la generazione 2.0 che si accontenta di galleggiare gentilmente nel flusso delle immagini. Régis Debray, Le bel àge. Flammarion.

Se per caso fossi stato in testa allo Strega mi sarei presentato negli ultimi dieci minuti. Certo non mi sarei fatto vedere all’inizio della serata. Per parlare disinteressatamente di letteratura con l’ultimo travet di un socio di maggioranza analfabeta di un’industria del cartaceo? Aldo Busi. Il Fatto quotidiano.

(mfimage) In ospedale i pasti sono consumati a piccoli bocconi, con certosina lentezza. Ma d’altronde il tempo, qui dentro, assume una dimensione del tutto diversa. L’orologio sul tavolino è guasto, ti dici, tanto lenta è la lancetta dei minuti. La guardi, la riguardi dopo mezz’ora, e quella è ancora lì, esitante, poco più avanti di prima. E ti convinci che davvero il tempo è una grandezza relativa. Fuggente nei giorni belli, mentre si gonfia, pachidermico e immobile, in una stanza d’ospedale. Ma è ancora un’altra, la domanda insistente che ti interpella qui dentro, davanti ai corpi smagriti, alla fatica dei piccoli gesti di cui nemmeno ci accorgiamo, da sani. La domanda dura e opaca, osservando lo sforzo del respiro e le membra stanche, è: non è poi, davvero, tutto qui? Non siamo solo complesse macchine, muscoli e ossa che si usurano, con gli anni? Il visitatore riconosce però in quell’assillo un’eco cattiva, un sapore di nulla. E impara che in una stanza d’ospedale, per stare di fronte alla sofferenza senza lasciarsene schiacciare, si resta, silenziosamente, a pregare. Marina Corradi. Avvenire.

Mussolini tace e partecipa alla Decima festa dell’uva. Addio passo di parata, addio bande, raduni, treni popolari. Benché tutta l’Italia, da vent’anni, sia tesa verso la «grande ora», benché gerarchi e gregari portino speroni inoperosi, benché la via dell’Impero sia ormai teatro del nostro militarismo domenicale, ci si accorge che i magazzini sono sprovvisti, che le artiglierie sono vecchie e che le armi antiaeree e anticarro non esistono. Franco Monicelli, Il tempo dei buoni amici. Bompiani, 1975.

Zio Pericle non stava mai zitto. Parlava di tutto. «Aghémo da far la revolussiòn» diceva per farsi sentire da quei due della lega. «Debbono darci le terre, dobbiamo accopparli», e Rossoni e l’amico suo, il giovane Mussolini, ridevano, ma intanto guardavano come si muoveva, la sveltezza con cui finiva i lavori in stalla, la mano sicura, la voce ferma che aveva con le bestie. Era di nove anni solo, ma le mani erano piene di calli e sapeva leggere e scrivere, fare di conto e tutti i lavori agricoli: guidare i buoi, prendere a calci i tori. Mussolini continuava a guardarselo di scarto ogni tanto, anche mentre parlava col nonno e col Rossoni. Antonio Pennacchi, Canale Mussolini. Mondadori.

Il supertimido: «Affogò / perché si vergognava / a gridare / aiuto». Marcello Marchesi, Dottor Divago. Bompiani.

Nessun uomo può essere un vero specialista senza essere sicuramente un cretino. Bernard Shaw, Manuale del rivoluzionario. Piano B Edizioni.

My wife has a slight impediment in her speech. Every now and then she stops to breathe. Jimmy Durante.

Per timore degli spifferi non mi sono mai dato delle arie. Roberto Gervaso.