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 2014  marzo 29 Sabato calendario

E POLETTI SPIAZZA CONFINDUSTRIA “HA RAGIONE, TOGLIEREMO I FRENI” DOPO LA STOCCATA BOCCHE CUCITE TRA I VERTICI DEGLI INDUSTRIALI


L’intervento “renziano” del governatore Visco piace al ministro del Lavoro, ed ex uomo Coop, Giuliano Poletti. Un po’ meno agli imprenditori di Confindustria, riuniti a Bari per il convegno biennale su istruzione e formazione. Forse speravano in un po’ più di comprensione, visto il commento tranciante del compagno di partito (Pd) del ministro, il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano: «Effettivamente parla un po’ a vanvera, ma lo fanno in tanti».
Poletti, invece, condivide, eccome, l’analisi di Visco. Quel suo riferimento alle rigidità corporative, imprenditoriali e sindacali, che frenano la crescita in Italia. «Lo sappiamo che l’Italia ha qualche problema di freni - dice arrivando al Teatro Petruzzelli tirato a lucido e suscitando qualche mugugno confindustriale - Proviamo a toglierli: abbiamo cominciato e vedremo se funziona».
Da parte degli imprenditori bocche cucite, come per un tacito ordine di scuderia. Solo i vicepresidenti Alessandro Laterza e Alberto Baban esprimono sorpresa per le dichiarazioni del numero uno di Bankitalia. Il presidente Giorgio Squinzi, in prima fila con il numero uno dell’Enel, Fulvio Conti, non parla. Aspetta la giornata di oggi, quando Visco se lo troverà davanti, invitato a intervenire proprio sul palco del Petruzzelli. E vedremo se il Governatore bisserà la sua stoccata di ieri alla Luiss.
Nell’attesa si assiste alla difesa da parte di Poletti del decreto lavoro. In sostanza, dice il ministro, sì ad aggiustamenti, no a stravolgimenti. Poletti rivendica la bontà del decreto legge già in vigore e in corso di conversione in Parlamento. Nonostante che il provvedimento che introduce novità sui contratti a termine (con la possibilità di non inserire la causale per tre anni e di ricorrere fino ad otto proroghe, con in più la semplificazione anche l’apprendistato) apra tensioni in particolare tra Fi e Pd. Temi “intoccabili”, però, per il capo del governo, Matteo Renzi, come puntualmente spiega Poletti. «Noi abbiamo fatto una proposta, siamo profondamente convinti della sua bontà, quindi la difenderemo al meglio» . Aggiunge che la discussione «è normale». Così come è normale che nella discussione si possano trovare anche degli aggiustamenti dove ci si convinca che sono utili. «Però - insiste il ministro con una domanda retorica - Ti opporresti se lo riscriviamo tutto? Sì, certo. Se ho scritto così, così lo ritengo giusto».
Poletti interviene pure sul tema della concertazione “sì o no”, ribadendo che come ministro incontra le parti sociali tutte le volte che è utile. «Il governo però quando è ora di decidere, decide. Poi i cittadini ci giudicheranno nel bene o nel male».
A un certo punto il ministro assume una prosa quasi “bersaniana”, rimandando alle famose bambole da pettinare. «Noi non pensiamo di accarezzare il gatto per il verso del pelo - dice arrotando le “z” - Avremo qualche problema, ma abbiamo intenzione di affrontarlo per quello che è davanti ai cittadini italiani. Vogliamo che i cittadini ci giudichino per quello che riusciamo di fare. Non accetteremo certamente di stare a vedere quello che succede per durare un giorno in più. Non è questo quello che ci interessa. Quello che ci interessa veramente è un cambiamento radicale». E tanto per essere chiaro, aggiunge: «Mi dicono: sei sicuro di farcela? Il non sono convinto di nulla, ma nono convinto del potenziale di questo Paese che deve essere messo nelle condizioni di agire». Che poi è quanto sostiene, in fondo, anche Confindustria. «In Italia tanti e per molto tempo hanno pensato di vivere nel Paese dei balocchi - avverte il direttore del centro studi, Luca Paolazzi - La crisi è stata un brusco risveglio ma ancora non sappiamo come uscirne. Una risposta può essere proprio ripartire dal capitale umano, come recita il tema del nostro convegno».