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 2014  marzo 24 Lunedì calendario

IL MAGGIORDOMO È SERVITO


Premuroso, affidabile, servizievole, sempre disponibile. Sa cucinare, guida, porta i bambini a scuola, intuisce quel che ti serve in un battito di ciglia. Aggiusta con sollecita perizia la lavatrice, ripara il rubinetto senza amputarsi un pollice e non schiuma di rabbia se lo spedisci a fare la spesa. L’uomo che qualunque donna vorrebbe avere in casa. Ha un unico difetto: a fine mese, se non lo sposi, tocca dargli lo stipendio. È l’identikit del maggiordomo ideale disegnato da Toni Sarcina, presidente italiano della Commanderie des Cordons Bleus e fondatore di Altopalato, che a maggio vara a Milano, in tandem con Sleipner Academy, il primo corso di “Perfetto maestro di casa”: 63 ore di lezione che, nelle ovattate sale della sua stellatissima scuola di cucina/centro enogastronomico di via Ausonio, faranno di una dozzina di selezionati allievi dei professionisti in guanti bianchi. La risposta made in Italy, spiega Sarcina, agli imperturbabili britannici da gialli di Agatha Christie: «Personaggi sopravvalutati. Sotto l’aplomb, niente. Il personale italiano è più sobrio ed elegante».

Che differenza c’è tra un maestro di casa e un maggiordomo?
Il maggiordomo è quello che coordina la servitù. Ma ormai sono in pochi ad avere stuoli di camerieri, governanti e guardarobiere. Il maestro di casa, invece, fa da sé. E lo fa al meglio: è capace di cucire, stirare, preparare impeccabilmente la tavola, servire. Ma sa anche ripararti la macchina che non parte e aggiustare la lavatrice facendoti risparmiare sull’uscita del tecnico.
Talento multitasking. Altre doti fondamentali?
È prima di tutto una persona di fiducia, a cui puoi affidare tranquillamente i figli e le chiavi di casa. Preferibilmente italiano, sa l’inglese, è educato, istruito, con almeno un diploma di scuola superiore.
Conosce Proust, oltre all’arte di togliere le macchie?
Perché no? Con la disoccupazione che aumenta, ci sono tanti giovani colti, magari con una laurea in tasca, in cerca di un lavoro. Questa può essere una risposta alla crisi. Basta avere anche la cultura internazionale e l’apertura mentale, che ti consentono di capire che si tratta di una professione come un’altra, senza nulla di degradante.
In tempi di colf filippini, chi si può permettere il maggiordomo italiano? I miliardari cinesi?
In effetti ne abbiamo già alcuni in lista di attesa, pronti ad assumere i nostri allievi. Ma noi pensiamo anche a famiglie più normali, quelle che una volta avevano la domestica fissa e ora si affidano agli stranieri. Non è una spesa così inaccessibile. Per un giovane al primo impiego si può partire da uno stipendio netto di 1.500 euro più vitto e alloggio, da incrementare a mano a mano che fa esperienza.
Il suo maggiordomo preferito? Che cosa ne dice di quello, efficientissimo, di Batman?
Preferisco Carson di Downton Abbey: per lui lucidare le scarpe è un’arte. Non userebbe mai una spugnetta usa e getta.
Il peggiore? Ultimamente ci sono stati esempi non proprio edificanti. A cominciare dal maggiordomo di Vatileaks, quello che ha frugato nei cassetti di papa Ratzinger.
La discrezione è tutto. E prima di assumere qualcuno bisogna fare controlli particolarmente accurati. Ma il maggiordomo più cattivo di tutti secondo me lo interpreta Dirk Bogarde nel film II servo. Inquietante.
Persino peggio del perfido Edgar, quello che vuole spedire a Timbuctu gli Aristogatti?
Lo metto subito dopo, al secondo posto.