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 2014  marzo 28 Venerdì calendario

I PORNO-EPISTOLARI DELLE GRANDI FIRME


«Sono il tuo bambino, come ti ho detto, e tu devi essere severa con me, piccola madre. Puniscimi quanto vuoi... Vorrei che tu mi picchiassi, frustassi perfino. E non per gioco, cara, ma sul serio e sulla carne nuda. Vorrei che tu fossi forte, amore, molto forte, con un seno enorme e due cosce grandi e tornite. Come vorrei che tu mi frustassi, Nora amore!» E va avanti così, in crescendo — la parte che ho scelto è l’unica che un quotidiano accetterebbe di pubblicare — va avanti fin quando non “finisce”. Quindi ringrazia e saluta: James Joyce, 13 dicembre 1909. Sono lettere alla moglie Nora, ricomparse alcuni anni fa, esplicite, pornografiche, lettere con le quali i due mettono in scena un gioco di coppia (peccato che le risposte di Nora siano sparite) che rivela un’intesa invidiabile, oltre che il deposito delle ossessioni dell’autore di Ulisse. Oggi lo chiamiamo sexting, e lo si pratica attraverso il nostro armamentario tecnologico, sms, chat, selfie. O anche al telefono.
L’obiettivo è lo stesso, scaricare una tensione erotica e insieme far continuare a vibrare un legame. Sembra che facessero questo gioco Elsa Morante e Luchino Visconti, sembra, secondo quanto racconta in E. M. o la Divina Barbara Jean-Noël Schifano, che il regista amasse farlo soprattutto quando sapeva che nel letto, accanto a lei, dormiva o fingeva di dormire Moravia.
Giocano così Dominique Strauss-Kahn e Marcela Iacub, la quale con scarsa eleganza si servirà della loro corrispondenza erotica per scrivere il suolibro, Belle et Bête. Così come il padre di Lord Alfred Douglas userà le lettere a Bosie per denunciare Oscar Wilde, farlo processare e condannare al carcere di Reading. Anche se a noi sembrano quasi caste, straboccanti come sono di labbra rosse come petali di rosa e baci e Apollo e Giacinto, quello che ormai fa l’effetto di un innocuo cinguettio queer, doveva evidentemente aver fatto sobbalzare i severi giudici inglesi. Scrive Virginia Woolf, allusivamente, all’amata Vita Sackville-West: «Vieni e ti dirò tutti i milioni, miliardi di pensieri che mi girano in testa, pensieri che scompaiono alla luce del giorno, e riappaiono solo di notte, al buio, su un fiume». Per descrivere il suo desiderio alla fidanzata Milena, Kafka, il solito genio, passa attraverso un sogno in cui i loro corpi bruciano, e lui li colpisce con un cappotto per spegnerli, «ma era un gesto inutile, peggio, confermava il mio timore che quei colpi, piuttosto che spengerlo, attizzassero il fuoco». Ops! Non a caso lo stesso che scriveva nei suoi diari «il coito quale punizione della felicità di stare insieme».
Esplicito invece, fino quasi alla chirurgia è Flaubert. Nelle sue lettere a Louise Colet, ma soprattutto nei magnifici resoconti del suo viaggio sul Nilo, con l’amico Maxime du Camp. «L’ho succhiata con accanimento; il suo corpo era coperto di sudore, era stanca per aver danzato, aveva freddo...» La mattina, dopo aver passato la notte in «sconfinate intensità sognanti», lui e quella donna, una prostituta, riprendono a fare l’amore: «Quanto ai colpi, sono stati buoni. Il terzo soprattutto è stato feroce, l’ultimo sentimentale». Charles Bukowski è esattissimo nello spiegare a Linda King quello che vorrebbe farle con le dita e con la bocca contro il frigorifero. «I want you, I want you I want you», conclude temendo forse di non essere stato abbastanza chiaro.
Si scrivono lettere pornografiche per sfogarsi, per eccitare qualcuno, perché il sesso è un luogo della conoscenza e attraverso il sesso — accade a Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir, Henry Miller e Anaïs Nin, Lou Andreas-Salomé e Rainer Maria Rilke, Marina Cvetaeva e Pasternak — si può provare a interpretare il mondo. O, quantomeno, è una buonissima scusa.