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 2014  marzo 28 Venerdì calendario

PUTIN E LE LEGGI DI GRAVIT


IL mattino dopo un grande evento è quando gli stolti si affannano a dichiarare che la vittoria o la sconfitta di qualcuno in una singola battaglia «ha cambiato tutto per sempre». Il mattino dopo il mattino dopo, le leggi della gravità cominciano ad agire e le cose spesso non sembrano più così belle o così brutte come pensavamo. E questo mi porta all’annessione della Crimea da parte di Putin.
Il mattino dopo, Putin era l’eroe della Russia. Ma diamo un’occhiata a come starà Putin il mattino dopo il mattino dopo. Putin sta sfidando tre delle forze più potenti del pianeta tutte nello stesso momento: la natura umana, Madre Natura e la legge di Moore. Auguri.
La confisca della Crimea mette sicuramente in evidenza la perdurante importanza della geografia nella geopolitica. Il recente dramma ucraino non è cominciato con la geografia, con una potenza esterna che voleva violare i confini russi. È cominciato con gente che stava nell’orbita della Russia e voleva uscirne: un numero consistente di ucraini voleva legare il proprio futuro economico all’Unione Europea invece che alla potëmkiniana unione eurasiatica di Putin. Non è la storia di un’«invasione». È la storia di un «esodo».
Ma Putin fa affidamento anche sul fatto che il mondo non faccia niente per Madre Natura, e che Madre Natura accetti questo immobilismo di buon grado. Circa il 70 per cento delle esportazioni russe è costituito da petrolio e gas naturale, e questi due prodotti rappresentano metà di tutte le entrate dello Stato. In pratica Putin ha puntato tutto il presente e il futuro economico del suo Paese sugli idrocarburi, in un periodo in cui l’economista capo dell’Agenzia internazionale per l’energia ha dichiarato che «circa due terzi di tutte le riserve comprovate di petrolio, gas naturale e carbone dovranno rimanere dove sono se il mondo vuole raggiungere l’obbiettivo di limitare il riscaldamento globale a 2°C» rispetto all’epoca della Rivoluzione Industriale. Superare la soglia dei 2°C, secondo i climatologi, vorrebbe dire accrescere enormemente le probabilità di uno scioglimento dei ghiacci artici e di cambiamenti climatici ingestibili.
L’ex ministro del petrolio dell’Arabia Saudita, lo sceicco Ahmad Zaki Yamani, una volta lanciò ai suoi colleghi dell’Opec un ammonimento che Putin farebbe bene a tenere a mente: «L’Età della Pietra non è finita perché avevamo finito le pietre». È finita perché avevamo inventato gli utensili in bronzo, che erano più produttivi. L’età degli idrocarburi dovrà finire con un mucchio di petrolio, carbone e gas naturale ancora sottoterra, rimpiazzati da forme di generazione dell’energia più pulite: altrimenti a noi ci penserà Madre Natura. Putin scommette sullo scenario opposto.
Come si dice legge di Moore in russo? È il teorema formulato da Gordon Moore (uno dei fondatori della Intel) secondo cui il potere di calcolo dei microchip raddoppia più o meno ogni due anni. Chiunque segua da vicino l’evoluzione dell’industria dell’energia solare potrà dirvi che in questo periodo nel settore è all’opera qualcosa di simile alla legge di Moore. Anche l’energia eolica sta seguendo una traiettoria simile, e lo stesso dicasi per l’efficienza energetica. La Cina da sola punta ad arrivare entro il 2020 al 15 per cento della produzione elettrica: non può fare altrimenti, se vuole che i suoi cittadini non finiscano soffocati dallo smog.
Se l’America e l’Europa dovessero decidere di spingere anche solo un po’ di più l’acceleratore sulle rinnovabili, per ridurre gli introiti petroliferi di Putin, i dividendi potrebbero arrivare prima e più consistenti di quello che si crede.
La legittimità dei leader cinesi oggi dipende anche dalla loro capacità di rendere più verde il sistema energetico nazionale, per allentare la morsa dell’inquinamento. La legittimità di Putin dipende dalla capacità di conservare la dipendenza del pianeta da petrolio e gas. Voi su chi scommettereste?
Prima di rincoronare Putin Persona dell’Anno, quindi, aspettiamo di vedere come se la cava il mattino dopo il mattino dopo.

( Traduzione di Fabio Galimberti) © 2-014 New York Times News Service