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 2014  marzo 27 Giovedì calendario

POLITICI, GIÙ LE MANI DALLA TV


Chissà se sarà mai possibile un giorno in Italia? Il Bundesverfassungsgericht, la Corte costituzionale, ha sentenziato che i politici hanno troppo influsso sullo ZDF, il secondo canale pubblico della Rai tedesca. La Corte tedesca infatti ha sancito che il «contratto costitutivo» che regola i rapporti tra l’emittente e lo Stato è anticostituzionale. È necessaria una riforma urgente da realizzare entro il giugno 2015. La Corte mette sotto accusa lo ZDF, perché il ricorso presentato dai Länder di Amburgo e della Renania Palatinato, preoccupati per le intromissioni dei politici, riguardava solo questo canale, ma è logico che anche l’ARD, l’altra emittente pubblica tedesca, dovrà adeguarsi.

L’ARD è formata dalle emittenti regionali che tuttavia trasmettono su tutta la rete nazionale spartendosi lo spazio in base al numero degli abbonati, e quindi alle risorse economiche. Un Land come quello di Brema ha diritto ad appena due ore, e la Baviera trasmette per decine di ore, e gli altri Länder hanno il diritto di staccarsi dalla rete se una trasmissione non è gradita. Ma è avvenuto solo una volta. È ovvio che, a livello regionale, l’influsso dei boss della politica locale è più forte, e sono loro spesso a nominare i capi delle emittenti.

A guardare le trasmissioni politiche, i telegiornali, e i talk show, a uno spettatore italiano non sembrerebbe tuttavia che Ard e ZDF siano strettamente controllate dai partiti. I giornalisti pongono domande scomode, e se non hanno una risposta soddisfacente insistono, deputati e ministri rilasciano dichiarazioni se hanno effettivamente qualcosa di nuovo da dire, non per fare atto di presenza. Ma per i giudici non è sufficiente. L’indipendenza è apparente, superficiale. I politici esercitano un controllo quotidiano su direttori e capi testata, ed evitano o bloccano inchieste approfondite e pericolose.

Il consiglio dello ZDF è formato da 77 membri in rappresentanza di tutte le forze sociali, dai sindacati alle chiese, ma oltre il 64% è nominato dai partiti, e tutela interessi di parte. Troppo, per la Corte. Si dovrà scendere al massimo a un terzo. Nel consiglio di amministrazione, su 14 membri ben sei sono scelti dai partiti. Inalterato dovrebbe rimanere la partecipazione delle Chiese: i cattolici hanno due consiglieri, come i luterani, uno rappresenta gli interessi della comunità ebraica, i musulmani non hanno nessun rappresentante.

Il fatto scatenante fu, cinque anni fa, l’intervento del cristianodemocratico Roland Koch, ultraconservatore e all’epoca presidente della Cdu dell’Assia, che chiese la testa di un caporedattore a lui ostile. La ottenne, nonostante la massiccia difesa di altri politici, anche di destra, e dei quotidiani nazionali. Un precedente pericoloso, «alla Berlusconi», come commentarono i tedeschi. La Corte ha affermato il principio secondo cui «la Tv appartiene allo Stato», dunque ai cittadini, non al governo federale, o regionale che sia. Una differenza fondamentale.

La Tv pubblica tedesca di questi tempi è sotto attacco. La nuova legge che obbliga ogni proprietario di appartamento a pagare il canone, abbia o meno un apparecchio, ha aumentato gli introiti di quasi un miliardo (siamo già a 7,5 miliardi solo per gli abbonamenti). Ora si pagheranno 48 cent in meno al mese (17,50 euro), ma non basta. C’è chi chiede la totale rinuncia alla pubblicità per le emittenti pubbliche, che ha già dei limiti di ingombro per non ledere la stampa, e di tempo, con divieto per gli spot dopo le 20, ogni sera. Infine, si vuole controllare con più rigore le trasmissioni sponsorizzate dopo le venti, come quelle sportive, che nascondono spesso una pubblicità occulta.