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 2014  marzo 24 Lunedì calendario

DALL’ACEA AL CEMENTO LA GUERRA IMPARI DEL SINDACO CALIMERO CONTRO CALTAGIRONE


Ricorda un po’ Calimero il pulcino piccolo e nero, antico personaggio della campagna pubblicitaria di una società di detersivi, Ignazio Roberto Maria Marino. Sindaco di Roma da neanche un anno, dopo il disastro amministrativo ed etico del predecessore Gianni Alemanno, non c’è praticamente chi non si senta in diritto di ridicolizzarlo o di oltraggiarlo. Dalle opposizioni in Consiglio comunale, come è naturale, al Partito Democratico, di cui invece fu il candidato; dal segretario della Fondazione Italianieuropei di Massimo D’Alema, Andrea Peruzy, al Vicariato (per le posizioni sui diritti civili); dagli animalisti (per la vivisezione) al nuovo governo di Matteo Renzi, fino al Wall Street Journal, che paragona la decadenza di Roma a quella di Detroit. Fuoco nemico e fuoco amico.
I dispetti e talvolta addirittura le ingiurie al Calimero della Capitale sono tante e tali che a un certo punto viene voglia di andare a verificare le sue asserite nefandezze, tra cui viene citata persino l’abitudine di andare agli appuntamenti di lavoro in bicicletta, perdendo così tempo utile per il lavoro. Il quadro diventa allora un po’ più chiaro. Marino, diciamolo subito, come amministratore della Capitale d’Italia non sarà il più attrezzato e abile. Ma non è che molti dei suoi predecessori siano da ricordare per opere indimenticabili. Il fatto è che forse per la prima volta un sindaco di Roma affronta apertamente, pur con rilavanti ingenuità, il ’Sistema’. E nella Capitale il sistema si chiama Francesco Gaetano
Caltagirone. Costruttore, finanziere, editore, è lui l’unico autentico ’potere forte’ della capitale d’Italia, circondato da una pletora di politici, zelatori e amministratori quasi sempre di serie ’C’, ma nei secoli fedeli, che hanno garantito le sue molteplici convenienze private. Per chi mostra di non volerlo fare è pronto il randello del ’Messaggero’, il principale quotidiano di Roma da lui controllato, che, tanto per gradire, di Marino ha scritto che dopo neanche un anno è già scaduto come una mozzarella.
Il terreno di scontro (impari) tra il sindaco e il capo del ’Sistema Roma’ , a parte l’ulteriore cementificazione dell’Agro romano e gli appalti per le nuove linee della metropolitana, è l’Acea, colosso multiservizi teoricamente controllato al 51 per cento dal Comune, di cui sono rilevanti azionisti l’ex palazzinaro, che lo vorrebbe tutto, e Gaz de France. Marino chiede di cambiare i vertici della società, dove siedono personaggi collocati in articulo mortis da Alemanno, come il presidente Giancarlo Cremonesi, tipo francamente alquanto sovrastimato, per usare un eufemismo. Ma, nell’opera quotidiana di delegittimazione, nessuno se lo fila, finché non interviene la Consob (Acea è quotata) per chiedere più o meno che cosa succede. Succede che l’Acea è una delle ’stanze di compensazione’ con la politica di Francesco Gaetano Caltagirone, dove lui comanda con i francesi e gli uomini nominati da Alemanno e l’azionista di maggioranza non conta niente. I caltagironiani di destra e di sinistra rivendicano i buoni risultati finanziari dell’azienda, ma evitano di parlare della pessima qualità dei servizi, delle migliaia di bollette pazze, della burocrazia asfissiante, dei call center fantasma e così via.
Oggi è convocato il Consiglio d’amministrazione di Acea, che dovrà rispondere a Marino sulla convocazione dell’assemblea. Se il sindaco perderà la partita, sarà scaduto come una mozzarella, non resisterà per i quattro anni di mandato che gli resterebbero. E il ’Sistema Caltagirone’ continuerà a governare la Capitale, come ha sempre fatto.
a.statera@repubblica.it